Roma. Una mostra della Casa di Goethe in collaborazione con Buddenbrookhaus, Lübeck; Thomas Mann Archiv, Zürich; Università di Napoli L’Orientale, Deutsche Thomas Mann-Gesellschaft, Sitz Lübeck e.V.; Associazione Italiana di Studi Manniani (AISMANN) Curatrice: Elisabeth Galvan collaborazione scientifica di Simone Costagli [b][red]Inaugurazione:[/red][/b] [b]Venerdì 13 febbraio 2015, ore 19.00[/b] Interverranno: Maria Gazzetti, direttrice della Casa di Goethe e Elisabeth Galvan, curatrice In occasione del 60° anniversario della morte e del 140° anniversario della nascita di [b]Thomas Mann[/b] (1875-1955), la Casa di Goethe dedica[b] dal 14 febbraio al 26 aprile 2015[/b] una mostra al racconto “italiano” [b]Mario e il mago [/b]di uno degli scrittori di maggior rilievo della letteratura europea del Novecento e Premio Nobel del 1929. Le quattro sezioni dell’esposizione illustrano la genesi della celebre novella, tra cui i soggiorni della famiglia Mann a Forte dei Marmi, il retroscena politico nonché la fortuna di Mario e il mago in Italia, con una sala dedicata all’Azione coreografica tratta dal racconto che Luchino Visconti realizzò al Teatro della Scala nel 1956. L’esposizione romana, con prestiti dal Buddenbrookhaus di Lubecca, che anch’essa alla novella dedicò anni fa una mostra, dal Thomas Mann-Archiv di Zurigo e ulteriori prestiti di istituzioni italiane, mira a far conoscere meglio un racconto sull’Italia degli anni ’20 che è al contempo un’analisi di dinamiche collettive universali e sempre attuali. Attraverso una grande quantità di materiali la mostra multimediale vuole illustrare per la prima volta al pubblico italiano i retroscena e il significato di questo racconto, approfondendoli anche in una Giornata di studio (26.3.2015) e una lettura della novella (18.4.2015) con gli attori [b]Cristian Giammarini [/b]e [b]Giorgio Lupano.[/b] Ispirato a [b]Thomas Mann [/b]da un episodio avvenuto durante un soggiorno in Versilia nel 1926, Mario e il mago vede la luce solo nel 1929, quando le ombre del nazionalsocialismo si allungano sulla Germania e la vicenda dell’ipnotizzatore [b]Cipolla,[/b] che durante le sue performances serali soggioga e manipola il pubblico, diventa metafora del clima contemporaneo. Eppure questo straordinario racconto non ha mai avuto vita facile in Italia. Giudicato sin dalla sua prima pubblicazione nel 1930 racconto “anti-italiano”, per motivi di censura poté apparire in traduzione solo nel 1945. Trascurato dalla critica, il racconto ha però stimolato l’interesse creativo di tre grandi artisti: molto prima della trasposizione cinematografica della Morte a Venezia [b]Luchino Visconti [/b]compose, nei primi anni ’50, l’ “Azione coreografica” in due atti Mario e il mago con musica di Franco Mannino e coreografia di Léonide Massine. Il balletto venne rappresentato con grande successo alla Scala di Milano nel febbraio 1956. La mostra presenta per la prima volta una scelta dei bozzetti e dei figurini che la grande scenografa e collaboratrice di Visconti Lila de Nobili ha realizzato per lo spettacolo.
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