Camogli (Genova)– La visione per antonomasia (tema al plurale del festival della comunicazione di quest’anno, tenuto a Camogli) potrebbe essere stata quella di Renzo Piano. Con il suo progetto di un ponte, presentato al festival, in sostituzione di quello crollato. L’architetto e senatore a vita genovese, che ha donato il suo progetto alla città, conosce bene le implicazioni umane, sociali ed economiche che hanno colpito Genova ed i suoi abitanti. Su questo ha centrato la sua lectio magistralis il giorno dell’apertura. Ovviamente, è stato solo l’inizio, perché la serie di manifestazioni incentrate sul festival ha visto la partecipazione di centoundici protagonisti della comunicazione, dell’informazione, dell’impresa e dello spettacolo, con un record di oltre 35 mila presenze. L’originalità della manifestazione è insita nella sua stessa location: 78 incontri, non solo nel teatro comunale, ma anche nei punti strategici della cittadina ligure, con piazze attrezzate con maxi schermi per le dirette streaming. In una fantastica cornice di natura e di mare, il pubblico ha così potuto seguire conferenze, dialoghi conversazioni a più voci che hanno interpretato il tema visioni con una lettura multiforme della realtà presente, passata e futura. Esplorando le diverse ricadute nell’economia, nella società, nel linguaggio, nella quotidianità e nella identità stessa di un popolo. E chi più di uno storico avrebbe potuto fare una lettura più approfondita? Alessandro Barbero che, con le sue analisi, guida la società italiana alla riconquista della memoria storica spesso ignorata dai contemporanei, ha infatti avuto riconosciuto il suo lavoro con l’assegnazione del premio della comunicazione 2018.
I discussants (si può dire?) si sono incontrati ed alternati nel descrivere la propria, personale, visione. Esperti in ogni campo dello scibile umano hanno fatto capire che tutto si può comunicare, anche il futuro. L’importante è farlo -nella società delle fake news– nel modo più chiaro, competente, approfondito e corretto.
Tutto esaurito anche per i tredici spettacoli che hanno intrattenuto il pubblico, passando da toni seri ad altri più leggeri e divertenti, tra musica, poesia e teatro. Tra tutti, la serata in compagnia dei più cari amici di Umberto Eco -a suo tempo ideatore del festival, che ogni anno viene tenuto in suo nome- tra ironia ed aneddoti sul lato più inedito del padrino del festival: la sua ironia ed il suo umorismo.
Protagonisti del festival, quest’anno più che mai, i giovani e gli studenti, che hanno collaborato in prima persona alla manifestazione. Ma anche attenzione alla presenza femminile, con “donne d’eccezione” e di talento, come ha sottolineato il condirettore del festival, Danco Singer. “Abbiamo organizzato tanti laboratori per bambini e ragazzi, ma anche escursioni in mare e nell’area protetta di Portofino, ha detto a sua volta la condirettrice Rosangela Bonsignorio: un festival che, dalla sua prima edizione, ha pensato di mescolare, secondo l’insegnamento di Umberto Eco, cultura e pop”. Insomma, di tutto e di più. Anche per la prossima edizione, quella del 2019: dal 12 al 15 settembre si parlerà di “civiltà”, un tema più che mai azzeccato ed attuale.