Martedì 23 giugno è stata celebrata la “Giornata mondiale delle Vedove” indetta dall‘Onu. Come ha ricordato nel suo messaggio il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, spesso le vedove si trovano nell’impossibilità di beneficiare di eredità, proprietà terriere, impieghi e a volte perfino di accedere ai mezzi di sussistenza.
“Nei luoghi dove lo status di vedova è legato al marito – si legge nel messaggio – queste donne all’improvviso si ritrovano respinte ed isolate. Il matrimonio, indipendentemente dalla loro volontà, rappresenta l’unico modo per una vedova di riavere la propria posizione sociale”. Oggi se ne contano circa 245 milioni di vedove nel mondo, di cui poco meno della metà vivono in condizioni di estrema povertà. Una situazione che si aggrava nei Paesi lacerati da conflitti, dove spesso le donne rimangono vedove molto giovani e devono farsi carico dei propri figli tra guerre e spostamenti, senza aiuti né sostegni.
“Tutte le vedove dovrebbero essere tutelate dai diritti enunciati nella Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e negli altri trattati internazionali sui diritti umani” aggiunge Ban Ki-moon, consapevole del fatto che “le interpretazioni di codici di comportamento tradizionali, come lutti e riti funebri, spesso negano alle vedove la quasi totalità dei diritti universalmente riconosciuti. La morte è inevitabile”; per quanto “possiamo ridurre la sofferenza delle vedove migliorando il loro status ed aiutandole nel momento del bisogno. Questo contribuirà a promuovere la piena ed equa partecipazione di tutte le donne nella nostra società, avvicinandoci all’eliminazione della povertà e favorendo la pace nel mondo”.