Il caldo degli ultimi giorni sta mettendo a dura prova gli italiani, ma rende ancora più difficoltoso svolgere attività lavorative, soprattutto se all’aperto. La temperatura ideale per lavorare va dai 16 gradi ai 24 gradi, almeno per l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sopra i 30 gradi, come sta succedendo in questo ultimo periodo, siamo sopra la soglia.
In base all’articolo 2087 del Codice Civile il datore di lavoro è obbligato a tutelare la salute dei suoi dipendenti, adottando tutte le misure necessarie.
Gli attuali obblighi normativi, previsti dall’INAIL, tutelano il benessere del lavoratore, considerando anche le condizioni microclimatiche degli ambienti di lavoro. I fattori principali che determinano il microclima sono per esempio la temperatura, l’umidità.
Per questo motivo, l’INAIL e il Ministero della Salute, per far fronte all’emergenza caldo in ambito lavorativo, hanno proposto ai lavoratori un vademecum da seguire. Il primo consiglio è di bere a prescindere dallo stimolo, questo per prevenire la disidratazione, poi vestire con abiti di colore chiaro e leggero, rallentare i ritmi di lavoro, bagnarsi la pelle e usare un copricapo per ripararsi dai raggi solari. Inoltre, informarsi sul primo soccorso e sui primi sintomi di malessere fisico.
Altri consigli riguardano il modificare l’orario di lavoro e riprogrammare le attività non prioritarie, come rimandare le attività più fisicamente impegnative alle ore più fresche della giornata, fare molte pause e ripararsi nelle zone di ombra. Sopra determinati indici di calore è prevista la totale interruzione del lavoro.
Una ulteriore strategia è quella di promuovere il reciproco controllo tra colleghi, sorvegliando e facendo monitoraggio, insieme al responsabile della sicurezza. I datori di lavoro potrebbero individuare un responsabile che abbia il ruolo di sorveglianza delle condizioni meteoclimatiche, e potrebbero garantire ai dipendenti un percorso di formazione sugli effetti del caldo estremo e sulle misure protettive da adottare.