Il voto libero, diretto, uguale e personale è il fondamento di una democrazia rappresentativa. Il legislatore da tempo ci ha derubato del nostro voto. Adesso BASTA!
Da tre decenni l’Italia sprofonda sempre più nella palude elettorale. Nessun Paese del mondo liberal-democratico ha cambiato così tanti sistemi elettorali come l’Italia negli ultimi decenni. In nessun Paese, la legge elettorale è un caso giudiziario con decine di ricorsi ai Tribunali per la verifica di costituzionalità e addirittura due leggi elettorali per il rinnovo del Parlamento bocciate dalla Corte costituzionale.
Anche il vigente sistema elettorale, il cosiddetto Rosatellum del 2017, è profondamente in contrasto con la Costituzione per due principali ragioni:
1) priva l’elettore di qualsiasi possibilità di scelta dei propri rappresentanti;
2) calpesta la volontà espressa dall’elettore persino nell’elementare diritto di scegliere la formazione politica preferita.
L’elettore dispone di una sola scheda e può fare un segno solo su un candidato uninominale o solo su una lista proporzionale o su un candidato uninominale e su una lista proporzionale a esso collegata, pena l’annullamento del voto. Questo impianto legislativo determina tre possibili scenari:
– chi vota solo un candidato uninominale, vota anche le liste a esso collegate nelle quali potrebbero esserci candidati sgraditi; l’elettore non può fare alcuna ponderazione;
– chi vota solo una lista plurinominale, senza poter scegliere all’interno della lista, vota anche il candidato uninominale collegato; anche qui non c’è possibilità alcuna di ponderazione; chi gradisce una lista, ma non apprezza il candidato uninominale collegato, può solo rinunciare a votare il partito preferito, diversamente vota anche chi non apprezza; inoltre, l’elettore potrebbe votare una lista perché apprezza il secondo candidato in lista, ma poiché non può esprimere una preferenza, votando la lista contribuisce con certezza a eleggere il capolista;
– chi vota il candidato uninominale e una lista plurinominale collegata, sa solo che concorre a eleggere il candidato uninominale ma non sa chi concorre a eleggere nella quota proporzionale; infatti, il suo voto può contribuire a far superare al partito la soglia di sbarramento e in questo caso i seggi conquistati saranno assegnati nei collegi in cui sono stati conseguiti i migliori risultati; il voto dato a Torino può contribuire a eleggere un candidato di Caserta!
Il fatto che un elettore conosca o sia messo nella condizione di conoscere i candidati del suo collegio, non significa che li apprezzi e quindi proprio perché li conosce non vale il concetto “uno vale l’altro” e deve poter scegliere. Inoltre, poiché il voto non esaurisce il suo effetto nel collegio in cui il voto è stato dato, diventa irrilevante che l’elettore possa conoscere quei pochi candidati del proprio collegio se quel voto può consentire l’elezione di altri candidati in altri collegi. In sostanza, la presunta lista corta è in realtà lunghissima perché composta da tutti i candidati di quel partito sul territorio nazionale! D’altra parte, se la Corte avesse voluto affermare che è sufficiente che le liste siano corte e le circoscrizioni piccole per renderle conformi alla nostra Costituzione, con la sentenza n. 1/2014 non avrebbe reintrodotto la preferenza.
Tutti i parlamentari eletti nella quota proporzionale non hanno il sostegno diretto degli elettori e sono eletti solo in forza della posizione in lista decisa dai capipartito, esattamente come succedeva col censurato Porcellum.
Nemmeno i candidati uninominali sono eletti con consensi diretti perché il voto dato unicamente a una lista plurinominale è automaticamente trasferito al candidato uninominale collegato. Cosicché i candidati nei collegi uninominali sono eletti grazie ai voti dati alle liste collegate. In sostanza, ci sono due modalità per essere eletto, ma tutti sono eletti con i voti dati alle liste.
L’intero Parlamento è formato da eletti privi del sostegno diretto degli elettori, esattamente come avveniva col Porcellum.
Con queste disposizioni di legge, il voto NON E’ UGUALE, LIBERO, DIRETTO e PERSONALE, come richiesto dalla Costituzione (articoli 48, 56 e 58).
L’attuale Rosatellum (2017) è la peggiore di tutte le leggi elettorali succedutesi in questi tre decenni. Non solo non è possibile operare alcuna scelta tra i candidati, ma persino la scelta del raggruppamento politico votato è messa in discussione.
Infatti, se un partito coalizzato con altri non raggiunge il 3% dei consensi a livello nazionale ma supera l’1% … i voti raccolti da quel partito andranno a rafforzare gli altri partiti della coalizione con cui non c’è alcun programma comune. Se l’elettore vota una lista coalizzata con altre liste, il candidato uninominale potrebbe appartenere ad altra formazione politica che magari non vorrebbe rafforzare pur essendo alleata col proprio partito; se l’elettore vota una lista moderata, perché dovrebbe concorrere a eleggere un candidato che non è un moderato?
Questa produzione legislativa, che dura da tre decenni, concorre a far crescere l’astensionismo e l’inadeguatezza di coloro che occupano immeritatamente gli scranni parlamentari. Tale normativa trasforma la Repubblica parlamentare in una Repubblica partitocratica: i partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue Istituzioni.
Occorre avviare una nuova lotta di liberazione per liberare la Repubblica Italiana dall’occupazione partitocratica! Occupazione destinata a peggiorare in caso di elezione diretta del Presidente del Consiglio, perché verrebbero a condensarsi nelle mani di una persona il potere esecutivo e il potere legislativo, giacché è questa persona che decide chi deve sedere in Parlamento.
Indispensabile intervenire per modificare questo stato di cose e a tal fine, sotto la guida di Carlo Felice Besostri, scomparso a inizio del 2024, un gruppo di cittadini ha lavorato nel tentativo di ripulire la legge elettorale di tutti gli elementi di dubbia costituzionalità o comunque dagli elementi che limitano la libertà di scelta dell’elettore. Si è così costituito il Comitato Referendario per la Rappresentanza che ha definito quattro quesiti su cui c’è stata la convergenza di cittadini, associazioni e personalità di diversa ispirazione culturale e politica.
Il Comitato è presieduto da Elisabetta Trenta, presidente d’onore è Giorgio Benvenuto, la vicepresidenza è affidata a Enzo Palumbo, Raffaele Bonanni, Sergio Bagnasco.
I quesiti referendari intervengono sugli aspetti più critici della normativa in vigore:
1) abolizione del voto congiunto obbligatorio per restituire la libertà di scelta tra candidato uninominale e lista proporzionale;
2) abolizione delle soglie di sbarramento per ridurre la notevole dispersione di voti e garantire maggiore pluralismo;
3) abolizione delle pluricandidature per ridurre il potere degli apparati di partito nel predeterminare la composizione del Parlamento;
4) abolizione di ogni privilegio nella raccolta delle firme per la presentazione dei candidati, affinché tutte le liste siano alla partenza in condizione di parità nella competizione elettorale.
Il potere di scelta dei rappresentanti politici compete al popolo e così deve tornare a essere. Non a caso, lo slogan del Comitato è #iovoglioscegliere perché il voto è innanzitutto scelta.
Settembre è l’ultimo mese utile per raggiungere l’obiettivo delle 500.000 firme necessarie affinché la primavera prossima possano essere i cittadini a decidere se gradiscono questa legge elettorale che permette ai capipartito, con modalità opache e non democratiche, di decidere chi deve stare in Parlamento o se vogliono essere loro a scegliere chi li deve rappresentare in Parlamento!
Andate su www.iovoglioscegliere.i e firmate per un voto libero!