Come ci ricorda papa Francesco «Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi». La storia dell’indulgenza del Perdono di Assisi, è legata a questa Chiesa dalle piccole dimensioni, la Porziuncola, che il Poverello di Assisi riparò in obbedienza alle parole del Crocifisso di San Damiano. “Io vi voglio mandare tutti in Paradiso”. Le fonti antiche ci dicono che era il 2 agosto 1216 quando san Francesco pronunciò queste parole alla presenza di un gran numero di fedeli accorsi per la consacrazione della chiesetta della Porziuncola, finita di riparare pochi giorni prima. Fu allora che il santo annunciò di aver ottenuto dal Papa l’oggi celebre indulgenza plenaria detta appunto “della Porziuncola” o “Perdono di Assisi”, che in base alle attuali norme ecclesiastiche si può lucrare una volta al giorno per sé o per un defunto, da mezzogiorno del 1 agosto, a tutto il giorno 2. Alla Porziuncola, oggi custodita all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli, questa possibilità è estesa a tutti i giorni dell’anno.
Joseph Ratzinger – in un testo del 2004 riportato in Amici di Lazzaro – così spiegava il senso del Perdono di Assisi:«L’indulgenza in fondo è un po’ come la chiesa della Porziuncola: come bisogna percorrere gli spazi piuttosto freddi ed estranei del grande edificio per trovare al suo centro l’umile chiesetta che tocca il nostro cuore, così occorre attraversare il complesso intreccio della storia e delle idee teologiche per giungere a ciò che è davvero semplice: alla preghiera, con cui ci lasciamo cadere nella comunione dei santi, per cooperare con essi alla vittoria del bene sull’apparente onnipotenza del male, sapendo che alla fine tutto è grazia». Ma come è nata e quali sono le condizioni per riceverla? Occorre soffermarsi sulla visione straordinaria avuta da san Francesco, sul suo incontro con Papa Onorio III e come questa indulgenza venne estesa nel corso dei secoli a beneficio delle anime. Il Perdono di Assisi affonda le sue radici nell’anno 1216, un anno che segna un momento cruciale nella storia della spiritualità cristiana. La tradizione narra che in una notte di luglio, Francesco D’Assisi, immerso in preghiera nella chiesetta della Porziuncola ebbe una visione straordinaria. Apparvero a lui Gesù e la Vergine Maria, circondati da una moltitudine di angeli. Nostro Signore chiese a Francesco quale grazia desiderasse per i peccatori, e il santo rispose con una richiesta audace: chiedeva il perdono completo di tutte le colpe per coloro che, pentiti e confessati, avessero visitato quella chiesa. Questa richiesta, pur essendo molto grande, venne accolta da Gesù con benevolenza. Ma a una condizione: Francesco doveva presentare richiesta al Papa. Così, il giorno seguente, accompagnato da frate Masseo, si recò a Perugia, dove pochi giorni prima era stato eletto al soglio pontificio il cardinale Cencio Savelli, con il nome di Onorio III e con candore gli raccontò la visione avuta. Nonostante alcune esitazioni iniziali, il Vicario di Cristo lo ascoltò con attenzione e alla fine concesse l’Indulgenza: in quel momento nacque il “Perdono di Assisi” o “indulgenza della Porziuncola”. Pertanto il penitente che avendo ottemperato alle condizioni previste per ottenere l’indulgenza, sarebbe stato liberato “dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno e all’ora dell’entrata in questa chiesa”: nasce il “Perdono di Assisi” o “indulgenza della Porziuncola”. Poi il Papa gli disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?” Francesco rispose immediatamente: “Padre Santo, non domando anni ma anime”, e felice si avviò verso la porta; ma il Pontefice lo richiamò: “Come non vuoi nessun documento?” E Francesco rispose: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua: io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”. Qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”. Per non sminuire i luoghi della Terra Santa e delle chiese romane, si giunse al compromesso che tale indulgenza venisse concessa un giorno soltanto. In realtà nelle Fonti Francescane, non abbiamo nessun riferimento né storico né agiografico circa il Perdono di Assisi, non ne parla né Tommaso da Celano né san Bonaventura da Bagnoregio. È il Diploma di Teobaldo, talora indicato anche con il nome di Canone teobaldino, il principale documento storico relativo alla concessione dell’indulgenza.
