La pioggia incessante che per tutta la giornata di venerdì scorso non ha dato tregua a Roma non è riuscita a fermare il personale precario della Ricerca, che per la prima volta ha manifestato davanti alla sede dell’Inail. Da più di 10 anni i lavoratori Inail Ricerca sono in attesa di vedersi riconosciute, anche contrattualmente, le proprie attività e professionalità che svolgevano prima all’ex Ispesl, un ente pubblico che dal 2010 è stato assorbito dall’Inail. Si tratta di specialisti della Ricerca e della Prevenzione: tra loro ci sono uomini e donne che lavorano nel precariato da più di vent’anni, dislocati in varie sedi in tutto il territorio nazionale, costretti a cambiare di frequente luogo di lavoro e spesso lontani dalle famiglie.
I precari della Ricerca Inail hanno dedicato più di un decennio alla sicurezza sul lavoro, impegnandosi con passione e dedizione nella convinzione che la tanto agognata stabilizzazione prima o poi si sarebbe concretizzata. E in effetti l’assunzione a tempo indeterminato sembrava un traguardo ormai prossimo, quando, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, nel 2017 era stato approvato l’art. 20 comma 1del decreto legislativo 75 (legge Madia), che prevede l’assunzione a tempo indeterminato per i lavoratori che abbiano maturato, al 31 dicembre 2017, alle dipendenze dell’amministrazione che procede all’assunzione, almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni. Per rafforzare maggiormente la posizione del personale precario Ricerca e avviare la stabilizzazione dei contratti, nel 2017 l’amministrazione Inail aveva attuato una selezione per titoli e colloquio . Ma a pochi giorni da Natale il tanto sospirato contratto a tempo indeterminato sembra di nuovo una vaga chimera, dopo l’intervento del Ministero della Pubblica Amministrazione che ha richiesto un ulteriore concorso, per verificare nuovamente i requisiti di questi specialisti del settore. In un incontro tenutosi il 4 dicembre 2018, l’amministrazione Inail ha espresso l’impossibilità a procedere come promesso alle assunzioni tout court, senza che sia approvato il nuovo emendamento che la stessa ha presentato al Senato e che verrà discusso nei prossimi giorni. Le speranze rischiano di essere dunque inattese e il contratto di lavoro sembra essere di nuovo irraggiungibile. Le azioni di sensibilizzazione da parte dei 396 lavoratori e dei sindacati non finiranno qui: nei prossimi giorni sono previste altre manifestazioni e sit-in, finchè gli specialisti della Ricerca non vedranno legittimate le loro richieste . Una battaglia giusta, per un diritto al lavoro che dopo tanti anni di precariato dovrebbe essere acquisito e che invece rischia di diventare un sogno impossibile. E’ un paradosso che colpisce proprio la Ricerca, un settore fortemente in crisi, con i migliori “cervelli” che preferiscono fuggire dall’Italia per poter lavorare con maggior tranquillità e sicurezza del lavoro, e che vedono riconosciuti soltanto all’estero il loro valore e eccellenza. Un fenomeno dilagante in un Paese civile la cui crescita, l’innovazione e il futuro dovrebbero essere sostenute proprio dal mondo della Ricerca.