Le armi di un Pontefice, sono la parola di Dio. La fede. La preghiera. Ma a garantire la sicurezza del Papa e del Vaticano ci pensano i suoi angeli custodi. A difendere Papa Francesco infatti non solo ci sono circa trecento uomini, ma tutti dotati di armi modernissime. Tra le sacre mura sono presenti i due “commandos” della Gendarmeria e della Guardia Svizzera, con uomini altamente specializzati, pronti ad intervenire in ogni possibile emergenza. La Gendarmeria vaticana ha addestrato le sue "teste di cuoio" presso i reparti speciali del GIS Carabinieri, mentre la Guardia Svizzera ha mandato i suoi uomini alla Scuola della Guardia di Finanza ad Orvieto, dove si preparano i GICO delle Fiamme Gialle .Insomma, una preparazione, che ha messo la sicurezza vaticana, all’altezza delle migliori consorelle europee. Da 8 anni al comando della Gendarmeria, c’è l’ispettore generale Domenico Giani, proveniente dai"nostri" servizi segreti, ex ufficiale delle Fiamme Gialle, mentre il comandante dell’antica Guardia Svizzera, è il colonnello Cristhof Graf, un ufficiale di grande esperienza.
Per quanto riguarda poi la prevenzione di atti terroristici, oggi il Vaticano dispone anche di un efficiente “Servizio d’Intelligence, chiamato “ ENTITA’ o anche *SIV, tra i migliori del mondo, come lo definì Simon Weisenthal, il famoso cacciatore di criminali nazisti. Vale a dire, più efficiente della Cia americana, del Mossad israeliano, dell’FSB russo e dell’ MI6 inglese. Si mormora che, a dirigere questo servizio segreto vaticano, ci sia un ex ufficiale dei servizi segreti argentini, Juan Luis Uboldi, convocato personalmente dall’amico Pontefice, in Vaticano. Un fantomatico, misterioso personaggio, perché, a dispetto delle insistenti voci che circolano su questo nome, nessuno degli oltre mille cittadini vaticani lo ha mai incontrato, o confermato il suo delicatissimo ruolo.
Quando Papa Francesco esce dalle sacre mura e gira per Roma, il cordone di sicurezza intorno a lui si avvale anche di centodieci poliziotti dell’Ispettorato presso il Vaticano. Negli ultimi anni, l’apparato di sicurezza della Santa Sede si è dotato anche di una modernissima tecnologia, compreso un sistema telematico, in grado di proteggere la privacy di tutta l’attività del Vaticano, da hackers stranieri.
Vigilare sulla sicurezza del Papa è un compito molto difficile, per la ben nota naturalezza e disinvoltura di Francesco di avvicinarsi alle folle, di esporsi troppo stando in piedi sulla “ papamobile o di recarsi in luoghi dove non è stato possibile fare preventivi ed opportuni sopraluoghi. In questi ultimi tempi, le minacce dell’ ISIS verso il Vaticano ed il Pontefice si sono un poco affievolite, ma non significa che il pericolo sia minore, anzi, proprio adesso bisogna essere più vigili, perché i terroristi possono operare approfittando del "fattore sorpresa"."Il Papa è consapevole , dice il comandante Giani della Gendarmeria- ma è anche molto sereno. Noi continuiamo, con molta discrezione, a tenere alto il livello di attenzione, perché, a parte le minacce del terrorismo islamico, dobbiamo neutralizzare anche il possibile gesto di un isolato mitomane, desideroso di farsi pubblicità, appostato tra la folla, durante le udienze pubbliche.Per quanto riguarda le minacce provenienti dall’estero, abbiamo un eccellente rapporto di collaborazione con i servizi segreti stranieri, pronti a segnalarci ogni persona sospetta, intenzionata a venire in Vaticano. Non solo, ma abbiamo anche un’eccellente collaborazione dalla Guardia Svizzera, che, in borghese, affianca i nostri servizi della Gendarmeria, durante le visite del Papa. Poi, l’intero perimetro del Vaticano è pattugliato da carabinieri e polizia, costituendo così un prezioso filtro contro malintenzionati.Insomma, noi stiamo sempre con gli occhi aperti, perché la situazione e la persona del Santo Padre, a noi affidata, non ci consentono neppure un attimo di distrazione".
D.Giani comandante della Gendarmeria
La Santa Sede, all’estero, dispone anche di una fitta rete di controspionaggio, con elementi addestrati, presso le 162 Nunziature Apostoliche, dislocate nei 5 continenti.
Non solo sul territorio viene monitorata la situazione pastorale, ma vengono anche raccolte preziose informazioni politiche, possibili cambi di governi, attività di i movimenti terroristici ed ogni segnalazione viene accuratamente valutata e criptata, poi indirizzata ad un ’apposito ufficio della Segreteria di Stato vaticana.
All’ interno del Vaticano, dopo i clamorosi fatti del maggiordomo infedele di Benedetto XVI e della divulgazione dei documenti dello IOR, passati alla stampa dal monsignore spagnolo, la vigilanza è stata rafforzata, non solo attraverso una moltiplicazione di telecamere interne ai palazzi ed agli uffici, ma anche vigilando su alcune comunicazioni definite "delicate".