È chiamato così perché fu redatto dal francescano e vescovo di Assisi, Teobaldo, e fu emanato dalla curia vescovile assisana il 10 agosto 1310. Questo documento conferma la legittimità dell’indulgenza e ne stabilisce le condizioni. Inizialmente, la si poteva lucrare solo un giorno all’anno, il 2 agosto, e soltanto alla Porziuncola. Tuttavia, con l’espansione dell’Ordine Francescano e l’aumento del numero di fedeli desiderosi di ottenere questa grazia, le condizioni furono gradualmente ampliate. Già dalla seconda metà del XIII secolo, l’indulgenza fu estesa a tutte le chiese francescane, permettendo a un numero sempre maggiore di persone di accedere a questa possibilità. Successivamente, il privilegio fu ulteriormente esteso alle chiese parrocchiali di tutto il mondo, rendendo il Perdono di Assisi una delle indulgenze più accessibili e significative nella Chiesa cattolica. Nondimeno Assisi e le Basiliche di San Francesco e Santa Maria degli Angeli sono rimaste le mete privilegiate dove la ricorrenza religiosa vi è celebrata con la dovuta solennità ogni anno. Per ottenerla, un fedele completamente distaccato dal peccato anche veniale, deve fare le seguenti cose: confessione sacramentale per ottenere il perdono dei peccati, partecipare alla Santa Messa e fare la Comunione Eucaristica per essere spiritualmente unito a Cristo; pregare secondo le intenzioni del Papa, per rafforzare il legame con la Chiesa, recitando almeno un Pater, un’Ave e un Gloria; recitare il Credo e il Padre Nostro; visitare una chiesa o oratorio francescano o in alternativa, una qualsiasi chiesa parrocchiale. Le prime tre condizioni – confessione, Comunione e preghiera secondo le intenzioni del Papa – possono essere adempiute pure alcuni giorni prima o dopo, generalmente otto. Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che «le indulgenze sono la remissione davanti a Dio della pena temporale meritata per i peccati, già perdonati quanto alla colpa, che il fedele, a determinate condizioni, questa …è dalla Chiesa, la quale, come dispensatrice della redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi». In pratica significa che il fedele che la ottiene è liberato completamente dalla pena che dovrebbe scontare per i peccati, sia in questa vita sia nell’aldilà. Questo è particolarmente importante perché, secondo la dottrina cattolica, anche dopo che i peccati sono stati perdonati, rimane una pena temporale da scontare, che può essere espiata in Purgatorio. L’indulgenza plenaria, quindi, permette di ottenere una purificazione completa. Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell’«uomo vecchio» e a rivestire «l’uomo nuovo».
La chiesetta della Porziuncola, la terza riparata in obbedienza alle parole del Crocifisso di San Damiano, divenne per Francesco un luogo dove sostare spesso in preghiera, qui capì più a fondo la propria vocazione, qui vi nacque la prima fraternità intorno al Poverello di Assisi, qui Chiara d’Assisi si consacrò al Signore per tutta la vita, qui si svolsero tanti Capitoli dei primi frati; e fu qui che Francesco pianse l’amore non amato: Dio. Non fu dunque un caso se una grazia così grande venne chiesta e ottenuta proprio in questo luogo. Questa indulgenza ci ricorda che il perdono e la misericordia sono sempre a portata di mano per chiunque desideri sinceramente crescere spiritualmente e riconciliarsi del tutto con Dio. Ogni anno il 1° agosto dopo le ore 11:00 alla Porziuncola, nel nome di San Francesco, si aprono le porte della piccola cappella dove egli stesso ottenne dal Signore il “Perdono di Assisi”. Da quel momento, fino alle ore 24:00 del giorno 2 agosto, l’indulgenza plenaria concessa quotidianamente alla Porziuncola, si estende a tutte le chiese francescane e parrocchiali sparse nel mondo. Quest’anno i pellegrini hanno visitato una Basilica messa in sicurezza sismica. È in corso infatti il consolidamento strutturale e il restauro conservativo, trattandosi di un patrimonio spirituale, storico e artistico di altissimo pregio e luogo fra più importanti del culto francescano. I danni ad essa causati dal sisma del 2016 hanno reso necessario un intervento sulla struttura. I lavori, commissionati dalla Provincia Serafica di San Francesco d’Assisi dei Frati Minori di Umbria e Sardegna sono stati avviati ad aprile 2023.
