Progetto EMPLOY: svolta alla Farnesina la conferenza ”Migrazioni e Sviluppo”

Creiamo lavoro in Africa per arrestare le migrazioni forzate

Roma –  “Migrazioni e Sviluppo” è stato il tema del convegno che si tenuto oggi a Roma al  Palazzo della Farnesina, nella Sala Conferenze Internazionali del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, organizzato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con il sostegno del Comitato di Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore *.

Nella prima parte della conferenza, presieduta e moderata dal direttore generale della Cooperazione allo Sviluppo Pietro Sebastiani, sono intervenuti Giampiero Gramaglia, sul tema dei nessi fra sviluppo e migrazioni, Paola Alvarez dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e Luigi Maria Vignali, direttore centrale per le Politiche Migratorie e i Visti del MAECI, sul tema del fondo per l’Africa quale strumento di partenariato migratorio.

Il direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) Laura Frigenti ha moderato la seconda parte del dibattito, incentrata sulle testimonianze dal campo della società civile e su alcuni esempi virtuosi di coinvolgimento del settore privato, particolarmente su aspetti cruciali per la lotta alle cause profonde delle migrazioni come l’agricoltura, le risorse idriche e l’energia.Significativo a tal proposito l’intervento dell’ Ing. Giuseppe Rotunno del CCCA e del direttore generale del Wolayta Development Association (Woda) AltayeSalla, che si è fatto portavoce della critica situazione del villaggio di Wolajta in Etopia.

Tutti sono stati esortati,con impegno consapevole e sforzo creativo d’intelligenza di tutti gli attori della Cooperazione allo Sviluppo, a produrre risposte efficaci alle domande più urgenti.

Proposte concrete sono state portate dal Comitato della Civiltà dell’Amore, in maniera particolare dall’ing. Giuseppe Rotunno, portavoce di un Progetto di microimprese per lo sviluppo agricolo, l’uso dell’acqua e delle energie rinnovabili nel Wolayta in Etiopia, un territorio di circa 2.000.000 di persone chesopravvivono col niente che la terra riesce a dargli e un reddito medio familiare di 5 euro al mese. Un quarto di questa popolazione non dispone di energia elettrica e di acqua sufficiente per i propri bisogni primari oltre che per l’uso agricolo. L’ing. Giuseppe Rotunno, descrivendo i vari punti del progetto, ha sottolineato che in prima istanza è necessario migliorare le condizioni di vita nei primi 100 villaggi, di oltre 500.000 abitanti, formando nuovi lavoratori agricoli e potenziando lo sviluppo attraverso l’uso di energie rinnovabili e dell’acqua indispensabile. Con una promozione di microimprese  che passi dal miglioramento delle infrastrutture locali, nei settori energetico e idrico, alla formazione anche tecnica principalmente per i giovani e le donne che vivono nei villaggi selezionati. La creazione di posti di lavoro e di un reddito diffuso attraverso un’economia locale sostenibile non è un’utopia.

Tra gli oltre 500.000 abitanti dei 100 villaggi rurali di Wolayta Zone che potranno essere beneficiati, il gruppo target è composto da: agricoltori, giovani, donne, insegnanti e rappresentanti delle realtà locali che potranno usufruire di energia elettrica e di acqua potabile per colture agricole e sicurezza alimentare. Con un incremento di posti di lavoro anche a seguito  di nuove microimprese di gestione di Micro-Grid a energia rinnovabile e di impianti idrici.

Punto essenziale è il miglioramento delle capacità agricole (con particolare attenzione all’agricoltura sostenibile), al fine di favorire la fertilità del suolo aumentando la produzione nel rispetto dell’ambiente eottimizzando la sicurezza alimentare e il reddito degli agricoltori.

Verranno installati circa 100 Micro-Grid indipendenti, basati su energia rinnovabile, per una potenza complessiva tra 0,5 e 2 MWp. Verranno montate, laddove sia necessario, pompe d’acqua e serbatoi di stoccaggio  per l’acqua potabile, l’agricoltura e l’allevamento. Attraverso gli impianti idraulici, l’uso di energia elettrica, la formazione e le attività di assistenza tecnica, si potranno avviare e modernizzare attività agricole e cooperative.

Poche ma indispensabili gocce di speranza nel grande mare dell’Africa prosciugato dall’indifferenza del mondo.

Contesto

Questi ultimi anni sono stati caratterizzati da un aumento considerevole dei flussi migratori imputabile principalmente allo scoppio di conflitti, ai cambiamenti climatici e, soprattutto, alla mancanza di opportunità per condurre una vita dignitosa nella propria terra.

Esistono nuovi modelli europei ed italiani di cooperazione che si prefiggono l’obiettivo primario di sradicare la povertà, ridurre le disuguaglianze, migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e promuovere uno sviluppo sostenibile. Grazie alla sinergia tra Società Civile, Privato e Istituzioni.

Passare dall’angoscia per quanto accade in Occidente a causa del terrorismo alla creazione di uno sviluppo sostenibile in Africa: questo è l’impegno della Civiltà Dell’Amore con un progetto presentato questa mattina all’interno della “Conferenza Stampa Migrazione e Sviluppo” promossa dal Ministero degli Esteri e dalla Cooperazione InternazionaleInterventi.

VILLAGGIO WOLAJTA una lampada a cherosene: in tutti i villaggi ci sono scuole e dunque tutti i bimbi studiano, ma non avendo elettricità studiano alla luce delle lampade a cherosene ammalandosi:

1. agli occhi, per i quali il fumo di cherosene è dannoso;

2. ai polmoni, che respirano il fumo di cherosene mentre studiano,

3. all’apparato digerente in quanto il fumo di cherosene impregna tutte le pentoel e brocche di casa.

* L’Associazione di Volontariato Comitato di Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore, costituita il 2 ottobre del 1992 e dal 1995 di diritto Onlus, opera principalmente su due livelli: uno che prevede la realizzazione di microprogetti e  il secondo che riguarda interventi di maggiore dimensione come l’avvio di microimprese in Africa e nello specifico nell’area del Sahel.

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