Roma – Il 15 giugno è’ stato presentato, presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica, l’appello promosso e sottoscritto da accademici, ricercatori, scienziati, cittadini e politici, a favore della scienza e del metodo sperimentale quale strumento critico per migliorare la conoscenza e stimolare lo sviluppo sociale ed economico. A firmarlo, numerosi scienziati e accademici di fama internazionale, oltre ad alcuni politici tra cui: Maria Chiara Carrozza, Mariastella Gelmini, Luigi Compagna, Pietro Paganini, Raffaello Morelli, Antonio Pileggi, Stefano De Luca, Maurizio Vernassa..
Perché questo appello? Perché il crescente condizionamento delle decisioni dei cittadini attraverso l’emotività e i pregiudizi rischia di limitare le nostre libertà e di ridurre il nostro benessere. Nasce così l’esigenza di una comunità di persone di unirsi per rivendicare un principio sacrosanto: quello dell’importanza della conoscenza scientifica dei fatti che ha portato nei secoli alla nascita della società dell’informazione. Eppure oggi questa società fa contare sempre meno i fatti e i risultati della scienza, e fa sempre più guidare le scelte dei cittadini dai pregiudizi e dalle emozioni. È stata definita l’epoca della post-verità, proprio in riferimento al suo distacco dai fatti reali.
Ma non è certamente la maggiore sovranità dei cittadini a preoccupare i firmatari dell’appello. Ciò che li allarma è che i cittadini decidono sempre più assumendo per vere informazioni che non lo sono: basta che corrispondano alla personale visione del mondo. Non siamo più abituati, né tantomeno ci viene insegnato a leggere i fatti secondo il metodo sperimentale della scienza ma ci aggrappiamo alle informazioni rientranti nella nostra visione del mondo, senza discuterle, quasi per rafforzare ognuno la propria identità. Viceversa l’esperienza storica ci insegna che chiudere la propria mente alle reali condizioni del mondo peggiora sempre i rapporti del convivere nella diversità e porta a regredire in termini di libertà e di benessere.
“La scienza è lo strumento con il quale l’uomo ha sviluppato la conoscenza e ci ha permesso di accrescere le nostre condizioni di benessere e prosperità. Paradossalmente, nell’età dell’informazione e di Internet, stregoni moderni che sfruttano le emozioni piuttosto che la ragione sono riusciti ad emarginare la scienza. Promuovere il metodo sperimentale a livello pubblico, partendo dalle scuole, è fondamentale per consentire ai cittadini di compiere scelte libere” – afferma Pietro Paganini, promotore dell’appello insieme alla prof.ssa Maria Chiara Carrozza. A fargli eco la Professoressa Carrozza: “Quella che stiamo vivendo è una fase delicata nella quale sta cambiando molto il rapporto tra capitale e lavoro e dove siamo obbligati a ripensare la scuola e il suo ruolo attraverso un progetto scolastico nuovo capace di proporre una visione globale e di rendere le nuove generazioni più consapevoli e capaci di fare delle scelte”.
“Questo Appello – ha aggiunto Raffaello Morelli, uno dei suoi primissimi promotori – non tratta un argomento settoriale bensì è la componente portante di un’azione politica per mettere al centro della vita democratica il ruolo del cittadino, che avanza le sue proposte in base ai fatti, confligge secondo le regole e sceglie con il voto indirizzi e persone di governo innescando il cambiamento e impedendo le incrostazioni conformiste e oligarchiche”.
Doveroso, infine, secondo il Senatore Luigi Compagna sottoscrivere questo appello “perché richiama ai principi cardine del liberalismo”. “Non dobbiamo permettere – ha detto Compagna – che il diritto alla falsa notizia inquini il funzionamento del diritto alla cittadinanza e quindi l’esercizio della democrazia”, continua Campagna, sottolineando la necessità di rendere più autonome nelle scelte le nuove generazioni. “Credo si debba trasformare il documento in mozione per chiedere al Ministro dell’Istruzione una commissione di alto profilo che inizi a pensare e a introdurre nel dibattito pubblico il fatto di non poter più prescindere dall’adottare il metodo scientifico”.
L’appello contiene un invito a tutti gli insegnanti affinché nell’esercizio delle proprie funzioni utilizzino il metodo critico così da stimolare gli studenti a confutare quanto viene loro trasmesso; un invito a tutte le scuole, al di là delle linee guida ministeriali, affinché sollecitino il dibattito critico sui fatti, piuttosto che la falsificazione delle ipotesi interpretative, e a promuovere percorsi adatti a diffondere il metodo sperimentale, che ad oggi è lo strumento più efficace per rispettare il ritmo del tempo; un invito a tutti i direttori delle testate e gli operatori dei social media, a favorire il controllo dei fatti e il dibattito in base al metodo sperimentale; un invito più generale rivolto a tutti gli italiani che navigano, scambiano opinioni e si confrontano, affinché riflettano prima di esternare i loro assunti, sforzandosi di verificare e confutare quello che hanno letto e sentito, nel segno critico del metodo sperimentale.