Non è pensabile che un’autorità di Governo nel territorio possa ordinare ai corpi di polizia di non applicare la norma. Eppure il Prefetto di Avellino l’ha fatto con una circolare, indicando di non sospendere la patente nel caso di guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolico da 0,8 a 1,5.
La motivazione alla base di tale inaccettabile indicazione chiarisce il senso della circolare, perché è altrettanto inaccettabile che i corpi di polizia applichino le norme sanzionatorie ed i giudici di pace accolgano quasi sempre i ricorsi annullando le sanzioni. Un modo di procedere incongruo, che contribuisce a demotivare gli operatori che svolgono il controllo e a far passare il messaggio che la giustizia sostiene chi trasgredisce le norme.
I giudici che hanno il compito di valutare e dispongono di una casistica di valutazione dovrebbero essere i motori del cambiamento, ed invece stanno lì a trattare i singoli casi e a non tirare le somme. Qualcuno deve pur far porre attenzione su ciò che non va. Forse il Prefetto di Avellino ha voluto fare una circolare provocatoria che svegliasse l’attenzione dei più alti livelli istituzionali perché certe incongruenze vengano sanate.
Nel riscontrare che la circolare oggi è stata sospesa, ravvisandosi “la necessità di un approfondimento organico della problematica ad un più alto livello istituzionale… e per garantire un omogeneo comportamento interprovinciale”, auspichiamo che con riferimento al criterio della “proporzionalità ed efficacia degli istituti sanzionatori” – vedi ddl 1638 per le modifiche al c.d.s. – venga seriamente presa in considerazione la misura sanzionatoria da noi suggerita sulla decurtazione dei punti della patente: rimodulare l’entità della decurtazione dei punti, ragionare in modo articolato, non prevedere più il recupero ma la perdita definitiva dei punti decurtati.
È una sanzione educativa e di forte impatto, che permette a chi ha interesse a mantenere la patente di modificare il proprio comportamento in favore dell’osservanza delle norme, e a far capire che la patente non è un diritto naturale e definitivamente acquisito, ma si può anche perdere: al diritto ad avere la patente deve corrispondere il dovere di osservare le norme.
Giuseppa Cassaniti
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