Il primo maggio ricorre la Festa dei lavoratori, un momento in cui vengono ricordate le lotte per affermare i diritti, da non considerarsi mai scontati, specialmente in un mondo in continua trasformazione e in cui le speculazioni economiche spesso fagocitano ogni traccia di umanità. Ci si dimentica, a volte, di chi sta peggio e di chi soffre in una situazione divenuta ormai al limite della povertà, in nome della competitività a oltranza. C’è chi dorme in auto perché ha perso il lavoro e non può pagare un affitto e chi, come i rider, affronta per una paga spesso inadeguata sacrifici enormi; c’è anche chi viaggia ogni giorno per ore per mantenere la famiglia e un’occupazione, come capita a molti insegnanti, che, anche se stabile, risulta precaria; per non parlare di una manovalanza sommersa e disagiata, i moderni servi della gleba.
Poi c’è una storia vera, raccontata a mo’ di leggenda metropolitana, che, ad ascoltarla dal vivo, sembra espressione di pura fantasia, ma purtroppo costituisce invece una condizione surreale di vita quotidiana per tanti invisibili: quella di un lavoratore extracomunitario che parte con il treno dalla Calabria di notte per raggiungere Roma e lavorare come muratore e ritornare appena concluso il turno dalla sua famiglia nuovamente in Calabria.
È così tra l’eccidio di Portella della Ginestra del 1947, in cui vengono uccisi 11 contadini che manifestavano, le celebrazioni politiche e non, c’è anche la vicenda di Pasquale Auriemma, quindici anni, ucciso dalla camorra senza pietà insieme ad altre quattro persone. Pasquale è una vittima innocente; proprio la sera del primo maggio del 1992 si trovava a casa di un suo caro amico, quando due killer, per vendette incrociate, spararono dentro all’interno dell’abitazione facendo una mattanza, con l’intento di non lasciare vivo alcun testimone. È la strage di Acerra, un comune vicino Napoli. Pasquale faceva la terza media, il padre un impiegato della Nettezza Urbana, mentre la madre era occupata presso una piccola azienda che produceva calzini; una famiglia umile e onesta che viveva in via Pietrabianca, un quartiere povero. Purtroppo la morte di Pasquale passa inosservata in una giornata di celebrazioni o di riflessioni. Eppure anche la criminalità “offre” lavoro: è quello il problema. Così oggi ci sembra doveroso ricordare un giovanissimo innocente che proprio il primo maggio ha perso la vita. Matteo Lorenzano, aderendo al nostro progetto “#InostriStudentiRaccontanoiMartiriDellaLegalità”, studente del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone, classe I sez. D, scrive:
“Pasquale Auriemma morì il primo maggio del 1992 nella strage di Acerra, Pasquale aveva 15 anni al tempo e in una sera come le altre andò a visitare il suo amico e compagno Silvio, con cui era cresciuto in un piccolo quartiere campano di Acerra; la sera dell’accaduto era una sera come tutte le altre, la famiglia di Silvio si preparava per la cena, all’ improvviso 2 killer a volto scoperto aprirono il fuoco e uccisero Silvio e la sua famiglia. Pasquale che come quasi ogni sera andava a casa di Silvio vide tutta la scena e dopo aver assistito a quell’ atto di violenza venne ucciso in quanto testimone scomodo. La mafia non ha rispetto dell’infanzia e elimina chiunque possa intralciare i suoi interessi.”
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) auspica una maggiore attenzione verso avvenimenti che hanno certamente un significato altamente simbolico, soprattutto in una giornata come quella attuale che dovrebbe indurre alla riflessione e alla coesione sociale intorno ai grandi temi umanitari. Invitiamo ad aderire al nostro progetto “#InostriStudentiRaccontanoiMartiriDellaLegalità”. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com).