Milano – Dopo il successo ottenuto durante la scorsa edizione di BAG – Bocconi Art Gallery, lo scultore Giorgio Bevignani è stato nuovamente invitato a prendere parte all’edizione 2015, con uno spazio completamente dedicato alla celebre e ammirata installazione Jordan’s Red Water.
Il prestigioso evento artistico, un progetto nato nel 2009 dalla volontà dell’Università Bocconi di Milano di creare un dialogo con la città attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, è stato avviato mercoledì 1 luglio a Milano, presso la sede di via Röntgen 1, per dare visibilità al patrimonio inestimabile di opere d’arte contemporanee che custodisce e che ogni anno si arricchisce di nuovi elementi.
Nella grande serata inaugurale di lunedì 29 giugno, alla presenza di artisti, collezionisti e galleristi, il celebre Pianista cinese, di fama internazionale, Lang Lang ha deliziato il pubblico con un’intervista-concerto del critico musicale e giornalista di ViviMilano e Corriere della Sera, Gian Mario Benzing, il tutto all’interno della splendida cornice di una manifestazione che conta ormai un centinaio di opere di grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale, tra i quali è presente anche quello di Giorgio Bevignani.
Lo scultore, che presso la BAG rimarrà in mostra per un intero anno, è apprezzato e seguito da critici e studiosi quali il recentemente scomparso Omar Calabrese, insieme a Valerio Dehò, Francesca Pietracci, Martelena Arango Cardinal, Isabella Falbo, Niccolò Moscatelli, Jaime Ceron e Renzo Orsini. L’importante mostra alla Bocconi Art Gallery arriva peraltro poco dopo la nomina dell’artista a membro della Royal British Society of Sculptors.
La compagine di opere, tra dipinti, sculture, fotografie e installazioni che animeranno gli spazi del campus della Bocconi – dalla sede storica di via Sarfatti al building di ViaRöntgen firmato dallo studio irlandese Grafton Architects – comprende i lavori di grandi maestri che vanno da Ettore Spalletti, Arnaldo Pomodoro e Emilio Isgrò a Gerold Miller, Zhang Huan e Jason Martin.
Nell’opera di Bevignani, Jordan’s Red Water, il simbolo del fiume, il Giordano, e del suo costante scorrere si unisce all’idea di purificazione e memoria in continua rigenerazione. Sono temi che l’artista da sempre ben maneggia: attingendo dalla scienza contemporanea, dalla metafisica e dalla mitologia, affronta l’universale modellando e dando forma a 613 distinti moduli (il numero di semi nel frutto della melagrana) installati e messi insieme a creare un più ampio e coesivo lavoro, una particolare costellazione, rigenerazione del particolare.
Si tratta di un’opera che ben si inserisce nella “scultura atomista” per la quale Bevignani si è spesso contraddistinto. L’artista sembra scomporre in particelle “rispondendo ad una spinta insita nell’uomo che in lui diventa vero motore della ricerca artistica: la necessità di verità". La pietra, il rosso vivo, il modulo che si ripete come in un mondo atomico sono il suo de rerum natura: la sua poetica ha solide radici nella letteratura e nella filosofia e Bevignani “ha compreso come la semplicità della visione delle cose deve rimanere aggrappata alla solidità dei colori, della materia pulsante, del fluoro e dello zolfo, e anche del valore cangiante e metamorfico della relazione con la luce”.
Il progetto di promozione culturale in Bocconi, reso possibile dalla collaborazione di collezionisti privati, gallerie e artisti, con un programma inaugurale denso di eventi e personaggi, continua dunque nella direzione di portare il linguaggio dell’arte contemporanea all’interno dell’Ateneo, direttamente a contatto con le differenti tipologie di visitatori e frequentatori di quegli stessi luoghi.
Gli orari d’apertura degli edifici per la visita alla mostra sono consultabili sul sito www.unibocconi.it e www.viasarfatti25.it