Rita Atria nasce a Partanna, comune siciliano di 9800 abitanti, nel 1974 e muore a Roma il 26 luglio 1992, aveva 17 anni.
Figlia di Vito Atria e Giovanna Cannova, all’età di undici anni perse il padre in un aguato mafioso. Alla morte del padre, stringe la relazione con il fratello Nicola, che nel frattempo si era sposato con Piera Aiello, con un matrimonio combinato all’età di 18 anni.
Rita, attraverso le confidenze del fratello viene a conoscenza delle attività mafiose a Partanna, delle persone coinvolte ed il movente dell’omicidio del padre, delle gerarchie di potere ,e quando nel giugno del 1991 Nicola viene ucciso dalla mafia in un aguato e la cognata Piera decide di denunciare gli assassini e collaborare con la giustizia, venendo trasferita insieme alla figlia in una località segrete, Rita, lasciata anche dal fidanzato perché parente di una “pentita” rimane completamente sola.
Rita nel 1991, aveva 17 anni, si rivolge alla magistratura in cerca di giustizia per gli omicidi.
Il primo procuratore che raccoglie le sue deposizioni è Paolo Borsellino (procuratore di Marsala), inizia così un periodo sotto falso nome trasferita da luogo in luogo, senza mai più vedere la madre con l’unico affetto Paolo Borsellino, con il quale costruisce un rapporto profondo e di fiducia tanto da sentirlo come un padre.
Le dichiarazioni rese da Rita e Piera scatenano uno zumami giudiziario, con l’arresto di molti mafiosi di Partanna, Sciacca e Marsala e con l’apertura di un’indagine sul deputato democristiano Culicchia, che nel 2000 viene assolto dalle accuse. Rita scrive nel suo diario
Come sempre vince chi è più bravo a truffare la vita…
Credo proprio che mai Culicchia andrà in galera. Ha ucciso, rubato, truffato ma mai nessuno riuscirà a trovare le prove che lo accusano e provino che dico la verità. Sono sicura che mai riuscirò a farmi credere dai giudici, vorrei che ci fosse papà, lui riuscirebbe a trovare le prove che lo facciano apparire per quello che veramente è, cioè Culicchia è solo un assassino truffatore, ma naturalmente le parole di una diciassettenne non valgono nulla. Io sono solo una ragazzina che vuol fare giustizia e lui un uomo che interpreta benissimo la parte del bravo e onesto onorevole. Io non potrò più vivere, ma lui continuerà a rubare, e a nascondere che è stato lui a far uccidere Stefano Nastasi. Già come sempre vince chi è più bravo a truffare la vita.(Rita Atria)
La notizia che le arriva nell’estate del 1992 che il suo amico-padre-confidente era stato ucciso dalla mafia, e degli uomini della scorta a soli 57 giorni dalla strage di Capaci, furono un duro colpo, forse troppo duro per riuscire a resistere e dopo aver scritto “Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta.”, dopo una settimana, Il 26 luglio 1992, Rita si toglie la vita, lanciandosi dal settimo piano di un palazzo a Roma.
Uno ed uno solo è il vero artefice…
Maestosi monumenti
grandi e dolci creature create da noi
dalla nostra immensa fantasia,
dalle nostre grandi mani
strumento di chissà quale magia
occhi che guardano al di là
di qualsiasi visione celestiale
una pietra scolpita o
una città incantata.
Grandi meriti e lodi per gli scultori
ma forse dimentichiamo un po’ troppo
spesso che dei tanti autori
uno ed uno solo è il vero artefice.(Rita Atria)