«Occhi gonfi di lacrime, tanti privi di speranza, altri lucidi mentre si punta il cielo: sono attimi di vita, una cronaca che si può leggere sotto gli occhi di una quotidianità che sembrava monotona finché il bollettino delle ore 18.00 non inchioda a una verità che smaschera ogni recita.
Da Cremona un papà appena quarantenne, sistemato su un freddo lettino di un ospedale tiene la mano di un infermiere come a volere afferrare un brandello di speranza “Giurami che mi svegli” – sussurra – mentre va per essere intubato.
Poche parole che dicono tutto: non chiede cose inutili, titoli che non servono, solo una promessa “Svegliami”.
Questa parola ricca e carica di vita vorrei posarla timidamente nel cuore di chi sta leggendo queste poche parole buttate qui per scuotere le coscienze di chi sino a ieri puntava il dito verso gli altri, amava rincorrere il superfluo pur di essere migliore di tutti, che usava pensieri e parole per denigrare e provare a distruggere tutto e tutti.
“Giurami che mi svegli” perché voglio tornare ad abbracciare chi porto nel cuore e ritornare a piangere lacrime di gioia, “Giurami che mi svegli” perché lascerei nello strazio e nel dolore tanti che mi vogliono bene,
“Giurami che mi svegli” perché desidero ancora correre tra le strade dei miei sogni e le certezze della mia fede,
“Giurami che mi svegli” perché amo la vita e vorrei ancora dare il meglio di me per piantare i semi della pace, della fratellanza e della fraternità.
“Giurami che mi svegli”perché voglio respirare senza tubi e bombolette di ossigeno”.
A che serve accumulare “ tante cose” quando la vita si spegne come una candela che vede la sua fiammella dover fare fronte al ciclone di un vento impetuoso.
Tante famiglie in queste ore sono chiuse, blindate da un assordante dolore, terribile, che dobbiamo a tutti i costi condividere.
Forse ancora il papà quarantenne starà implorando “Giurami che mi svegli”.
Sì, fratello sei sveglio… come me».