Roma, 20 settembre 2021 – Il clima fresco, il gran verde della montagna e l’aria buona, ideale per ossigenarsi, fanno sì che Abbadia San Salvatore, questa cittadina alle pendici del Monte Amiata, a partire da giugno si riempia di migliaia di atleti che provengono da tutta Italia. Si va dai giovanissimi di 13 anni ad alcuni campioni olimpici italiani e stranieri. Inoltre vanta una delle migliori piste di atletica leggera di tutta Italia, recentemente rifatta.
“Fin dagli anni ‘50 venivano da noi le squadre di serie A” spiega il sindaco Fabrizio Tondi “ma poi le richieste in termini di benefit sono diventate esagerate. Allora abbiamo investito nella pista di atletica, nel palazzetto dello sport, nella piscina, nei campi da tennis e anche di calcio. Lo stadio poi è bellissimo, è al centro della città in un parco pubblico. Saremo, in parte già siamo, una cittadella dello sport”.
A fine agosto si è tenuto un piccolo raduno che accolto alcune società sportive soprattutto romane. Tra di loro tanti habitué che frequentano Abbadia da più di 20 anni e che hanno fatto crescere generazioni di atleti.
Il popolo dell’atletica leggera è particolare: lontano dai riflettori, se escludiamo le grandi maratone, i praticanti non sono alla ricerca della visibilità ma sono tanti. I dati della FIDAL (Federazione Italiana Atletica Leggera) ci dicono che nel 2020 i tesserati erano circa 189.000 e le società 2806. Dati Istat ci dicono inoltre che sono le ragazze, più dei maschi, a dedicarsi all’atletica. La richiesta di sport all’aperto poi è in crescita esponeziale.
Fino a tre anni fa molti genitori non consideravano l’atletica tra gli sport da proporre ai propri figli, privilegiando (elaborazione Open Polis) gli spazi strutturati e dunque al chiuso. I primi dati sulle iscrizioni dell’anno sportivo 2021/2022 sembrano però confermare il trend dello scorso anno. Tra le attività più richieste l’atletica, che negli ultimi due anni ha gestito un grande aumento delle iscrizioni tanto che alcune società hanno dovuto creare delle liste di attesa.
L’atletica non è uno sport di contatto (come invece il calcio, il basket, la pallavolo) e questo ha permesso alle scuole di atletica di non fermarsi mai se non nel periodo del lockdown che ci ha visto tutti chiusi in casa nel marzo del 2020, con grande vantaggio per i ragazzi che non hanno quasi mai sospeso la pratica sportiva.
Inoltre, il buio presto in inverno, la pioggia o il freddo non sono motivi sufficienti a far saltare una lezione. A dirla tutta, il problema vero è il sole che batte sulle piste senza punti di ombra quando le giornate si allungano e il caldo si fa sentire.
Altro vantaggio: ci si allena tutti insieme, maschi e femmine.
“Ho scelto di far fare atletica a mia figlia anche perché i gruppi di allenamento sono misti – racconta la mamma di una giovane quattordicenne che ha iniziato quest’anno- Non separare le ragazze dai ragazzi nella fase dell’adolescenza penso abbia solo aspetti positivi”.
Le società si sono poi adoperate per aumentare i livelli di sicurezza e diminuire le occasioni di contagio. Ad esempio, al campo di preparazione Paralimpica Tre Fontane di Roma, che ospita numerosi gruppi delle scuole di atletica leggera della Fidal Lazio, i genitori non possono più restare a bordo campo a vedere le lezioni ma neppure accompagnare i figli in pista come accadeva in precedenza. I bambini e i ragazzi vengono lasciati all’ingresso, dopo essersi assicurati che la temperatura – misurata dal personale- sia nella norma. Ad accoglierli ci sono gli allenatori. Anche l’accesso agli spogliatoi è pressoché vietato. I gruppi sono stati aumentati, per renderli meno numerosi e c’è comunque spazio per tutti: stiamo parlando, tra prato e pista, di un campo ben più grande di quello da calcio.
L’attrattività degli sport all’aperto è comunque generalizzata: dati riportati da Repubblica dicono che le scuole di tennis hanno registrato un aumento delle iscrizioni del 20 per cento, e che in canottaggio e vela si sono raggiunti numeri record.
Quest’anno poi, complici anche i successi olimpici, le scuole di atletica sono state letteralmente prese d’assalto.
È l’effetto della 4X100 Patta, Jacobs, Desalu e Tortu; di Tamberi nel salto in alto, di Jacobs nei 100 e delle meravigliose paralimpiche della storica tripletta ai 100 metri Sabatini, Caironi e Contraffatto. Dopo Pietro Mennea e Sara Simeoni sembrava che l’Italia non fosse più in grado di esprimere atleti di spessore e l’atletica era rimasta relegata ad alcuni momenti di visibilità certamente appassionanti ma a vincere erano sempre e solo gli altri. Mancavano degli esempi reali a cui ispirarsi, altri sport invece ne erano (e ne sono) pieni.
“In classe ero solo io a fare atletica, tutti i miei amici giocavano a calcio e sinceramente volevo andarci anche io –racconta Massimo, 13 anni- Adesso quando dico che faccio atletica mi fanno la battuta e mi dicono “sarai il nuovo Jacobs?”
Cosa fate a lezione?
“Un po’ di tutto, ancora non ci stiamo specializzando. Impariamo a cadere sul materasso del salto in alto, saltiamo il lungo, corriamo i 100 metri e usiamo il vortex. L’anno scorso abbiamo iniziato a saltare gli ostacoli alti”.
Il salto con l’asta?
“No, quello no. Una volta è venuta la campionessa italiana. Ero piccolo, lei teneva l’asta, ci faceva aggrappare e poi ci faceva cadere sul materasso”.
Cosa ti piace dell’atletica?
“Nella mia società una delle cose più belle è che l’ambiente non è tanto competitivo ma molto sportivo. E poi la faccio da quando avevo 4 anni e non potrei più smettere”.
Foto: Marta Tersigni, lo stadio di Abbadia San Salvatore