Salerno, 26 settembre 2024 – «L’autonomia differenziata, posta nella riforma del titolo quinto della Costituzione, introdotta nel 2001, per anni è rimasta disattesa e questo governo, proseguendo il lavoro iniziato dai governi precedenti, ha inteso rilanciare. L’autonomia differenziata prevederà nell’impianto attuale una contrattazione tra le regioni e il governo per la delega di una potestà legislativa esclusiva in una serie di materie rilevantissime, che sono elencate nell’articolo 117 della Costituzione. Molte impattano anche la politica industriale». Lo ha detto Antonio Visconti, presidente Ficei e Consorzio Asi di Salerno in apertura dell’evento “Sud Nord Invest” In corso alla Stazione Marittima di Salerno.
«Immaginiamo nell’ambito del governo del territorio, quindi la disciplina industriale, la disciplina urbanistica che potrebbero variare da regione a regione e vedere regolamenti diversi tra di esse. Ci potremmo ritrovare ad avere 20 sistemi diversi di gestione in tantissimi campi come la produzione e il trasporto di energia. Tutto ciò un lato potrebbero migliorare il rapporto tra le imprese e le istituzioni, potendo contare su una catena di gestione di comando più corta, ma dall’altro lato si potrebbe correre il rischio di favorire una frammentazione, una perdita di competitività del nostro sistema Paese» ha sottolineato Visconti.
Per il presidente di Confindutria Salerno, Antonio Ferraioli, l’Italia è riconosciuta a livello mondiale per «il Made in Italy, e poter consentire alle regioni di presentarsi come il Made in Veneto, il Made in Lombardia, piuttosto che il Made in Campania, è una cosa assolutamente controproducente. Due settori come la moda e l’agroalimentare sono un pilastro dell’export a livello nazionale, non a livello territoriale. Siamo riconosciuti perché come italiani sappiamo fare bene le cose. Mi auguro che si possa trovare una soluzione perché, sono convinto, andare al referendum sarebbe negativo proprio per l’unità stessa del Paese».
«La posizione di Confindustria Campania è quella che ha anticipato l’amico Antonio Ferraioli, ma noi l’approccio che abbiamo avuto rispetto a questa norma è e deve essere per forza laica perché credo che proprio questo approccio ci dia maggiore forza per demolire questa riforma» ha affermato invece Emilio De Vizia, presidente di Confindustria Campania.
«Corriamo – ha spiegato ancora – il rischio di fare un passo in avanti e tre indietro. Sarebbe utile che sulle riforme istituzionali, i partiti tutti si ritrovassero e discutessero. Non credo che ci voglia molto per dire che è una legge un po’ pasticciata, un po’ fatta in fretta. Una legge che può dare una serie di competenze a regioni che hanno natura e storia diverse. A regioni che hanno 10 milioni di abitanti, e a regioni che ne hanno 100 mila. Credo che sia davvero un qualcosa che non porterà benefici ma appesantirà la vita di tutti».
«L’Italia è una parte importante dell’Europa, ma l’immagine di andare a frazionare il Paese in particelle non convince, immaginiamo cosa succederà se accadesse questo. State certi che poi, una volta entrata in vigore l’autonomia differenziata e frazionato il Paese in settori regionali, nel loro interno ci saranno le province più ricche e le province più povere. Cominceranno a dire: ma perché i soldi devono rimanere solo nella regione? Dobbiamo ritornare alle province perché certe province hanno prodotto di più di altre» rileva invece Andrea Prete, presidente di Unioncamere che aggiunge: «il tema mi è sembrato, lo dico serenamente, una cambiale da pagare per il governo».
«È vero che in tutti i decenni che ci hanno preceduto ci sono state delle misure per rilanciare lo sviluppo, per rilanciare le imprese, però queste misure viaggiano molto spesso in una cornice ben definita di quello che è lo sviluppo del Paese. Oggi parliamo di Stati Uniti d’Europa e noi parliamo invece di Stati divisi in Italia, cioè un paradosso veramente di grande dimensione» ha detto invece Costanzo Carrieri, vicepresidente Ficei e presidente del Consorzio Asi di Taranto
«Bisogna – ha continuato – avere una logica e un quadro d’insieme. È vero che molto spesso queste risorse vengono messe a disposizione, a nord con le Zls, le zone logistiche semplificate, al sud con la ZES unica, però è comunque vero che manca un quadro di coesione, manca una strategia, manca una visione di insieme che possa dare al Paese connotati sani, connotati veri, connotati concreti di una politica che possa permetterci di competere non al nostro interno, dove molto spesso siamo costretti ad azzannarci. Ci deve permettere di agire e di confrontarci oltre confine con un mercato certamente globale».