Roma – Nello storico Palazzo Mattei di Giove a Roma presso il Centro Studi Americani il vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano ha presentato il suo ultimo libro “Trump. Vita di un presidente contro tutti”, edito da Mondadori. Sono intervenuti al dibattito, oltre l’autore, Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero, Andrea Montanari, direttore Tg1, Paola Tommasi, giornalista, Gian Luca Petrillo dell’Associazione Amerigo e Roberto Arditti, giornalista e moderatore del dibattito.
Il libro di Sangiuliano su Donald J.Trump conclude una trilogia iniziata con Vladimir Putin e conclusa con Hillary Clinton. L’analisi della vita e delle vicende di questi personaggi nasce da una visione “Crociana” di Sangiuliano della storia : “analizzando il passato siamo in grado di avere la “cassetta degli attrezzi” gli strumenti per comprendere quello che accade oggi e magari capire meglio il futuro ed evitare di ripetere degli errori.” L’autore ha scandagliato la vita di Donald Trump inserendo nella sua biografia fatti e circostanze inedite o mai raccontate. Quello che emerge è certamente un personaggio complesso,non un esempio di stile ma con tratti sorprendenti che non sono stati raccontati. Nato nel Queens da padre di origine tedesca e madre scozzese, il giovane e irrequieto Donald frequenta prima l'accademia militare e poi l'esclusiva Wharton School, laureandosi in economia. Grazie allo straordinario fiuto per gli affari, l'ambizione smisurata e un'indubbia spregiudicatezza nel coltivare le relazioni che contano, riesce a creare un immenso impero immobiliare, diventando uno degli uomini più ricchi del mondo.
Nel dibattito a Roma è stato messo in luce l’atteggiamento populista di Trump, inteso come capacità di ascoltare e di arrivare direttamente alla pancia degli elettori e di diventare interprete del pensiero del popolo. Considerato un gauffeur, rozzo, incolto arrogante, in pochissimi scommettevano su Trump,ad eccezione del regista Michael Moore, autore e produttore televisivo statunitense, che aveva previsto: «Questo disgraziato, ignorante e pericoloso pagliaccio part time e sociopatico a tempo pieno sarà il nostro prossimo presidente». Lo stesso Sangiuliano ha ammesso: “Io ero convinto che vincesse Hillary, ma fui sorpreso quando ascoltai la storia di una commessa americana. La donna raccontò che guadagnava 1.300 dollari, con l’assicurazione sanitaria prima del 2008 era più ricca che dopo l’introduzione dell’Obamacare, perché toccava a lei pagare l’inclusione dei più poveri nel sistema sanitario americano, ed era molto decisa a sostenere Trump. Quell’elezione – ha spiegato Sangiuliano – è stata uno scontro tra quelle élite ristrette che si sono arricchite con la globalizzazione, quasi tutte schierate a favore di Hillary, e il resto del popolo americano, in difficoltà per colpa della crisi economica”. Secondo Sangiuliano, Trump stesso non era convinto di vincere. “Ha annunciato la sua campagna elettorale nella hall della Trump tower, quasi come se presentasse una linea di cosmetici. Paola Tommasi, ha raccontato la sua testimonianza diretta, avendo vissuto le elezioni all’interno del comitato elettorale di Trump.Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero, ha affermato che Trump ha vinto perché è andato contro il politicamente corretto, mentre in Italia c’è ancora chi cerca di farlo. “Questo tipo di approccio dissacrante negli Stati Uniti ha cercato di sostituire un sistema con un altro, un sistema che propone una nuova visione del mondo. Ma qui in Italia non è possibile”. Andrea Montanari, direttore del Tg1, ha sottolineato che l’elezione di Trump ci dice più su di noi che su di lui. “Eravamo convinti di sapere che il politicamente corretto americano avrebbe sempre trionfato, invece la crisi ha prodotto una vera sorpresa. La Brexit era stato un campanello d’allarme e il voto per Trump è stato il grande urlo del popolo americano, che ha voluto dire: il re è nudo”. In quella notte, “più ci si allontanava dalle aree metropolitane, più il voto per Trump era chiaro, come nella Brexit”. Analizzando la situazione politica italiana, Montanari non ritiene che il Paese possa fare propria la “lezione” americana. “Ci sono troppi vincoli, a partire da quello di bilancio, e non ci sono le condizioni per innovare la politica come ha fatto Trump in America, nel bene o nel male”.
Il libro, edito da Mondadori ed uscito ad ottobre è gia’ in vetta alle classifiche di vendita.