Roma, 28 feb. 2024 – Non sembra ancora trovare la quadra il nuovo tariffario del Ssn per esami e visite, che doveva entrare in vigore il 1 gennaio e poi è stato rinviato al primo aprile. Sembra anzi molto concreta la possibilità di un rinvio a luglio.
Ma facciamo un passo indietro. Le nuove tariffe, che stabiliscono i rimborsi che ambulatori, laboratori e centri privati accreditati ricevono per gli esami, fino alle Tac e alle risonanze, sono al centro da mesi di una polemica tra ministero della Salute, Regioni e i rappresentati del settore che lamentano un taglio insostenibile delle attuali tariffe. “Sappiamo che si sta lavorando per risolvere il problema del nuovo tariffario, sono impegnati il ministero della Salute e le Regioni. Ci potrebbe essere uno slittamento a luglio”, cosi’ Antonio Magi, segretario generale del Sumai-Assoprof (Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana e professionalità dell’area sanitaria).
“Qui c’è un nodo di fondo che forse alcuni non hanno compreso – continua il segretario – la sanità costa uguale nel privato e nel pubblico. C’è un problema di sostenibilità delle nuove tariffe, se una visita oculistica viene pagata circa 20 euro credo che ci sia un problema per un’azienda privata nell’erogare la prestazione visto che deve pagare lo specialista e coprire le spese per la struttura. Al medico gli diamo 5 euro? – rimarca Magi – Non si può scendere al di sotto di alcune soglie, ci rimettiamo tutti, anche la sanità pubblica e i cittadini”.
Il nuovo tariffario “sarà un disastro economico” e “si era detto chiaramente che non era attuabile in questa forma”. Ha detto Mariastella Giorlandino, amministratrice di Reti Artemisia Lab e componente dell’Uap, Unione ambulatori e poliambulatori. “Voglio lanciare un appello al Governo: tuteli le imprese italiane contro le multinazionali, c’è anche rischio di un aumento delle liste d’attesa”, rimarca.
Proprio la Uap ha presentato un report sulla presenza delle aziende multinazionali in un settore da sempre occupato dalla piccola e media imprenditoria. “La maggior parte delle holding estere sono già presenti in un numero cospicuo nel Nord Italia – evidenzia il rapporto – soprattutto in Lombardia, che è la Regione che ha adottato il nomenclatore più alto. In particolare, si registra la presenza di tre grossi gruppi che hanno acquistato le strutture sanitarie del Nord Italia con le medesime modalità che stanno attuando oggi. Per tali ragioni, l’applicazione del nuovo nomenclatore tariffario porterà al fallimento delle strutture sanitarie del Sud Italia, che così potranno essere acquistate a basso costo dalle grandi multinazionali straniere”.
Sull’ipotesi di una proroga dell’entrata in vigore del tariffario, prevista per il primo aprile, “aiuterebbe anche nell’attesa dell’arrivo dei finanziamenti per i nuovi Lea”, conclude Giorlandino.
fonte: Adnkronos