Roma – L’associazione Di.Fro. (Diritti di Frontiera), gruppo di studenti, laureati e dottorandi attivi nel settore dell’immigrazione, è da anni impegnata, tra le altre cose, nello studio delle realtà tese alla lotta dei fenomeni di sfruttamento lavorativo dei soggetti vulnerabili. L’attività di ricerca è stata svolta sia a Roma che sul campo, nelle zone in cui operano quotidianamentele associazioni di fuori mercato. Proprio il concetto di produzione fuori mercato è stato al centro del dibattito tenutosi durante il seminario “Produrre per non sfruttare”, ospitato nelle aule dell’edificio Tommaseo dell’Università degli Studi “Roma Tre”.
Gli ospiti di questo incontro hanno rappresentato geograficamente tutta l’Italia. Infatti hanno partecipato per il sud Marilisa Nanna e Gianni De Giglio di “Sfruttazero Bari”, già incontrati dai membri Di.Fro. nella recente missione di ricerca di agosto 2017, Gigi Malabarba di RiMaflow per il nord e SulemanDiara di Barikama per il centro. Serena Tarangioli del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – CREA è stata l’ospite istituzionale.
Ogni rappresentante ha esposto la storia della propria associazione, ponendo in evidenza le criticità iniziali da cui è nata, attraverso una spinta comunitaria di gruppi ristretti di persone, nuove opportunità di lavoro solidale e umanamente sostenibile. MaRiflow ha mostrato come una fabbrica metalmeccanica dell’hinterland milanese (Trezzano) smantellata e trasferita in Polonia possa tornare all’attività produttiva e divenire addirittura ecologica, recuperando con i propri mezzi le materie prime (carta, plastica e alluminio) sotterrate nella discarica adiacente e promuovendo la ricerca dei giovani. Oggi attraverso l’associazione Fuori Mercato produce e commercia il Rimoncello e l’Amaro Partigiano.Il progetto Sfruttazero ha sferrato un colpo al caporalato pugliese, tentando di agire in controtendenza allo sfruttamento dei migranti e, in generale, dei soggetti più vulnerabili nelle piantagioni di pomodori. Ha infatti messo sotto contratto i lavoratori e prodotto una salsa genuina ed equosolidale, due caratteristiche rispecchiate nel prezzo di quest’ultima, ben superiore a quella presente negli scaffali dei supermercati, il che fa aprire gli occhi sugli effetti del caporalato su tutta la Grande Distribuzione Organizzata e i relativi collegamenti. SulemanDiara, presidente di Barikama, ha invece raccontato le difficoltà che quotidianamente incontrano i migranti, come lui stesso è stato, dal momento in cui sbarcano in Italia: lo sfruttamento nei campi agricoli, i problemi con l’accoglienza e con i permessi di soggiorno. Ma anche messo in luce come chiunque, se ha a disposizione un’opportunità per agire, può realizzare il suo sogno e creare qualcosa di importante, partendo da uno yogurt. Questo è Barikama, una cooperativa di migranti che dall’ex-Snia di Roma a Martignano (Roma) ha creato un’attività solidale invidiabile, ormai famosa in tutta Europa. Infatti, a Novembre 2017 Suleman ha partecipato a una conferenza a Bruxelles della Commissione Europea sulle nuove attività equosolidali. Serena Tarangioli, rappresentante del CREA, ha quindi esposto come si scompone il prezzo di un prodotto agricolo, quali sono le cause alla base dello sfruttamento (maggiori commodities e l’ossessione del sottocosto, in primis) e proposto alcune soluzioni, tra cui politiche di sostegno che mirino all’inserimento dei migranti, nuove politiche di filiera e incentivi alla trasparenza e alla qualità. Ha poi avuto luogo un interessante dibattito tra i relatori, in cui sono state costatate criticità comuni e punti di contatto da cui far partire collaborazioni future. Quest’ultimo punto è stato il risultato più importante raggiunto durante il seminario: la creazione di nuovi collegamenti e collaborazioni tra le diverse realtà associative.