da Artribune
By Ludovico Pratesi – 14 maggio 2017
Non succedeva da anni, o forse non è mai accaduto che la migliore opera d’arte presente in Biennale fosse stata realizzata da un italiano. Ma la Biennale 2017 Viva Arte Viva, curata daChristine Macel, ha fatto accadere il miracolo: l’operaImitazione di Cristo (2017) di Roberto Cuoghi per Il mondo magico, magnifico Padiglione Italia curato da Cecilia Alemani, è il capolavoro della 57esima edizione.
Un’installazione complessa e sfaccettata, che unisce mitologia e religione, storia dell’arte e scienza, magia e simbolismo, in un processo spiazzante e sinistro che “trasforma il padiglione in una fabbrica di effigi che secoli di storia dell’arte occidentale ci hanno insegnato a temere e riverire, attribuendovi poteri magici: tra variazioni, interpretazioni e ricostruzioni a volte incongruenti”, scrive la Alemani in catalogo. Un’opera le cui implicazioni culturali, sociali e antropologiche crescono nel tempo, toccando questioni relative alla differenza tra volto e icona, corpo e reliquia, scienza ed etica, per arrivare perfino alla delicata questione del sesso di Cristo, mirabilmente descritta nel saggio di Leo Steinberg The sexuality of Christ in Renaissance Art and in Modern Oblivion, pubblicato nel 1983. All’interno del migliore padiglione che l’Italia abbia mai presentato a Venezia, grazie all’impegno della Direzione per l’Arte Contemporanea che ha accolto e fatto sue le indicazioni di una curatrice attenta e consapevole, splende l’ombroso e cupo pensiero di un artista capace di rivisitare il passato nel presente, con uno sguardo colto e sintetico come solo un italiano può fare (i riferimenti al Cristo scarnificato di Matthias Grünewald sono evidenti, insieme ai Sacchi e alle Plastiche diAlberto Burri da una parte e alle opere concettuali di Piero Manzoni dall’altra).
Padiglione Germania – foto di Irene Fanizza