Luciano Panama, messinese, musicista e autore. Dagli “Entourage” band fondata nel 2000, al primo disco da solista “Piramidi”, uscito il 20 ottobre 2017. Che significato ha per te questo prodotto musicale dopo anni di silenzio artistico?
Significa continuare un percorso che ho già intrapreso da anni, liberare delle emozioni, dare vita musicale a dei pensieri e a dei sogni, prendersi delle responsabilità, compiere un atto sociale, politico, culturale. Coltivare l’essere umano che c’è in me, dentro questo corpo!
La tua terra, la Sicilia, quanto ha influito nel racconto musicale che proponi in “Piramidi”?
La vita che vivo influisce su tutto il mio racconto musicale. Vivendo nella punta più nord orientale della Sicilia, praticamente la zona nord di Messina, racconto in parte questa terra, quindi direi che PIRAMIDI sa di Messina, sa di quella Sicilia che più mi piace.
Batteria, basso, voce, chitarre, synth, organi, piano, percussioni, elettronica, contrabbasso, effetti e suoni vari…tutto suonato da te. Un lavoro di registrazione durato circa due anni, un album complesso che si avvale di alcune partecipazioni: Giovanni Alibrandi e Matteo Frisenna. Com’è nata la vostra collaborazione?
Giovanni è un amico che frequento da un po’, abbiamo condiviso il palco in diversi miei concerti, lui è un violinista un po’ sperimentale ed io amo questo tipo di attitudine, quindi in modo abbastanza naturale si è creata l’armonia giusta affinché collaborassimo ai pezzi del disco. Mentre Matteo è stato per un periodo l’insegnante di tromba di mio padre, io cercavo un trombettista per suonare la parte di Hey My(all’improvviso) e l’ho coinvolto in questa avventura.
Il disco conta otto canzoni, un sano rock italiano molto “sanguigno”, otto canzoni d’amore, destino e morte, otto canzoni che arrivano direttamente al cuore. Qual è il pezzo a cui sei più affezionato?
Non c’è un brano a cui sono affezionato in particolar modo. Piramidi mi piace nel suo insieme, ogni canzone rappresenta una parte del mio presente ed io amo la varietà.
Messina guerra e amore. Ultima traccia. Cosa racconti in questo pezzo?
Dopo aver pubblicato Messina Guerra e Amore mi sono accorto che forse la cosa che mi ha più spinto a scrivere un pezzo del genere è che Messina non sa di me, di quello che piace a me. Tutto è nato da una mia riflessione sulla città che vivo, ma non vuole essere una paternale, è solo il mio istinto di sopravvivenza che si fa sentire quando scrivo e in quel momento è toccato alla mia città.
Nel videoclip “Le ossa” abbiamo visto un ballo molto sensuale con uno scheletro, un gioco di luci quasi caravaggesco, mentre la cover dell’album ci riporta a paesaggi più familiari e “occidentali” con lo skyline di una metropoli. Che significato ha?
Essere capace di esprimere più argomenti pensieri sensazioni all’interno di un progetto è quello che mi auspico sempre. La copertina è una foto della città di Panama ed è quella giusta per sintetizzare sia il titolo, che i contenuti del disco. È nata dopo un lungo lavoro con Giuseppe Scionti, un mio amico regista e grafico con cui avevo già lavorato in passato, che ha realizzato il progetto. Ci sono dentro io, il presente ed il passato dell’uomo, ma anche altre cose…Per quanto riguarda il videoclip è nato da una collaborazione con il videomaker Andrea Liuzza, che, ispirato dalla canzone dalla storia dell’arte da una performance di Marina Abramovic e dalla sua immaginazione, ha creato una danza che parla di vita e di morte, argomenti che tratto nel brano e nel disco.
Quali sono i prossimi impegni che ti vedranno protagonista?
I concerti. Sono sempre alla ricerca di date per il mio nuovo live solo con chitarra piano e voce. Per adesso è più semplice portare in giro un live di questo tipo, ma spero presto di suonare con una band al completo, credo che lì Piramidi troverà la sua giusta forma espressiva. Ci vediamo in giro!