NOTO – Una prestigiosa rivisitazione in chiave jazz delle più belle canzoni del “molleggiato”. L’inconsueto, inedito omaggio all’universo musicale di Celentano viene da un sestetto di all star che annovera Peppe Servillo, voce storica degli Avion Travel, il sassofonista Javier Girotto, il trombettista Fabrizio Bosso, il contrabbassista Furio Di Castri, la pianista Rita Marcotulli e il batterista Mattia Barbieri. Tutti insieme in “Memorie di Adriano”, un altro straordinario appuntamento di Notomusica, fissato per lunedì 6 agosto alle ore 21.15 nel Cortile del Collegio dei Gesuiti.
Peppe Servillo ha volutamente ripreso il titolo del famoso romanzo di Marguerite Yourcenar per rendere omaggio a Celentano, alla sua statura di celeberrimo interprete, compositore e catalizzatore di un piccolo ma geniale gruppo di artisti, il Clan. Al suo interno si muovevano infatti personaggi, come Don Backy, Ricky Gianco e Demetrio Stratos, che hanno tracciato un’impronta profonda nella storia della musica italiana, adattando il rock di Elvis Presley e il soul di Wilson Pickett e Ben King al sound italiano.
Dopo il grandissimo successo di “Uomini in Frac” dedicato a Modugno, Servillo e compagni propongono un focus su un altro protagonista della musica italiana, Celentano appunto, rielaborando canzoni difficili da ritrovare nel repertorio di musicisti jazz. Del resto sarebbe difficile immaginare “Il ragazzo della via Gluck” nelle loro locandine o “Pregherò” in un concerto di Peppe Servillo. “Memorie di Adriano” è dunque l’occasione per un approccio che abbiamo non a caso definito inedito, un gioco per raccontare il mondo di oggi con canzoni come “Una carezza in un pugno” e “Storia d’amore”, “Azzurro” e “Stai lontana da me”, “24.000 baci” e “Sognando”, “Sei rimasta sola”, “Sotto le lenzuola” e tante altre ancora.
«Quelle del Clan – sottolinea Servillo – sono le canzoni di un'Italia giovane, di nuovo giovane, che guardava altrove e a se stessa anche nelle canzoni, in queste canzoni tenere ed urlate, scritte da autori vari ed arrangiate dai migliori per essere cantate da tutti, insieme al molleggiato e a Don Backy, insieme agli amici. Canzoni danzate e sussurrate che cantiamo, diversamente, anche oggi per appartenenza e desiderio, per curiosità e gusto di una memoria viva e sorprendente». Da qui il titolo allusivo “Memorie di Adriano”, prontamente esplicitato dal sottotitolo “Canzoni del clan di Adriano Celentano
Non è questo il primo progetto portato avanti dal prestigioso sestetto. Racconta ancora Servillo: «Quando ci siamo incontrati per la prima volta, cinque o sei anni fa in occasione di una “residenza artistica” promossa dall’Ater, non avevamo idea che il nostro percorso sarebbe stato così lungo e intenso. All’inizio sembrava quasi un gioco. Abbiamo affrontato per primo il repertorio di Frank Zappa, poi quello di Domenico Modugno. Sembravano soltanto due piccole occasioni per trovarci e rimescolare le nostre esperienze artistiche. Un pretesto per esprimere la nostra amicizia e la nostra poetica rileggendo in modo trasversale musiche che non ci appartenevano completamente».
Un percorso articolato che dal cantautore di “Un blu dipinto di blu” approda a quello del “Ragazzo della via Gluck”. Prosegue Servillo: «Il progetto su Modugno, il nostro “Uomini in Frac”, ha avuto un grandissimo successo, è cresciuto nel tempo e ci ha coinvolto in un’esperienza ricca e profonda. Così, dopo cinque anni di viaggi e quasi un centinaio di concerti in tutta Europa abbiamo pensato che fosse il momento giusto per raccogliere una nuova sfida e tuffarci nell’esplorazione di un altro grande personaggio della musica italiana. Adriano Celentano è cresciuto in un periodo di grandi trasformazioni culturali e sociali, ha coltivato un terreno compositivo ampio e fertile manifestando sempre un profondo senso di impegno civile, a volte con modi un po’ criptici e misteriosi. Oltre ad essere stato un grande interprete e compositore, Celentano è stato il catalizzatore di un piccolo gruppo di artisti che ha tracciato un’impronta profonda nella storia della musica italiana. Il Clan ha adattato il rock di Elvis Presley e il soul di Wilson Pickett e Ben King al sound italiano. Ha prodotto canzoni impegnate e riflessive e canzoni leggere e di disimpegno».
All’interno del Clan si muovevano personaggi come Don Backy e Ricky Gianco. E insieme a loro muoveva i primi passi quello che sarebbe diventato uno dei più incredibili artisti della storia della musica in Italia, Demetrio Stratos. Il Clan era una sicuramente grande fucina di artisti e ha sicuramente aperto una nuova strada per la canzone italiana.
«Abbiamo scelto Celentano – conclude Servillo – per ritrovare le canzoni che cantavamo da ragazzi guidando le nostre prime automobili o intorno ai falò sulla spiaggia: canzoni che hanno fatto anche la “nostra” storia e che non abbiamo mai dimenticato. E abbiamo scelto Celentano anche perché le sue sono canzoni che non abbiamo mai suonato. Questo è il senso della sfida che affrontiamo con il sestetto. Una sfida che tratteremo con quel senso di rispetto, disillusione e ironia che si è rivelato la vera magia del nostro incontro».