“Malombra, il film di Mario Soldati dalla sceneggiatura allo schermo" in libreria, a cura di Alberto Buscaglia e Tiziana Piras

DAL ROMANZO DI FOGAZZARO AL FILM DI MARIO SOLDATI

 Alberto Buscaglia e Tiziana Piras tornano in libreria con “Malombra, il film di Mario Soldati dalla sceneggiatura allo schermo” (New Press Edizioni, 2015), un nuovo lavoro sulla sceneggiatura del film “Malombra” di Mario Soldati del 1942.

Dopo “Piccolo Mondo Antico”, questo secondo volume dedicato al cinema tratto dai romanzi di Antonio Fogazzaro racconta e analizza i complessi e imprevedibili percorsi della sua sceneggiatura attraverso la minuziosa analisi di una copia originale e ancora inedita del copione di lavorazione di “Malombra”, quello affidato al regista e sceneggiatore Renato Castellani, chiamato a sceneggiatura già conclusa con l’arduo compito di ridurre un copione eccessivamente lungo e fin troppo fedele alla trama del romanzo di Fogazzaro. Solo la comparazione con il film, indagato fotogramma per fotogramma, ha permesso di scoprire che il risolutivo lavoro di costruzione della struttura narrativa di Malombra è avvenuto nelle determinanti fase del montaggio e dell’editing del film, durante le quali è stato compiuto un totale ribaltamento della struttura narrativa elaborata nel lungo e difficile lavoro di sceneggiatura. Il film “Malombra” ha una gestazione piuttosto tormentata e viene varato quando ormai il Paese è in piena guerra. Soldati e l’amico Mario Bonfantini, chiamato a sceneggiare ancora un romanzo di Fogazzaro, fanno i sopralluoghi girando mezza Lombardia e i suoi laghi per cercare il “Palazz”, come lo chiama Soldati, la tenebrosa scenografia sulla quale si consuma il dramma di Marina di Malombra. Alla fine si convincono che Villa Pliniana a Torno, sul Lago di Como, è quella che meglio si avvicina alle descrizioni del romanzo, tanto più che è proprio a quella solitaria dimora e all’Orrido di Osteno (sul Lago di Lugano) che Fogazzaro si è ispirato scrivendo “Malombra”. Tra maggio e giugno 1942 Soldati riunisce Mario Bonfantini, Tino Richelmy e Ettore Margadonna in Valsolda per stendere la sceneggiatura. I

 

l lavoro di adattamento del testo di Fogazzaro si presenta non semplice: la struttura del romanzo è complessa, con continui ritorni al passato e molti personaggi secondari. Una sceneggiatura “difficile”, come la definirà Soldati, che poi, sempre a posteriori, definirà anche “perfetta”. La realtà, però, fu molto diversa: a sceneggiatura già conclusa e stampata, forse già a riprese iniziate, il copione “perfetto” viene affidato a un altro giovane sceneggiatore e regista molto amico di Mario Soldati, Renato Castellani. Castellani (la cui copia di sceneggiatura è quella che Alberto Buscaglia e Tiziana Piras hanno avuto modo di studiare e analizzare), interviene senza timidezze, tagliando scene e dialoghi e suggerendo anche interventi di rilevanza drammaturgica. Ma lo studio analitico e comparativo di questo copione ha riservato sorprese ancora più importanti: non solo Soldati in molti casi accetta il lavoro di revisione di Castellani, ma va anche oltre. In fase di montaggio e di editing del film capovolge la struttura narrativa, rinunciando ai lunghissimi flashback che avrebbero disorientato lo spettatore e concentrando tutta la vicenda sui tre personaggi principali: Marina di Malombra, fatale “donna che visse due volte”, Corrado Silla, uomo senza qualità “inetto a vivere”, e la pura e tormentata Edith. Con il suo “final cut” Soldati tradì la struttura narrativa del romanzo ma fu più fedele ai movimenti interiori dei personaggi fogazzariani, anticipando parallelamente tematiche e stilemi del cinema del dopoguerra e anche di quello contemporaneo.

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