“Il mio plauso ad una Mamma Sentinella che dopo aver scoperto che il figlio su Whatsapp era iscritto a due gruppi con nomi in codice “Tana della Luna” e “Scooby Dank”, dove si condividevano immagini e video “gore”, torture e suicidi, ha avuto paura e consegnato lo smartphone del figlio alla Polizia Postale che non ha esitato ad aprire le indagini e scoprire un terribile mondo sommerso di perversioni e pedopornografia infantile divulgata on line lungo tutto lo stivale. Un genitore che magari non ha voluto condividere le sue paure su un gruppo di Whatsapp delle mamme. Che ha sfidato se stessa. Che ha capito come questo mostro dalle mille braccia chiamato pedopornografia on line era talmente grande e forte che sola non poteva farcela”.
Così scrive il sociologo Francesco Pira, professore di comunicazione all’Università di Messina, esperto di nuovi media oggi in un commento a pagina 4 sul quotidiano La Sicilia dopo la vasta operazione su tutto il territorio nazionale contro la pedopornografia on line condotta dal Compartimento della Polizia Postale e delle comunicazioni di Catania con il coordinamento della Procura distrettuale e della Procura per minorenni del capoluogo etneo. Sono 51 gli indagati per detenzione e divulgazione di pornografia minorile. Il professor Pira da anni è impegnato in una dura battaglia contro gli orrori della rete: cyberbullismo, sexting e fake news e spesso tiene conferenze nelle scuole di tutta Italia incontrando studenti, docenti e genitori. Costante il suo impegno nell’attività di prevenzione che ribadisce anche in questa occasione è necessaria.
“Accade spesso però che molti genitori, seppur consapevoli delle opportunità ma anche dei pericoli della rete, si guardino bene dal partecipare ad incontri loro dedicati su questi temi. Non hanno tempo e non hanno voglia. Eppure molti sanno che sugli smartphone dei loro figli, come ha potuto appurare la Mamma Sentinella, giravano immagini erotiche. Ho più volte ribadito, in incontri con i genitori in giro per l’Italia che concetti come intimità e privacy, diventano per i nostri figli, funzionali alla costruzione dell’immagine che si vuole fornire al proprio pubblico sui social network. Le relazioni social sono spesso caratterizzate da un’estremizzazione delle emozioni. Per questo noi adulti abbiamo il dovere di presidiare e soprattutto di educare i nostri figli ad un uso consapevole. Ma per farlo dobbiamo conoscere i social network, capire quali sono i nuovi codici e i nuovi linguaggi. I pre-adolescenti e gli adolescenti, e questo viene fuori dal nostro lavoro di ricerca, in rete ormai vetrinizzano ogni momento della loro vita. Non si tratta semplicemente di narcisismo, di ricerca del successo nel proprio gruppo di pari, ma di esposizione sui social, in particolare Instagram. Un bisogno di essere sostenuti, rassicurati, accettati. Dinamiche mostrano la complessità e le contraddizioni della vita sociale dei ragazzi sul web, le loro fragilità e insicurezze. E proprio su questo – ha concluso il sociologo Pira – puntano gli adulti che poi costruiscono le reti pedopornografiche”.