La Festa del Perdono è sempre preceduta da un Triduo di preparazione che si svolge dal 29 al 31 luglio dalle ore 21:15. Il 31 luglio alle ore 16:30 ha anche luogo la Catechesi penitenziale per tutti. Il 1agosto, l’Apertura della Solennità del Perdono, con diverse celebrazioni eucaristiche a partire dalle ore 7:00, quella che si tiene alle ore 11:00 è solenne ed è presieduta dal Ministro generale OFM, padre Massimo Fusarelli, al termine della quale ha luogo la processione di “Apertura del Perdono”. Alle ore 21:15 la Veglia di preghiera. Il 2 agosto, Dedicazione della Porziuncola e Solennità del Perdono, ci sono diversi orari per le celebrazioni delle Sante Messe: alle 7, 8, 9, 10, 11.30, 17,18 e alle ore 11.30, ha luogo quella solenne, quest’anno presieduta dal vescovo di Alghero-Bosa, Mons. Mauro Maria Morfino. Nei saluti iniziali, insieme a Sua Eccellenza Mons. Morfino, altri esponenti del mondo dello spirito presenti alla celebrazione: il Ministro Provinciale dei Frati di Umbria e Sardegna, padre Francesco Piloni, Sua Eccellenza Fabio Fabene, Segretario del Dicastero delle Cause dei Santi, il Vescovo della Diocesi di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino, Sua eccellenza mons. Domenico Sorrentino, il Ministro Generale OFM, il Reverendissimo padre Massimo Fusarelli, altre autorità religiose presenti della famiglia francesca, i fratelli del Terz’Ordine Francescano Secolare, i sacerdoti concelebranti, i religiosi e le religiose. Subito dopo sono seguiti i saluti alle autorità civili presenti, il Vice Prefetto di Perugia, il dott. Nicola De Stefano, il Questore di Perugia, dott. Fausto Lamparelli, la Presidente della Corte d’Appello di Perugia, dottoressa Claudia Matteini, la Presidente della Regione Umbria, dottoressa Donatella Tesei, il senatore Guido Castelli, Commissario straordinario del Governo per la riparazione, la ricostruzione, l’assistenza alla popolazione e la ripresa economica dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, la consigliera dottoressa Scilla Cavanna che rappresenta la Provincia di Perugia, la Sindaca del Comune di Assisi, dottoressa Stefania Proietti, la Presidente del Consiglio Comunale, dottoressa Donatella Casciarri, le autorità militari dell’Esercito, la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza, i Vigili del fuoco. Infine, un saluto fraterno a tutti i fedeli e i pellegrini presenti in Basilica e a coloro che in comunione hanno seguito la celebrazione da casa attraverso i canali social. “Essere accolti non è mai scontato”, questele parole iniziali di Mons. Mauro Maria Morfino:“Ricevere accoglienza, come ci ricorda la Liturgia della Parola di oggi, spalanca il cuore e permette di cogliere che c’è un Perdono immeritato, incondizionato, indefettibile da parte di Colui che sa e che ama. Riconosciamo ancora una volta questo amore, riconosciamo anche la verità ferita, ambigua, doppiogiochista impaurita del nostro cuore”.
