Varese – Un libro per ricordare uno dei grandi successi dell’industria aeronautica italiana: l’SF 260, chiamato ”la Ferrari dei cieli”. E’ stato presentato presso la società aerospaziale OVS Villella di Sesto Calende in provincia di Varese, fondata più di cinquanta anni fa. Oggi è una realtà che occupa circa 140 dipendenti e fornisce parti di velivoli ed elicotteri alle principali società aerospaziali mondiali. “L’SF 260 ce l’ho nel cuore”, ha detto Pino Villella, che da giovane ha lavorato alla SIAI Marchetti e proprio con le lavorazioni su quel velivolo (con parti e ricambi tuttora forniti dalla sua azienda) ha fondato le basi del suo successo imprenditoriale. Poi ampliato con le lavorazioni per elicotteri dell’allora AgustaWestland. “Il monomotore progettato da Stelio Frati -ha spiegato l’autore del libro, Massimo Dominelli- viene chiamato così dagli americani per tre motivi: per l’estetica che ricorda il design italiano; per le sue alte prestazioni; per il costo”. La monografia, corredata da un ricco contenuto fotografico, spesso inedito, è pubblicata dall’editore Luckyplane Books. Comprende anche quasi cinquanta testimonianze di piloti, tecnici ed ingegneri in vario modo coinvolti con questo interessante velivolo costruito per decenni nel distretto aeronautico della provincia di Varese. Un aereo (fotografato negli anni “fino al midollo” da Franco Girardi) longevo, in servizio in tutto il mondo, principalmente per l’addestramento ed il volo acrobatico (è il mezzo usato, tra l’altro, dalle pattuglie Red Devils ed Alpi Eagles), prodotto in numerosi esemplari, per il quale si valuta perfino la riapertura della catena di montaggio. “Se ci fossero le condizioni tecniche e di mercato” ha detto Filippo Meani, manager della società “Leonardo”. “L’Italia -ha detto- è l’unica nazione al mondo in grado di offrire una linea completa di addestratori: SF 260, appunto, MB 339, M 346 ed M 345. Quest’ultimo oggetto di un recentissimo contratto di 300 milioni per 13 esemplari per l’Aeronautica militare italiana”. L’M 345, in effetti, ha una continuità ideale con l’aereo di cui stiamo parlando, perché deriva dal SIAI S 211, con motore a getto, venduto ad alcune aviazioni militari che disponevano già del monomotore tradizionale. Una industria ed i suoi velivoli poi confluiti in Aermacchi, un altro marchio storico dell’industria aeronautica italiana, che ricade oggi sotto l’ombrello onnicomprensivo di “Leonardo”.
In chiusura della manifestazione, Pino Villella ha ricordato un episodio legato alla sua esperienza imprenditoriale. Negli anni sessanta lui era, in effetti, un bravo saldatore specializzato, prima dipendente della SIAI Marchetti, poi messosi in proprio. L’incontro con l’ingegner Frati gli ha dato una opportunità. Frati aveva un piccolo stabilimento, faceva i prototipi e li vendeva, con i progetti, alle industrie per la riproduzione in serie. Villella faceva le saldature (per l’SF 260, per l’ F600 Canguro, ecc), talmente di qualità che i funzionari del Registro aeronautico italiano in visita per i controlli, meravigliati non poco, gli facilitarono l’ottenimento del brevetto, allora indispensabile per certe lavorazioni specializzate. Storie di altri tempi, di una Italia entusiasta, capace e volenterosa, che hanno portato ad una realtà industriale, da poco ulteriormente ampliata e potenziata. Storie che forse non si ripeteranno.