La crisi sanitaria e le restrizioni hanno fermato, non solo i lavoratori delle aziende, ma anche tutti quei lavoratori dell’economia non osservata, ovvero quella che sfugge alle rilevazioni fiscali, previdenziali e statistiche, che, non potendo ottenere sussidi statali, potrebbero andare ad ampliare il serbatoio dei gruppi criminali. Le mafie oggi hanno bisogno di nuovo consenso per il loro piano di espansione, in una intervista, rilasciata a La Repubblica, il procuratore nazionale antimafia Federico de Raho dichiara: “Famiglie e lavoratori già in questa fase vengono circuiti nelle regioni del Sud con l’offerta generosa di buste della spesa e generi di prima necessità”. Già sabato scorso Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha dato direttive ai prefetti per monitorare le attività criminali, e nel contempo la Banca d’Italia ha richiesto a banche e intermediari finanziari di “continuare a sottoporre la clientela a tutti gli obblighi previsti dalla disciplina in materia di antiriciclaggio”.La pandemia offre miglia di opportunità alle mafie, che hanno liquidità quasi illimitata, e presenza sui territori in maniera radicata. La nuova lotta, per riconquistare consenso ed espandere il proprio potere parte proprio nell’essere presente e risolvere il problema alle fasce più deboli. In questo momento sembra anche che la richiesta di pizzo, lo spaccio ed altre “aziende illegali” si sono fermate per ovvie ragioni di impossibilità di movimento, ma, proprio grazie alla liquidità che è presente da sempre nelle mafie, possono essere strumento di aiuto non disinteressato a famiglie o piccole aziende, che non riuscendo ad accedere agli aiuti di stato, vengono sinuosamente ammaliati dal racket dell’usura.
Nel quartiere Zen di Palermo, dove Zen sta per l’acronimo di zona espansione nord, Giuseppe Cusimano, pregiudicato e fratello di Nicolò, condannato per traffico di droga, regala la spesa alle famiglie bisognose. Una pandemia che sta evidenziando la povertà di Palermo, ma anche dell’intero sud Italia. In alcuni paesi dell’entroterra l’economia si basa molto sul lavoro sommerso e le persone non possono accedere a forme di aiuto dallo Stato. Da metà marzo sono iniziati ad emergere i primi problemi, le prime minacce di assalti ai supermercati, ma le mafie si muovono silenti ma costanti, in alcuni quartieri come il Cep, altro quartiere della periferia palermitana, ma anche Ballarò, gli uomini delle mafie si muovono consegnando pacchi della spesa, sostegno, proprio perché le mafie hanno molta liquidità possono acquistare la spesa alle persone, sostituendosi così di fatto allo stato, e riprendendosi un po’ di consenso, che negli scorsi anni è scemato.
Bisogna anche evidenziare il positivo che c’è, e che lotta ogni giorno per emergere, per ridare dignità non solo al proprio lavoro, ma anche alle persone che con fatica ogni giorno dicono no a facili alternative alla legalità, questo positivo è parte dello stato, anzi è stato stesso. Moltivolti e Caritas a Ballarò, ad esempio, oltre alla distribuzione di pasti, si sono impegnati nell’aiutare le persone a compilare i moduli per richiedere i buoni spesa erogati dal Comune, un esserci concretamente, una evidenziazione che lo stato c’è, ma non possono e non devono essere lasciati soli.
Ma non è solo Palermo, a Napoli il 30 marzo il Mattino pubblica la notizia: “Pasta e prestiti. Il virus-welfare dei clan a Napoli”. Le nuove strategie della camorra: “Hanno congelato i prestiti a usura, hanno rinviato ogni scadenza, sanno che la partita decisiva si gioca in questi giorni”. E ancora: “C’è chi ha fatto arrivare pasta, zucchero e caffè nelle case dei più bisognosi, c’è chi fa arriva la busta della spesa a casa di chi non ce la fa più”. Fabio Giuliani, referente di Libera Campania, dichiara in una intervista: “Bisogna prendere in considerazione il grido di allarme del Confederazione nazionale artigiani (Cna) sulla liquidità: va bene il credito di imposta, che permette di scalare le tasse da pagare, ma servono soldi liquidi. Il problema dell’usura non riguarda soltanto le famiglie povere, ma anche imprenditori.”Sembra chiaro che dove ci sono dei presìdi del Comune o della Caritas, o associazione del terzo settore, dove c’è una presenza nel territorio, è più difficile che la gente cada in quei meccanismi. Se c’è il vuoto, allora le mafie si inseriscono, si sostituiscono.Bisogna stare allerta ed attenti ai segnali dell’usura. Negozianti e imprese già in difficoltà ci potrebbero cadere, il rischio è alto, ma se l’assistenza congiunta tra terzo settore, chiesa e comuni regge, allora si può tamponare, ma bisogna attivarsi anche per i piccoli e medi commercianti. Bisogna anche stimolare la solidarietà di buon vicinato, l’attenzione al proprio vicino, come più volte detto dal Governo ed evidenziato anche da papa Francesco “siamo nella stessa barca” e “solo insieme possiamo uscirne”.
L’unica speranza che viene mormorata tra le strade, nella speranza che arrivi ai “piani alti della politica internazionale, è la certezza che questo sistema economico-sociale deve essere rivoluzionato, che la persona deve tornare al centro di ogni azione, che l’interesse economico, ed ancor meno il profitto, non può mai più essere messo al di sopra del bene comune, dell’attenzione alla persona.Bisogna stare attenti anche che in questi moti di cambiamento socioeconomico, in cui le infiltrazioni, e gli interessi delle mafie si potrebbero innestare. Sembra assurdo ma la capacità di mutazione delle mafie è veloce, e come già detto in precedenza, l’altissima disponibilità di liquidità economica gli permette di rimodularsi e reinventarsi molto più velocemente della burocrazia. Bisogna stare attenti, ed unirsi in gruppi di persone capaci di vivere per il bene comune in cui far nascere nuove prospettive di rimodulazione di questa nuova Italia.