Il giubbotto salvagente e la croce sono anche pietre miliari che indicano i passi da compiere. “Siamo tutti responsabili – afferma il Papa – della vita del nostro prossimo”:
Bisogna impegnarsi seriamente a svuotare i campi di detenzione in Libia, valutando e attuando tutte le soluzioni possibili. Bisogna denunciare e perseguire i trafficanti che sfruttano e maltrattano i migranti, senza timore di rivelare connivenze e complicità con le istituzioni. Bisogna mettere da parte gli interessi economici per mettere al centro la persona, ogni persona, la cui vita e dignità sono preziose agli occhi di Dio. Bisogna soccorrere e salvare, perché siamo tutti responsabili della vita del nostro prossimo, e il Signore ce ne chiederà conto al momento del giudizio.
Questo il messaggio di Bergoglio alle porte del Natale, un messaggio preciso e rivolto ad ogni uomo di buona volontà, non solo cristiano, come voler evidenziare che l’accoglienza è un bene comune più che una ispirazione cristiana.
Il crocifisso con il giubbotto di salvataggio sembra una sfida che Francesco lancia non tanto alla comunità cristiana, ma ad una chiesa che a volte sembra escludere invece che includere.
Il percorso di trasformazione della chiesa che sta apportando il papa, sembra andare ad incidere, a volte a rompere, le zone di confort che esistono. Ricordiamo ancora il discorso fatto alle congregazioni in cui le stimolava ad aprire i monasteri al territorio, o quello fatto ai vescovi in cui li esortava a far aprire le chiese, ad accogliere, un papato all’insegna dell’accoglienza, dell’”uscire fuori”, non più rimanere dentro le mura “sicure” di una chiesa a parlare di Dio, ma uscire fuori a “Cercarlo” tra la gente. Questo papa non chiede alla sua chiesa di essere eroica ma di essere evangelica, una posizione scomoda, come quella di Don Puglisi, che incarnava il Vangelo al punto tale da diventare scomodo e morire per la sua gente, non un eroe, ma un servo umile di Dio che cercava giorno per giorno di mettere in pratica il vangelo.
Questo costante ed instancabile lavoro, svolto da questo papa, si può riscontrare anche nell’aver preso di petto uno dei temi più “pericolosi”, la pedofilia, decidendo in prima istanza di chiedere scusa a tutti i feriti della chiesa, attraverso anche colloqui personali con queste anime ferite, ma ha anche deciso proprio di togliere ogni possibile zona di confort eliminando il segreto pontificio sui casi di pedofilia, e facendo si che non sia la chiesa a risolversi il problema al suo interno, ma la giustizia normativa. Scelta che sembra richiamare le parole di Gesù “date a Cesare ciò che è di Cesare, ed a Dio ciò che è di Dio”.
Un papato difficile, in cui i possibili nemici sono in ogni angolo. Questo non ci deve spaventare, o scandalizzare se all’interno di luoghi di “Dio” ci sia il male. Il male riesce a nascondersi nei chiaroscuri, il male riesce a penetrare la più piccola crepa e da lì come un tumore in metastasi inoculare ogni spazio a sua disposizione. La bellezza di questo papato è proprio questa, l’essere riuscito, sino ad ora, a far vedere che la chiesa, quindi l’insieme di persone che credono in Dio, possono sbagliare, ma anche avere la possibilità di chiedere scusa.
Che stupendo concetto quello di chiedere scusa, grazie a questa piccola parola, se vissuta pienamente, si innesta tutto l’amore di Dio per l’uomo. Chiedere scusa come pentirsi profondamente dell’errore fatto, ma ancor di più, chiedere scusa “solo” di aver offeso la sensibilità dell’altro. Chiedere scusa rende la chiesa vicina, perché come noi può errare, e come noi può ricominciare. Ma non bisogna pensare che la chiesa sia Dio. La chiesa è fatta di uomini e quindi può fallire, la religione è di Dio quindi perfetta.
Penso che Dio ci abbia dato la possibilità di chiedere scusa per poterci salvare, per poter ricostruire la relazione interrotta non tanto con Lui, ma con il fratello che ci sta vicino. Perché alla fine Dio vive proprio nella relazione d’Amore tra le persone, quell’Amore disinteressato, puro, sincero, capace a morire a sé per l’altro.
Ed allora questo crocifisso sembra ricordarci proprio questo, bisogna ricominciare ad amare il prossimo, chiedendo scusa e rivedendosi nuovi, così come Dio ci vede in ogni momento.
Questo lo stupendo messaggio di auguri che il papa ha lanciato.