“Sono qui anche io come pellegrino di speranza che viene a chiedere misericordia al Misericordioso “ – questol’incipit della sua omelia. “Insieme lo vogliamo fare in questo momento, c’è una composizione di luogo che credo sia indispensabile, in questo luogo che potremo proprio chiamare inanua coeli, Porta del Cielo, realtà sublime, ciò che tocca immediatamente la possibilità dell’ulteriorità”. E siamo qui – ha continuato – ciascuno con il suo tratto biografico, inutile dire assolutamente unico, dove non c’è la possibilità di nessuna duplicazione, una irrepetibilità che chiama appunto quella responsabilità di ogni esistenza umana, ed è qui che ascoltando la Parola di Dio, qui come persone che condividono il medesimo pane eucaristico, in fondo qui dentro è abbastanza semplice essere vescovi, preti, diaconi e battezzati, la vita cristiana incomincia uscendo da quella porta, soltanto che qui ci sono quei divini misteri, l’obbedienza alla Parola, quel pane spezzatosi per noi, quel Corpo offertosi per noi, che ci permette fuori di vivere i medesimi sentimenti di Gesù.
Questo poi è essere cristiani, vivere i sentimenti del Figlio. Vivere da figli nel figlio Gesù. Questa è la nostra situazione in questo momento, di “chiamati”, “appellati” appunto dal Signore in una realtà che è quella biografia personale, così unica, così carica di cose veramente splendide così carica anche di dolore, di fallimenti, di patimenti”. “Se c’è una cosa che ci dà stupore e ci fa molta paura – ha detto – è il perdono immeritato: siamo abituati a pagare tutto, contrattiamo tutto, e invece il Perdono immeritato in qualche modo, perché Dio ha voluto questo. In questo luogo, porta del cielo, ri-apriamo gli occhi su chi abbiamo a fianco, percependolo non come concorrente, avversario, ma come fratello e sorella. E sentirci dire oggi, in questo luogo, ti amo come sei e ti rilancio, è il segno che noi qui oggi riceviamo salvezza e una vita piena”.
Un aspetto molto importante di questa Festa è la confessione sacramentale; in particolare, il giorno 2 agosto, ci sono sempre molti frati e preti italiani e stranieri che si dedicano ad ascoltare i pellegrini nel chiostro a lato destro della Basilica. Tanti pellegrini in fila per lungo tempo in attesa del proprio turno, chi medita in silenzio, chi recita la corona francescana o altre preghiere, chi stringe amicizie lungo il percorso. Quest’anno, come è stato testimoniato dagli stessi volontari del servizio di accoglienza, sono state apportate delle piccole modifiche e nonostante l’afflusso più numeroso dei pellegrini rispetto allo scorso anno, tutto l’iter è migliorato, le file dei pellegrini scorrevano più rapidamente.
Un momento molto bello che si ripete ogni anno il 2 agosto nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli è la Marcia Francescana, che coinvolge qualche migliaio di giovani dai 18 ai 35 anni di tutta Italia e dell’Europa. Si tratta sostanzialmente di un “viaggio a piedi” lungo un itinerario nei diversi territori d’Italia, che ha come meta finale l’arrivo a Santa Maria degli Angeli il giorno 2 agosto, per poter vivere la Festa del Perdono. Quest’anno, a partire dalle 13:30, davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli sono arrivati i giovani della quarantaduesima marcia francescana, guidati dal tema “Vivo con te”, più di 2.000 persone che hanno baciato questa terra prima di entrare in Basilica e raggiungere la Porziuncola. In serata alle ore 19:00 si sono tenuti i secondi Vespri della Solennità, presieduti dal ministro provinciale dei frati minori di Umbria e Sardegna, padre Francesco Piloni. Sempre il 2 agosto alle ore 21:00 in piazza Santa Maria degli Angeli lo spettacolo “Fra’” di e con Giovanni Scifoni.
