OMCEO TEST SIEROLOGICI: LA RISPOSTA DELLE STRUTTURE PRIVATE DEL LAZIO SULLE IMPUTAZIONI DI SPECULAZIONE

Test sierologici e provvedimenti regionali: la risposta delle strutture private del Lazio sulle imputazioni di speculazione mosse da OMCEO – Ordine Provinciale di Roma dei medici chirurghi e odontoiatri.

In data 21 maggio u.s. è apparso sul sito dell’OMCEO – Ordine Provinciale dei Medici del Lazio, un comunicato stampa nel quale i Dott. A. Magi e P. Bartoletti, presidente ed il vicepresidente, basandosi su affermazioni assolutamente non veritiere e con un tono palesemente denigratorio, esortano i cittadini a segnalare all’Ordine dei Medici e a Cittadinanza Attiva presunte disfunzioni o speculazioni messe in atto dalle strutture di laboratorio private abilitate dalla Regione Lazio all’esecuzione dei test sierologici, per la ricerca anticorpi anti SARS-Cov-2.

La scrivente Associazione, nel rimanere stupefatta da tale attacco “a gamba tesa” dell’OMCEO, con cui i rapporti sono sempre stati improntati sulla più leale ed aperta collaborazione, si trova costretta a svolgere alcune importanti precisazioni, dalle quali non si può esimere per tutelare la dignità ed il rispetto delle strutture che rappresenta.

Nel comunicato, dopo una breve premessa collegata alla valenza dei test sierologici ed alla loro utilità, viene citato il percorso attuato dalla Regione Lazio con le recenti Determine del 12 e 13 maggio, alle quali è stato allegato un elenco di strutture sanitarie, private e accreditate, in possesso della strumentazione ELISA e Clia, in grado di processare il test per rilevare la presenza di anticorpi IgG, ritenuti dalla Regione Lazio di interesse per verificare la quantità di popolazione venuta in contatto con il virus SARS2 – Covid 19.

Il testo cita l’”efficiente sistema attraverso cui è possibile fare il tampone in pochissimo tempo (drive through)” messo a punto dalla Regione Lazio quale step successivo alla prestazione sierologica, nel caso di rilevazione della positività alla presenza dell’anticorpo.

Dopo aver sostenuto l’inutilità del test per la rilevazione dell’anticorpo IgM, l’Ordine, rappresentato dal Dott. Magi e dal Dott. Bertoletti, puntualizza che il costo dell’indagine “è calmierato dal provvedimento regionale; la tariffa indicata è di euro 15,23”.

A tal proposito, viene sostenuto che molti cittadini abbiano formulato richieste di informazioni circa tale costo, che nelle strutture private e accreditate sarebbe superiore alla cifra sopra riportata, ed i rappresentanti dell’Ordine invitano i cittadini a segnalare tali presunte disfunzioni, atteso che secondo l’interpretazione fornita nel comunicato tale tariffa sarebbe imposta dalla Regione Lazio e non potrebbe essere riferibile alle sole strutture pubbliche in quanto le strutture inserite nell’elenco “si presume abbiano aderito alla tariffa sociale proposta dalla Regione proprio per evitare una deriva commerciale proprio su una patologia così grave”.

Nella chiosa finale si legge “Pertanto L’Ordine di Roma invita anche la Regione a verificare l’aderenza delle strutture in elenco alle tariffe proposte e a rispettare tali tariffe, contestualmente i cittadini a non far diventare “moda dell’estate” l’esibizione del referto degli anticorpi come fosse un gadget. E’ un esame del sangue e va fatto a chi serve e se serve. Ha implicazioni non indifferenti in caso di positività”.

La Regione Lazio è intervenuta sul tema dello svolgimento dei test sierologici per la rilevazione degli anticorpi del Covid 19 già con una Circolare divulgata il giorno 8 aprile u.s., nella quale ha previamente delineato la posizione del Ministero della Salute e del Comitato Tecnico Scientifico sulla valenza dei suddetti test e conseguentemente ha precisato che lo svolgimento dei test sarebbe potuto avvenire, da parte delle strutture private, previa informativa all’utente sull’attendibilità ed utilità del test, consigliando una tariffa di 20,00 Euro per il test rapido con prelievo capillare e 45 Euro per il test con prelievo venoso, ovvero quello attualmente previsto nelle Determine del 12 e 13 maggio.

