Sei chilometri di sabbia nitidissima sul Mar Baltico, una cartolina in HD, questo il panorama che si gode dalla suite del Prora Solitaire Hotel. Appartamenti con ampio balcone, cucina attrezzata per il più scrupoloso degli chef, nel salotto divano e poltrone color caffè intenso e letti giganteschi nelle due camere. Il soffitto? Molto basso (2 metri e 40 in nudo cemento), ne rivela in realtà la vera origine dell’edificio.
Le stanze del Prora si trovano nel più grande centro balneare al mondo che i nazisti costruirono il 2 maggio del 1936. Voluto da Adolf Hitler – da tre anni al potere – per ospitare 20mila dei suoi più fedeli sulle coste dell’isola di Rügen, un progetto megalomane, enorme. L’architetto Clemens Klotz realizzò il primo abnorme villaggio turistico per la fatidica “Kraft durch Freude”, altri quattro poi sarebbero dovuti seguire, ogni 200 chilometri sul Baltico.
Era la “KdF” (Forza attraverso la gioia), l’organizzazione nata il 2 maggio che – attraverso il super nazista Robert Ley – controllava il mondo del lavoro e l’aspetto ludico degli operai e degli impiegati del Terzo Reich, i viaggi e le ferie insomma sulla scia del dopolavoro di stampo fascista.
Secondo la direttrice del museo Prora Zentrum, Susanna Misgajski, “Nel loro furore ideologico, i nazisti hanno inventato il turismo di massa”. Sveglia alle 6 e 20 ma dagli asciugamani alle sedie a sdraio, tutto era fornito dalla KdF. Una feroce macchina di propaganda e vacanze all-inclusive, in un complesso che ancora oggi colpisce per le sue linee e dimensioni radicali (tanto che nel 1937 vinse il Grand Prix a Parigi).
In poco meno di tre anni gli architetti di Hitler costruirono otto blocchi di palazzine a 6 piani rivolte verso il mare, senza un balcone per circa 4,5 chilometri di lunghezza, una roba mastodontica. Certo, le 10 mila stanzette erano tutte di 2,50 metri per 5, con un’unica finestra e arredamenti standard. Ogni “celletta” però con il suo riscaldamento e in ogni palazzina una sala-relax in cui anche col cattivo tempo i villeggianti potevano abbronzarsi con “lampade” al soffitto.
Dal 2006, grazie all’imprenditore Ulrich Busch inizia la rinascita dell’area con la ristrutturazione del primo blocco per appena 450mila euro, oltre alle 160 stanze del Solitaire, vi sta ricostruendo 200 appartamenti. Nonostante i roboanti piani, comunque, gli architetti di Hitler lasciarono i lavori incompiuti: non videro mai la luce né la Torre di 85 metri (con bar per 250 persone), né il monumentale Tempio che l’architetto Erich zu Pulitz voleva erigere per accogliere a Prora i 20 mila turisti appena sbarcati.
Allo scoppio della guerra, nel settembre del ’39, gli operai e tecnici della Siemens, Holtzmann o Hochtief furono chiamati a erigere le fortificazioni sull’Atlantico, senza che mai un tedesco passasse un giorno di vacanza a Prora e poi, dal 1949, il colosso si trasformò in una delle più grandi caserme dell’ex-Repubblica Democratica Tedesca. Daniel Libeskind, l’archistar del celebre Judisches Museum a Berlino, ha definito Prora come «la costruzione del Male» e rifiutato il nuovo rilancio, così come Angela Merkel, che sul Baltico ha il suo collegio elettorale, si è fatta vedere di rado a Prora.
“Come storica e direttrice del Museo di Prora”, commenta Misgajski, “l’importante è che almeno un Block resti senza balconi affinché la gente veda il complesso nella sua originaria mostruosità”. Entro il 2019, inoltre, nel Block 5 sorgerà un nuovo Museo che al suo Prora Zentrum ingloberà anche il Centro di documentazione sul passato nazista, la direttrice Luisa Eichhorn afferma come ai ragazzi verranno “offerti workshop sul nazismo e sulla storia del complesso nella Rdt”. All’ingresso del Centro di documentazione, su un enorme cartello si legge: «Macht Urlaub», il potere della vacanza. E nessuno meglio, o peggio, dei nazisti ha rivelato i lati più oscuri del turismo di massa.