Immagine: Garibaldini.
Festa nazionale per l’Italia il 17 Marzo? Il 17 Marzo è l’anniversario dell’Unità d’Italia e, dal 2012 con la legge n. 222, è la “Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera”. La ricorrenza è stata istituita come festività civile con l’obiettivo di ricordare e promuovere i valori di cittadinanza e riaffermare e consolidare l’identità nazionale attraverso la memoria civica. Terminate nel 2011 le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia, la ricorrenza ormai passa in sordina: non è una giornata festiva, non ci sono eventi particolari, forse se ne ricorderanno solo gli studenti se hanno insegnanti attenti alla storia o forse se ne parlerà in qualche trasmissione culturale a tarda notte.
Eppure la data della nascita dell’Italia moderna potrebbe riunire tutti, superando divisioni e ricorrenti polemiche e rafforzando il sentimento di identità nazionale. Il 17 Marzo potrebbe diventare la giornata in cui tutti insieme, con il tricolore comune e senza bandiere di parte per una giornata, ci ritroviamo senza barricate, mano nella mano, per riscoprire quello che siamo stati e le grandi prospettive che si possono aprire con i valori, la cultura, la genialità di un popolo che si riassume nelle eccellenze del made in Italy.
Il 17 Marzo dovrebbe essere un giorno di festa nazionale, che potrebbe aggiungersi ad altre festività o sostituirle, per non tornare al solito dibattito di troppi giorni di vacanza, anche se feste e tradizioni non possono essere giudicate solo con la contabilità, senza considerarne i valori simbolici e i significati che le legano alla vita della comunità, al senso della storia, al progetto di futuro. Il 17 Marzo, come festa nazionale, potrebbe essere davvero un giorno particolare, legato alle nostre radici, da riscoprire insieme ai nuovi italiani, a quanti hanno scelto la nostra terra per costruirsi un destino migliore.
Il 17 Marzo come festa nazionale ed evento patriottico unico nel corso dell’anno potrebbe riassumere, ampliandoli, i significati delle altre festività, dalla Liberazione del 25 aprile alla nascita della Repubblica del 2 giugno. Ogni ricorrenza dovrebbe tuttavia conservare i propri significati e i valori da tramandare.
Sono passati 71 anni dalla fine della guerra, ma non sono cessate divergenze e polemiche sulla festa della Liberazione, pietra miliare della nostra storia. Per questa ricorrenza molti ne esaltano i valori, ma sono pochissimi quelli che partecipano alle celebrazioni; c’è chi vuole ricordare anche “il sangue dei vinti” e propone celebrazioni distinte o in un’altra giornata; per tanti, poi, è solo l’occasione per un ponte o una bella gita fuori porta di primavera.
La nascita della Repubblica, il 2 giugno del 1946, è certamente un evento storico memorabile, ma la festa, di recente istituzione, non coinvolge molti: un bel ponte per tanti, se non capita nel fine settimana, e per non pochi studenti l’inizio dell’ultima “allegra” settimana di lezioni.
Il 4 Novembre è la giornata delle Forze Armate e dei Caduti per la patria: anche in questo caso, al di là della sfilata spettacolare romana ai Fori Imperiali (a volte ridimensionata e spesso oggetto di critiche), si ripetono celebrazioni con pochi partecipanti, talora solo istituzionali o anziani. D’altro canto la stessa data del 4 novembre, pur con i significati ampliati nel tempo, rievoca la fine della Grande Guerra, la “vittoria”, che solo all’Italia costò 600mila morti e oltre un milione di feriti, senza contare gli ingentissimi danni materiali.
Gli stessi drammi della storia dividono ancora: le sconfinate tragedie dell’Olocausto sono rievocate nella Giornata della Memoria il 27 gennaio, ma poi è stato istituito anche un Giorno del Ricordo, il 10 febbraio, per non dimenticare le vittime delle foibe e delle persecuzioni ai confini orientali.
Tra chi sostiene che “i morti sono tutti uguali” e chi ritiene che non si può mettere sullo stesso piano coloro che si sono battuti per la libertà e coloro che combattevano “dalla parte sbagliata”, continuiamo a schierarci per parte, ovviamente ognuno con le proprie sacrosante ragioni, moderni guelfi e ghibellini. Perché non dedicare una giornata all’unità nazionale, ai valori che ci uniscono, a guardarci negli occhi senza rivalità, lasciando gli altri 364 giorni alle ragioni di parte, alle legittime diversissime opinioni e ai diversi valori personali?
Le attuali ricorrenze, lungi dall’essere accantonate, resterebbero come momenti di rievocazioni e di riflessioni, ma la grande festa nazionale sarebbe il 17 Marzo, il giorno in cui è nata l’Italia contemporanea, in quel lontano e ora un po’ polveroso 1861, che ha fatto trepidare e sognare schiere di patrioti, letterati, artisti, musicisti, non solo Cavour, Garibaldi, Mameli o Giuseppe Verdi.
La Festa dell’Unità Nazionale potrebbe essere il giorno in cui, con i ricordi della storia, si potrebbero delineare insieme i percorsi futuri. La famiglia, la scuola, i giovani, le politiche per gli anziani e le persone in difficoltà, le scelte per uno sviluppo sostenibile, i nuovi orizzonti europei richiedono sagge politiche lungimiranti, non piccoli calcoli elettorali o di bottega. Una giornata di grande sensibilizzazione ai valori che uniscono potrebbe contribuire a far crescere il “sistema Italia” e creare una classe politica all’altezza dei tempi.
La festa dell’identità nazionale non può essere chiusura in un patriottismo sterile, ma deve portare a rivolgere lo sguardo verso le nuove frontiere dell’Europa e del mondo globalizzato. L’Italia ha storia, imprenditorialità, generosità, fantasia, eleganza, paesaggi incantevoli e un immenso patrimonio artistico e culturale che non possono perdersi in interminabili divisioni e chiusi orizzonti. Il 17 Marzo può essere una grande festa per unire, riscoprire il nostro Paese, promuovere ricchezza, varietà e bellezza dei mille campanili, con nuovi ampi spazi anche per il turismo e l’economia.
* Felice d’Adamo – ildirettore@italiaitaly.eu
«Italia Italy – Tutto il bello del Bel Paese» – www.italiaitaly.eu