Tra le iniziative “collaterali” del Perdono di Assisi 2024, ricordiamo il 3 agosto alle 19:30 in Basilica la veglia di preghiera dei giovani della marcia; a seguire, alle 21:30, la recita del Santo Rosario con processione aux flambeaux; e, domenica 4 agosto, il gran finale con il Concerto del Perdono 2024 che inizierà alle ore 21:30 e chiuderà le celebrazioni.
Particolarmente significativo il legame che aveva Francesco d’Assisi con Santa Maria degli Angeli e la Porziuncola. Ci sono anche altri luoghi profondamente amati dal santo, come la Valle Reatina, i luoghi della Valle Santa con i suoi quattro santuari, la Chiesa di San Giacomo il Maggiore a Poggio Bustone, il Santuario di Fontecolombo, il Santuario di Greccio e il Santuario di Santa Maria della Foresta. Di essa san Francesco ne fece, accanto ad Assisi e La Verna, una delle sue tre patrie. Ricordiamo che quest’anno, ricorre un altro importante anniversario, gli 800 anni delle Stimmate: san Francesco infatti nell’estate del 1224 si ritira sul monte della Verna per un tempo di preghiera e silenzio e chiede a Dio di poter condividere appieno la Passione di Cristo.
Un altro luogo di grande testimonianza francescana è Orte, la quale è considerata la prima comunità francescana del Lazio: essa infatti conserva numerose testimonianze della presenza di Francesco di Assisi, da quando, nel 1209 vi soggiornò con i suoi primi undici compagni, per quindici giorni presso la chiesetta rupestre di San Nicolao, sulla collina verdeggiante che sovrasta Orte Scalo. Essa fu la prima sede conventuale dei suoi seguaci nel 1209, Francesco apprezzò una purissima fonte d’acqua e pregò di fronte ad un crocifisso, conservatosi nel luogo sino al 1600. La chiesetta rupestre di San Lorenzo, è invece il luogo ove visse la prima fraternità di seguaci con il beato Teobaldo. Il porto o barca di San Francesco sul Tevere, l’Ospedale dei Pellegrini in località Scappia in Orte Scalo che dal XIII secolo ospitava ed assisteva i pellegrini diretti a Roma. La Chiesa di San Francesco e l’ex convento nel centro storico con il pregevole chiostro ed il convento di San Bernardino, oggi in fase di recupero. La Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio è l’ultima testimonianza francescana, realizzata dal 1934 al 1954 da padre Geremia Subiaco e dalla popolazione di Orte Scalo. Nel Museo diocesano di Arte Sacra di Orte viene conservata la tavola di san Francesco, presso la chiesa romanica di San Silvestro, impreziosita dall’elegante campanile. Fra le tavole a fondo oro raccolte nel Museo, costituisce un rarissimo esemplare di ritratto verosimile del Santo nell’immediatezza della sua morte, è risalente all’ultimo quarto del secolo XIII ed era ospitata nella chiesa omonima.
Partecipare alla Festa del Perdono di Assisi è un viaggio interiore che porta a riscoprire il valore del perdono come strumento di pace e riconciliazione. Sicuramente, in questo anno così difficile, in cui il nostro pensiero va alla mancanza della pace, non soltanto per il conflitto in Ucraina, ma anche per tanti conflitti che sono in corso, abbiamo bisogno di pensare come questa dimensione di ritornare in sé, di ritornare ad una preghiera personale, ad una relazione amicale con il Signore, ci consente di chiedere nella preghiera il dono dello Spirito Santo. Francesco è quell’uomo che ha detto: “Io ho fatto la mia parte. La vostra, Cristo ve la insegni!” (FF1239). Siamo invitati tutti a cercare la nostra missione in quello spirito sempre vivo di Francesco che è, in fondo, semplicemente quello di Cristo. Il messaggio di Francesco è attualissimo, supera i tempi: è sempre nuovo, sempre fresco e vale per ogni epoca. Francesco incarna in sé il vero Dio, vero uomo. Egli parla con parole che si rifanno alla Parola e che, dunque, riescono a raggiungere tutti.