Solo con tali ultime Determine la Regione Lazio ha elaborato un percorso per gli utenti che avessero voluto, su base volontaria, partecipare ad una indagine epidemiologica, peraltro non contestualizzata, ed a proposito del costo della tariffa, nell’ultimo provvedimento (Determinazione G05717 del 13 maggio 2020 – Allegato su indicazioni operative) si legge “il Laboratorio d’analisi abilitato (omissis) deve esporre con chiarezza al pubblico: a) l’informativa che l’indagine avviene secondo i criteri approvati a livello regionale con Delibera di Giunta Regionale 209/2020, che prevede il solo ricorso alla ricerca delle IgG anti-SARS-CoV-2; b) la tariffa praticata per il test per la determinazione di IgG in raffronto al valore indicato a livello regionale, pari a euro 15,23 (di cui euro 2,58 relativi al prelievo), la cui applicazione sarà obbligatoria per i laboratori abilitati delle strutture pubbliche”.

Emerge dunque con estrema chiarezza che l’interpretazione fornita nel comunicato circa l’obbligatorietà della tariffa, indicata dalla Regione, anche per le strutture private sia assolutamente smentita dallo stesso provvedimento regionale, che peraltro non ha in alcun modo annullato o superato la circolare dell’8 aprile, sopra citata, nella quale la tariffa consigliata, in quanto ritenuta accettabile per il test da svolgersi con il prelievo venoso, era di 45,00 Euro.

Stupisce, ancora, che l’Ordine abbia redarguito la Regione Lazio sulla necessità di verificare il rispetto delle tariffe da parte degli erogatori privati, laddove tale verifica potrebbe essere eventualmente svolta solo ove la prestazione fosse erogata non in regime privatistico, ma con oneri a carico del Servizio sanitario Regionale (circostanza ben conosciuta dalla Regione, che difatti non ha imposto alcuna tariffa ma solo obbligato l’esposizione del raffronto tra la tariffa praticata nelle strutture pubbliche e quella applicata nel presidio privato).

Soorprede, infine, che l’Ordine abbia ammonito i cittadini, rei di svolgere il test sierologico a mo’ di “moda dell’estate” e non per una reale esigenza di tranquillità, nel pieno esercizio del proprio diritto costituzionale alla salute ed alla libera scelta di sottoporsi ad un controllo diagnostico, a prescindere dalla effettiva utilità a livello di protezione contro il virus.

Siamo convinti che i cittadini siano ormai perfettamente a conoscenza della valenza e del significato dei test, sia perché più che adeguatamente informati dai presidi sanitari a cui si rivolgono sia per la campagna d’informazione svolta dai media negli ultimi mesi.

In alcun modo le strutture private hanno spinto la cittadinanza alla massiva fruizione dei test ed anzi la categoria attendeva, così come riportato nelle Determine regionali di maggio, una classificazione dei soggetti da sottoporre all’indagine epidemiologica, suddivisa per gruppi di popolazione e/o aree a rischio più elevato, classificazione ad oggi non pervenuta.

Ciò che tuttavia ha suscitato il maggiore sconcerto, e che spinge la scrivente Associazione a svolgere pubblicamente le osservazioni sopra riportate, è la ormai costante mancanza di rispetto per l’opera prestata dagli erogatori privati che, al pari di tutti gli operatori sanitari, hanno svolto in questo drammatico periodo un’opera più che meritevole, rimanendo al servizio dei cittadini senza esitazioni né sospensioni.

Le strutture, private ed accreditate, hanno sempre e comunque applicato le regole imposte e suggerite dagli Organi regionali, quand’anche non sempre di cristallina interpretazione, e ciononostante subiscono reiterati e gratuiti attacchi mediatici, presumibilmente legati alla sola circostanza di essere imprese oltre che presidi sanitari.

Forse potrebbe giovare il rammentare che i titolari, i rappresentanti, molti dei componenti di quei presidi sanitari tacciati di comportamenti distorsivi e censurabili sono medici, appartenenti dunque allo stesso Ordine che sta formulando tali illazioni.

Confidiamo vivamente che, alla luce delle osservazioni e precisazioni appena svolte, l’Ordine ed i suoi illustri rappresentanti si inducano ad una rettifica, cui dovrebbe essere data la paritaria risonanza attribuita al comunicato in oggetto.

Del pari, auspichiamo una corretta lettura di tale comunicato da parte degli Organi regionali, al fine di riportare nella corretta ottica l’operato, impeccabile, delle strutture private coinvolte.

A.N.I.S.A.P. Lazio

Il Presidente

Dott. Valter Rufini

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