Roma – Il 25 novembre è da anni momento di fermento per i movimenti che lottano per la tutela e la valorizzazione delle donne. Istituita ufficialmente nel 1999 dalle Nazioni Unite per ricordare il sacrificio delle sorelle Mirabal del 1960 a Santo Domingo (attiviste democratiche contro la dittatura di Rafael Leonidas Trujillo), ha assunto con il tempo il valore di giornata per la lotta e il riconoscimento dei diritti delle donne sotto profili via via più ampi e inclusivi. Uno dei movimenti più esemplari e visibili in Italia nella lotta contro la violenza di genere in tutte le sue forme è Non una di meno. Negli ultimi due anni Non una di meno si è concentrato anche sulle violenze subite dalle donne migranti e la mancanza di protezione offerta dallo Stato italiano. L’anno scorso furono affissi proprio in occasione del 25 novembre cartelloni che descrivevano le decisioni delle Commissioni Territoriali italiane (nello specifico quella di Roma) sulle questioni di violenza sessuale subita dalle donne. Il messaggio era lampante: “un unico stupro o episodio di violenza sessuale non è meritevole di protezione”. Questa iniziativa ebbe una risonanza mediatico talmente importante che dopo pochi giorni la Presidente della Commissione territoriale di Roma (responsabile di tali decisioni) venne allontanata. Oggi, 25 novembre, Non una di meno ha affisso altri manifesti, concernenti sempre la violenza di genere contro le donne e contro il gruppo LGBTQI (Lesbiche, Gay, Bisex, Transgender, Query, Intersex) non protette e quindi non riconosciute meritevoli di tutela dalla Commissione territoriale di Roma e manifesterà a Roma dalle ore 14.00 (Piazza della Repubblica) per far sentire la sua voce insieme a quella di tutte le donne e uomini che credono nel “piano” di uguaglianza e tutela della donna.
Ma c’è di più. Quest’anno, tra le tante iniziative e manifestazioni, è stato messo in scena da Non una di meno uno spettacolo teatrale che racconta la storia di violenza subita da un gruppo di ragazze nigeriane. Lo spettacolo, già più volte messo in scena e pubblicizzato sulle piattaforme sociali, è stato presentato il 23 novembre all’ESC di San Lorenzo, a Roma. Quel che si vuole mettere in luce sono gli avvenimenti immediatamente precedenti al tristemente noto episodio del settembre 2015, in cui un gruppo di 69 nigeriane richiedenti asilo fu prima detenuto nel CIE di Ponte Galeria e successivamente venti di loro furono rimpatriate, nonostante la pregressa emanazione dei provvedimenti di sospensione del decreto di espulsione del Tribunale di Roma. Le attrici, impersonate dalle ragazze nigeriane realmente protagoniste del racconto, hanno raccontato con grande passione i momenti del loro viaggio: l’amore tradito, gli inganni dei trafficanti, la sofferenza nel deserto, gli stupri e le violenze fisiche, il lavoro in Libia, le bombe sulle loro case, la fuga e l’ulteriore inganno e la violenza subita per salire su uno dei barconi della speranza (o della morte, dipende dai punti di vista), fino all’arrivo sulle coste italiane. Oggi molte di loro sono ancora in attesa di una decisione sulla loro protezione e a tante è stata (inspiegabilmente?) negata, poiché le ragazze non si erano descritte come vittime. Per questo motivo Non una di meno ha deciso di lottare e di far rientrare nel suo “piano” anche il riconoscimento del diritto di asilo per tutte le donne. Perché una donna può essere vittima di violenza, ma ciò non le deve necessariamente levare la determinazione e la voglia di continuare a lottare per una vita migliore.