Lampedusa, 26 giugno 2019 – È probabilmente giunta a un epilogo la vicenda della Sea Watch 3, a largo delle acque territoriali italiane da ormai 15 giorni. Riepilogando, dopo aver proposto ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (CEDU) lunedì mattina e vedersi respinto lo stesso martedì 25 giugno, i naufraghi della Sea Watch erano disperati. “Si sono sentiti abbandonati” sottolineavano su Twitter i membri della ONG tedesca. Dunque la capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, ha comunicato la propria decisione: “Basta, siamo entrati. La colpa: essere stati soccorsi da una ong. La punizione: friggere sul ponte di una nave per settimane. Rifiutati e abbandonati dall’Europa. Intanto sono più di 200 le persone sbarcate nei giorni scorsi a Lampedusa. Basta, siamo entrati. Ora #FateliScendere”.
Parole di disperazione, giunte dopo giornate intere di trattative con Governo italiano ed Europa. Alla fine nessuno ha voluto cedere il passo. Neanche la CEDU ha voluto/potuto dire la sua, limitandosi, nel dispositivo del rigetto del ricorso in cui dichiarava la mancanza di sufficienti motivazioni per obbligare l’Italia allo sbarco, a richiamare le istituzioni italiane “affinché continuino a fornire tutta l’assistenza necessaria alle persone in situazione di vulnerabilità a causa dell’età o dello stato di salute che si trovano a bordo della nave”. Una frase di circostanza che non ha assolutamente cambiato la situazione. Dal canto suo il Ministro Salvini si è dichiarato soddisfatto: “Anche la Corte Europea di Strasburgo conferma la scelta di ordine, buon senso, legalità e giustizia dell’Italia: porti chiusi ai trafficanti di esseri umani e ai loro complici. Meno partenze, meno sbarchi, meno morti, meno sprechi. Indietro non si torna”. Ha anche risposto seccamente al nuovo appello dei 42 migranti a bordo: “Per me la Sea Watch può rimanere lì fino a Natale e Capodanno”.
Ieri sera, quindi, la Capitana della Sea Watch aveva preannunciato l’idea di entrare comunque a Lampedusa, in un atto di necessità per salvare i naufraghi a qualunque costo, conscia di tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate. Alle 14.04 di oggi è quindi partita la comunicazione ufficiale su twitter: “Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”. Il post prosegue con l’accusa della ONG verso l’Europa e la necessità dello sbarco: In 14 gg nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l’Europa ci ha abbandonati. La ns Comandante non ha scelta”. Subito dopo l’ingresso in acque territoriali italiane, la Nave battente bandiera olandese è stata raggiunta dalla motovedetta della Gdf che le ha intimato l’alt più volte, senza ricevere seguito all’ordine. Adesso la nave si trova nei pressi del Porto di Lampedusa, in attesa che parta l’ultimo traghetto per Porto Empedocle alle 20.30, per attraccare probabilmente al molo commerciale.
Subito è giunta la risposta del Vice-premier Matteo Salvini: «Il comandante ha deciso di entrare a Lampedusa? Sappia che l’autorizzazione allo sbarco non c’è, schiero la forza pubblica, il diritto alla difesa dei nostri confini è sacra». Poco dopo, è stata dunque schierata una formazione di Carabinieri sul molo della cittadina siciliana. Salvini ha poi rincarato la dose ricordando, in un post su Facebook, gli effetti del suo Decreto Sicurezza Bis e passando all’attacco di Carola Rackete, comandante della Sea Watch: «L’immigrazione non può essere gestita da navi fuorilegge: siamo pronti a bloccare qualunque tipo di illegalità. Chi sbaglia, paga. L’Europa? Assente, come sempre. Chi se ne frega delle regole ne risponde, lo dico anche a quella sbruffoncella della comandante della Sea Watch che fa politica sulla pelle degli immigrati pagata non si sa da chi e qualcuno pensa che le leggi sono barzellette pagherà fino in fondo». Nel frattempo, l’ambasciatore italiano all’Aja (Olanda) ha inviato una richiesta formale al governo olandese per prendersi le proprie responsabilità rispetto a una nave che batte bandiera dei Paesi Bassi.
Anche le altre forze politiche hanno voluto dire la loro. La capogruppo forzista Meloni, ha dichiarato senza mezzi termini che “la Sea Watch va affondata”. Il vice premier Luigi Di Maio ha attaccato con forza l’Europa chiedendole di “aprire gli occhi, fare un tavolo e rivedere Dublino perché non è possibile che tutti i migranti continuino a sbarcare in Italia. Non abbiamo bombardato noi la Libia», rivolgendosi indirettamente alla Francia, nemica ostica dei Pentastellati. Il segretario del PD, Zingaretti, ha chiesto un incontro urgente al Premier Conte per “discutere delle politiche sul tema dell’immigrazione e della gestione dei flussi”, ritenendo che non sia il caso di “offrire al Paese questo osceno teatrino indegno per un Paese civile”. Di stesso avviso anche il Sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, riguardo a una caratteristica peculiare della vicenda: “È una sceneggiata mediatica. Stanotte sono sbarcate otto persone e non c’è stato alcun porto chiuso. Come anche nei giorni precedenti. Poi, per 42 migranti che per 17 giorni stanno sulla nave, si sta scatenando il finimondo anche con implicazioni internazionali. Insomma, una sceneggiata di pessimo gusto”. Parole decise e dirette che mostrano un lato macabro di tutta questa vicenda. Infatti, non è un segreto che negli ultimi giorni siano sbarcate più di 200 persone a Lampedusa. Migranti trasportati da trafficanti con navi madri che li abbandonavano a pochi km dall’isola. In alcuni casi, fortunatamente, i trafficanti sono stati fermati dalle autorità. Ma il punto fondamentale di tutta la vicenda è che effettivamente i porti non sono rimasti chiusi. Vi è quindi solo un aizzamento da campagna elettorale, “una sceneggiata di pessimo gusto” come detto dal sindaco Martello, contro le ONG (stigmatizzazione che va avanti da almeno due anni su cui non si intende in alcun modo entrare nel merito) o vi sono altre ragioni di politica estera e, in particolare di potere a livello europeo, che alimentano queste vicende che puntualmente si ripropongono ogni 3-4 mesi? Il fatto che la nave Sea Watch 3 batta bandiera olandese e appartenga a una ONG tedesca lascia trasparire forse una volontà di far valere la propria voce in Europa sui temi caldi dell’agenda UE da parte dell’Italia (come tra le altre cose il rischio di procedura di infrazione)? O semplicemente si tratta solamente di congetture e teatrini mediatici astratti, mentre delle persone reali soffrono su un’imbarcazione in mezzo al mare?