[blue]Immagine: la scrittrice Giuseppina Torregrossa[/blue]
Roma – Il Circolo della lettura Barbara Cosentino ha messo a segno un’altra serata piacevolissima in compagnia della scrittrice [b][blue]Giuseppina Torregrossa.[/blue][/b] Presso la Libreria L’Argonauta di Roma l’incontro, curato da [blue]Cecilia Gabrielli [/blue]e presentato mirabilmente da [blue]Carmelo Sardo[/blue] caporedattore di Canale 5 e autore di romanzi fra cui Malerba- Mondadori 2014, ha messo in luce la donna straordinaria e meravigliosa scrittrice qual’ è Giuseppina Torregrossa.
Sardo sorprende subito la platea, affermando che i libri dell’autrice palermitana svelano elementi della Sicilia sconosciuti e sorprendenti anche per un siciliano come lui.
Confesso che avrei voluto non essere siciliano quando ho scoperto il suo strepitoso lavoro, “[i]Il conto delle minne[/i]”( Mondadori 2012). Avrei voluto non esserlo per provare l’esperienza incantevole di lasciarsi prendere per mano come un qualsiasi neofita e condotto dentro quel mondo unico di odori, di colori, di umori, di passioni e di tormenti avviluppanti squisitamente siciliani che come lei pochissimi altri sanno tratteggiare..
Sardo esorta il pubblico ad ascoltare gli occhi dell’autrice, perché questi parlano e svelano molto del cuore della scrittrice.
E di cuore, nei suoi romanzi, tutti best seller, ce n’è davvero molto. I suoi libri parlano di donne, di antichi saperi femminili e del modo femminile di vedere la vita, ma non si possono ingabbiare nella definizione di letteratura di “genere”. Le sue storie infatti hanno un valore simbolico, “ambientate in tempi lontani ma di terribile attualità” afferma l’autrice.
Nell’universo corale delle sue opere è racchiusa la vita nelle sue mille sfaccettature e opposizioni: l’amore, il sesso il cibo, il corpo,si mescolano insieme per restituire al lettore un concentrato di profumi, aromi, sapori, misteri, carnalità e spiritualità che offrono tutto Il gusto e l’essenza della vita.
L’autrice confessa di aver sempre scritto, fin da bambina, ma pubblica il suo primo libro, l[i]’Assaggiatrice,[/i] solo nel 2007, dopo un periodo particolarmente difficile e doloroso.
L’opera doveva inizialmente essere un libro di cucina, ma poi è diventato un romanzo, dove cibo e eros si fondono in un unico inno alla vita. Il cibo è molto importante, afferma l’a Torregrossa: è ciò che garantisce all’uomo la sopravvivenza, così come il sesso ne assicura il proseguimento della specie. La professione di medico, esercitata dalla Torregrossa, la facilita in questa celebrazione del corpo presente in tutte le sue opere.
In [i]Panza e Prisenza[/i], (Mondadori 2013) che in siciliano significa presentarsi a mani vuote il romanzo si articola attorno a una serie di pranzi preparati da un commissario donna, e destinati a un uomo, collega della protagonista, che si presenta sempre a mani vuote, così come viene sottolineato nel titolo strategico, Panza e Prisenza. E’ un giallo bizzarro, dove la commissario donna, fonda le sue indagini sull’intuito femminile e sugli odori.
L’autrice parla infine del suo ultimo lavoro “[blue]A Santiago con Celeste[/blue]”,(Mondadori 2014) prima opera scritta in prima persona e autobiografica. Non si tratta di un romanzo, ma di un viaggio compiuto dall’autrice per ritrovare sé stessa e la sua voce interiore, [i]“un viaggio dell’anima, nell’anima[/i]” sottolinea Carmelo Sardo, delicatissimo e intenso, una sorta di regalo che la Torregrossa dona a tutti i suoi lettori.
Assolutamente da non perdere.