Oggi allo scadere del 21 dicembre sarà il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno ovvero con meno luce. Secondo calendario astronomico dalle ore 23,23 inizierà la stagione invernale. Solitamente il giorno più breve dell’anno è ritenuto Santa Lucia il 13 dicembre. In realtà in prossimità del 13 dicembre si verifica il periodo in cui il Sole tramonta prima: per le prime due settimane di dicembre l’orario del tramonto si mantiene quasi costante, tra le 16.41 e le 16.42.
Il solstizio d’inverno malgrado sia il giorno più buio dell’anno si festeggia perché aprendo dal giorno successivo a giornate più lunghe e quindi più luminose è simbolicamente la vittoria del Sole sulle tenebre. Dal 22 dicembre infatti le giornate iniziano ad allungarsi.
Non tutti gli anni cade nello stesso giorno, perché è legato a fenomeni astronomici che prescindono dai calendari. Il motivo ha a che fare con la differenza tra l’anno tropico (o solare) su cui si basa il calendario gregoriano che usiamo, e l’anno siderale (il periodo orbitale della Terra) che è di 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi.
La data esatta tende a ritardare di circa 6 ore ogni anno ed è per questo che sono stati creati gli anni bisestili che servono proprio a recuperare il ritardo accumulato (24 ore ogni 4 anni), evitando che si crei una sfasatura tra il nostro calendario e le variazioni climatiche stagionali.
Il solstizio è il momento in cui il Sole raggiunge il punto di declinazione massima o minima, nel suo moto lungo l’eclittica, cioè il percorso apparente che il Sole compie in un anno rispetto alla sfera celeste (cioè il cielo per come lo vediamo dalla Terra). È un moto apparente, perché in realtà è la Terra a girare intorno al Sole, ma muovendoci noi con il pianeta abbiamo l’impressione che a spostarsi nel cielo sia il Sole e non viceversa.
Il Sole raggiunge il valoremassimo di declinazione positiva a giugno (quando iniziano l’estate nel nostro emisfero e l’inverno in quello australe), mentre a dicembre raggiunge il valore massimo di declinazione negativa (segnando l’inizio dell’inverno boreale e dell’estate australe). Il solstizio d’inverno – per chi vive nell’emisfero nord del pianeta – segna il momento in cui il Polo Nord è più lontano dal Sole (in relazione al suo asse, non in assoluto); il solstizio d’estate è, al contrario, il momento in cui è più vicino.
Gli antichi romani celebravano, nei giorni attorno al solstizio invernale, la festa del “Sol invictus”, una celebrazione della rinascita che secondo alcuni è l’origine pagana del Natale. La termine solstitium (dal latino sol, sole, e sistere, stare fermo) indica una apparente “fermata” del Sole nel cammino che esso sembra compiere nella volta celeste. Nei giorni intorno al solstizio d’inverno infatti, la nostra stella sembra smettere di calare rispetto all’equatore celeste e “fare una pausa” in cielo, per poi invertire il suo cammino e iniziare il moto di avvicinamento all’equatore celeste. Sembra insomma tramontare e poi risorgere dalla stessa posizione: come se precipitasse nell’oscurità per poi tornare a mostrarsi vitale e invincibile già a partire dai giorni successivi. Ecco perché il Solstizio è diventato la Festa d’Inverno.
Il giorno più corto dell’anno cominciò ad essere celebrato dai nostri antenati, ad esempio intorno alle costruzioni megalitiche di Stonehenge, in Gran Bretagna, di Newgrange, Knowth e Dowth, in Irlanda o attorno alle incisioni rupestri di Bohuslan, in Iran, e della Val Camonica, in Italia, già in epoca preistorica e protostorica.
Il vischio è un simbolo solstiziale, pianta sacra per i Druidi, veniva recisa dall’albero su cui nasceva, con una solenne cerimonia.