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di Francesco Mazzarella
Il recente blitz antimafia che ha portato all’arresto di 181 persone è stato accolto con entusiasmo dalle istituzioni. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato con forza: “Lo Stato c’è e la mafia è alle strette”, sottolineando l’importanza dell’operazione e il segnale che essa rappresenta per la sicurezza e la legalità nel Paese.
Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali e della soddisfazione per un’azione così vasta, resta un interrogativo fondamentale: è davvero sufficiente un’operazione di questo tipo per arginare il fenomeno mafioso? La realtà italiana dimostra che la criminalità organizzata è un sistema complesso, radicato e capace di adattarsi ai cambiamenti della società e dell’economia. Vediamo, dunque, quali sono le criticità ancora aperte e le sfide che il nostro Paese deve affrontare per vincere la battaglia contro le mafie.
Le forze dell’ordine e la magistratura hanno sottolineato come questa operazione abbia inferto un duro colpo alle attività economiche e criminali delle organizzazioni mafiose, con il sequestro di beni per centinaia di milioni di euro. Tuttavia, nonostante il successo dell’operazione, la storia ci insegna che le mafie non si estinguono con gli arresti, ma tendono a riorganizzarsi rapidamente.
Negli ultimi decenni, le organizzazioni mafiose hanno cambiato volto. Se negli anni ‘80 e ‘90 la mafia era associata a omicidi eccellenti, attentati e una guerra aperta contro lo Stato, oggi il metodo è molto più sottile e sofisticato.
Le mafie moderne si muovono nell’economia legale, si infiltrano negli appalti pubblici, nella sanità, nell’edilizia, nel settore della ristorazione e persino nell’industria verde legata ai finanziamenti per la transizione ecologica. Operano con colletti bianchi, consulenti e imprenditori complici, evitando il più possibile la violenza eclatante che attira l’attenzione delle forze dell’ordine.
La ’Ndrangheta è oggi la più potente tra le mafie italiane, grazie al controllo del traffico internazionale di cocaina e alla sua straordinaria capacità di riciclare il denaro in aziende apparentemente pulite. La Camorra napoletana, invece, continua a essere fortissima nei traffici illegali e nel controllo del territorio, mentre Cosa Nostra siciliana ha perso parte del suo potere storico ma resta influente negli affari e negli equilibri criminali.
Un dato preoccupante è che la presenza mafiosa non è più limitata alle regioni storiche del Sud, ma si è ormai radicata nel Nord Italia e in Europa, con una capacità di influenza enorme su settori come la logistica, la ristorazione, il gioco d’azzardo e il mercato immobiliare.
Se da un lato operazioni come quella recente sono importanti, dall’altro è impossibile ignorare le gravi carenze sistemiche che permettono alle mafie di rigenerarsi e prosperare.
Uno dei problemi più gravi è la corruzione politica e amministrativa. Le mafie oggi non hanno più bisogno di minacciare con la pistola, perché possono comprare funzionari pubblici e politici. Il sistema delle tangenti, delle assegnazioni illecite di appalti e del voto di scambio è ancora una realtà diffusa.
Secondo le stime di Transparency International, l’Italia è tra i Paesi europei con il più alto tasso di corruzione percepita, e ogni anno miliardi di euro finiscono in operazioni illecite che sottraggono risorse alla collettività.
Un altro problema cruciale è la lentezza della giustizia italiana. I processi per mafia e corruzione possono durare anche più di 10 anni, permettendo ai criminali di continuare a operare grazie alla prescrizione o a cavilli burocratici. Le lungaggini processuali e le scappatoie legali sono uno dei più grandi alleati della criminalità organizzata.
Il rapporto tra mafia e politica non è una questione del passato. Ancora oggi numerosi comuni italiani vengono sciolti per infiltrazioni mafiose, e gli appalti pubblici sono spesso gestiti da aziende colluse con la criminalità organizzata.
Se il governo vuole davvero mettere la mafia alle strette, servono riforme strutturali che vadano oltre i blitz e gli arresti. Cosa può fare lo Stato?
1️⃣ Riforma della giustizia → Ridurre i tempi dei processi, aumentare le risorse alla magistratura e garantire che i reati di mafia e corruzione non vadano in prescrizione.
2️⃣ Maggiore protezione per chi denuncia → Oggi denunciare è pericoloso, soprattutto per imprenditori e funzionari pubblici. Servono tutele concrete per chi decide di rompere il silenzio.
3️⃣ Più controlli su appalti e finanziamenti pubblici → Monitorare meglio come vengono assegnati i fondi europei, per evitare che finiscano nelle mani sbagliate.
4️⃣ Educazione alla legalità nelle scuole → La cultura mafiosa si combatte prima di tutto con la cultura della legalità, formando le nuove generazioni a riconoscere e respingere le logiche mafiose.
Il blitz con 181 arresti è un successo importante, ma non deve far abbassare la guardia. La mafia non è un nemico del passato, ma una realtà che si trasforma e trova sempre nuovi modi per infiltrarsi nell’economia e nella società.
La lotta alla mafia non può ridursi a operazioni di polizia e arresti: serve una riforma seria della giustizia, un maggiore impegno nella prevenzione della corruzione e un controllo più severo sugli appalti pubblici. Solo così potremo dire davvero che “lo Stato c’è” e che la mafia è davvero alle strette.