Lo sbarco anglo-americano in Sicilia, nei pressi di Licata, è la naturale continuazione di quello avvenuto un mese prima nell’isola di Pantelleria.
La scelta di aprire un fronte di attacco contri i tedeschi ed italiani dalla Sicilia, non fu facile, e fu molto contrastata da Stalin che avrebbe voluto che il fronte si aprisse nell’Europa del nord, per alleggerire la pressione tedesca sull’Unione Sovietica.
Nel gennaio del 1943 ebbe luogo a Casablanca un incontro tra il primo ministro britannico, Wistin Churchill, ed il presidente americano Franklin Roosevelt, per discutere e pianificare le azioni di guerra da condurre nel 1943. In quella conferenza Churchill cercò di convincere Roosevelt affinché il famoso secondo fronte venisse aperto nei Balcani e precisamente tra la Grecia e la Jugoslavia. Ma Roosevelt era convinto che il secondo fronte dovesse essere aperto in Sicilia, perché, diceva “Italy: the soft underbelly of the axis” (l’Italia: ventre molle dell’asse…). infatti, già nel 1942, nei primi mesi dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, iniziarono i primi contatti tra l’U.S. Navy (la marina militare americana) ed il famoso capo della mafia siciliana Salvatore Lucania, conosciuto come Lacky Luciano.
Gli incontri avvenivano nel carcere di massima sicurezza di Great Meadow, dove Lucania era rinchiuso per scontare una condanna ad oltre cinquanta anni. Altri incontri segreti pare vennero effettuati alla presenza di agenti dell’O.S.S. (office of strategy service), la C.I.A. di quel tempo. Gli incontri produssero effetti con patti chiari e strategie a lungo periodo. Pezzi dello stato statunitense presero contatti con alcuni esponenti di Cosa Nostra italo-americana e raggiunsero un accordo: questi avrebbero favorito un contatto con gli esponenti di Cosa Nostra siciliani, i quali si impegnavano a facilitare, e forse guidare, lo sbarco alleato in Sicilia. La posta in gioco era alta; significava avere le garanzie di poter aprire il secondo fronte di attacco contro i nazi-fascisti, gestire la liberazione dell’Italia e di buona parte dell’Europa e non far cattive figure con Stalin che invece avrebbe voluto l’apertura del secondo fronte nell’est dell’Europa. In cambio di questo favore il governo americano, o pezzi del governo americano, avrebbe promesso ai detenuti mafiosi in America, la libertà. Intanto nell’inverno del 1943, iniziarono i contatti tra gli esponenti di Cosa Nostra americani e quelli siciliani e soprattutto il collegamento tra questi ed il governo americano. Lucky Luciano ebbe il compito di mettere in contatto il boss Calogero Vizzini con alti esponenti degli alleati. Proprio Vizzini curò personalmente le operazioni che precedettero lo sbarco, e si fece garante che l’occupazione dell’isola avvenisse nel più scrupoloso ordine e nella massima tranquillità, tanto per l’esercito alleato quanto per le stesse popolazioni civili. Infatti, nel giro di qualche settimana, tutta intera la Sicilia fu sotto il controllo degli alleati, proprio perché era già sotto controllo dell’esercito della mafia. La Sicilia venne “liberata” in appena 37 giorni. C’è dubbio che l’aver svolo la mafia un ruolo così indispensabile nella vicenda dello sbarco alleato, che si rivelò così anche un gran successo diplomatico, deve averla rafforzata e da questo successo deve averne tratto vantaggi?
Regista dell’operazione dello sbarco in Sicilia fu il colonnello Charles Poletti, italo-americana e massone, che insediò il suo quartiere generale tra Palermo e Monreale. A Corleone, Poletti come interlocutore scelse un garzone di bottega, tale Vito Ciancimino, utilizzato ufficialmente dagli alleati come interprete, ancorché risulta che Ciancimino non parlasse una sola parola di inglese!
Primavera 1943. Ha inizio la vicenda di Salvatore Giuliano, diventato in seguito bandito per caso e descritto come una sorta di moderno Robin Hood.
Giuliano, con il crescere del suo potere, ha rapporti con tutto il mondo politico, rapporti privilegiati con la mafia nonché rapporti ufficiali con il governo degli Stati Uniti. Giuliano scrisse infatti una lettera al presidente Truman affinché questi favorisse l’indipendenza siciliana. Poco dopo Giuliano divenne colonnello dell’EVIS (esercito volontario indipendentista siciliano) che era il braccio armato del MIS (movimento indipendentista siciliano).
Salvatore Giuliano aveva rapporti organici con Ciro Verdani che allora era a capo del CFRB, la struttura preposta a dare la caccia ai banditi. Ma aveva “normali rapporti” con l’allora procuratore generale di Palermo, eccellenza Pili. Quando Giuliano venne ucciso da Gaspare Pisciotta e i carabinieri inscenano l’omicidio come se fosse accaduto in seguito a conflitto a fuoco, nelle sue tasche venne trovato un biglietto autografato del suo amico Verdiani: “guardati dai carabinieri e dal cugino Pisciotta”. Un altro biglietto, questa volta autografato di Giuliano e indirizzato a Verdiani venne trovato in casa di questi. In quel biglietto Giuliano ricordava all’amico Verdiani gli incontri avuti nei Natali del 1947 alla presenza del procuratore Pili. Giuliano a quell’epoca aveva già massacrato oltre 500 carabinieri e poliziotti, oltre ad avere compiuto sanguinose rapine, sequestri di persona ed altri delitti.
Calogero Vizzini che collabora attivamente allo sbarco alleato, Vito Ciancimino che “svolge” funzioni di interprete per il quartiere generale anglo-americano, e la stessa vicenda del “bandito” Giuliano che non solo non viene perseguito e ricercato ma addirittura viene agevolato e favorito, sono tutti indicatori del clima di compromesso che regnava in quegli anni in Italia e spiegano, almeno in parte, gli anni a venire forse anche le stragi dei Giudici Falcone e Borsellino, sino ad arrivare all’omicidio di Don Pino Puglisi.
Sembra un po’ forte l’idea di associazione un momento così forte, come la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista, alla svendita della Sicilia alla mafia, ma è anche doveroso informarsi ed informare. Questo, come diceva Falcone, ci evidenzia che la mafia è SOLO un’organizzazione creata dagli uomini e quindi ha avuto un suo inizio e avrà una sua fine.