L’Italia si è sempre contraddistinta dagli altri paesi per la sua grande tradizione culinaria, specialmente per tutte le ricette che riguardano pizza e pasta, i masterpice della nostra terra.
Nonostante l’attenzione e la cura riposta in cucina, gli ingredienti italiani non sono stati immuni alle critiche, soprattutto il grano.
Oscar Farinetti, imprenditore, dirigente d’azienda e scrittore italiano, fondatore della catena EatItaly ed ex proprietario della catena di grande distribuzione Unieuro, quattro anni fa, durante la puntata televisiva del 3 agosto 2016 In Onda Estate avrebbe affermato “Il grano italiano non è di alta qualità, il grano canadese, ad esempio, è qualitativamente superiore. Per fare una pasta di alta qualità e per ottenere una semola di alto livello servono caratteristiche di proteine, di glutine di cenere nel grano duro che purtroppo in Italia è molto difficile ottenere sia per ragioni climatiche che per mancanza di un terreno sufficientemente grande. Scarsa anche la cultura del pane in Italia”.
Nonostante la sua non sia stata una critica esplicita al prodotto made in Italy, dalle parole di Farinetti potrebbero essere stati suscitati effetti negativi sulla percezione del consumatore. Le sue affermazioni, infatti, insieme ai messaggi pubblicitari ripetuti e persistenti, potrebbero aver condizionato i possibili clienti in maniera fuorviante e dannosa, innescandogli inconsciamente pensieri e credenze che, in questo specifico caso, si possono riflettere negativamente sull’economia e il successo delle aziende italiane del settore.
La tradizione si dimostra essere la prova lampante di come queste siano però soltanto parole, basti pensare al pane di Matera, alla pasta fresca fatta in casa o al pane di Altamura per rendersi conto che la cucina italiana non solo è tradizione, ma anche amore e rispetto per essa.
A difendere i prodotti del nostro paese ci ha pensato Antonio Di Pietro, ex magistrato e leader del partito Italia dei Valori: “Non condivido nulla di quel che ha detto e lo dico da piccolo contadino. L’Italia vive sui piccoli agricoltori. Ma poi fino all’altro ieri ci hanno sempre detto che sapevamo fare una pasta eccezionale e che avevamo un grano duro magnifico e ora scopriamo che da tutt’altra parte del mondo fanno la pasta buona e noi la facciamo schifosa? Veramente mi piange il cuore!”.
Ad oggi, però, l’imprenditore Farinetti pare aver cambiato idea ed essere tornato sui suoi passi. Le sue affermazioni sembrerebbero mutate notevolmente rispetto a quelle di 4 anni fa: “futuro del nostro Paese è aumentare le produzioni soprattutto di grano tenero e grano duro, dove siamo già molto bravi. Ne facciamo tantissimo, ma se ne può fare di più. In particolare, specializzandosi su queste cultivar antiche buone, saporite, ricche di proteine e di glutine, basse di ceneri, che ci aiuteranno a fare una pasta, un pane, una pizza fenomenali. Nei prossimi anni dobbiamo dedicarci soprattutto a questo”.
Si può quasi parlare di metamorfosi: da un Italia non adatta alla produzione di grano a un paese che ne produce uno ottimo e che si contraddistingue per le sue varietà antiche.
Non è mai troppo tardi per accorgersi di un prodotto di valore e ricco di tradizione.