L'ALEXANDERPLATZ JAZZ CLUB, lo storico locale di Roma fondato nel 1984 e considerato uno dei 100 migliori locali jazz al mondo, continua la sua stagione 2018/2019. Questi i prossimi appuntamenti : sabato 3 novembre ore 21.00 ELVIN JONES TIME: STEFANO DI BATTISTA QUARTET con Stefano Di Battista al sax alto e soprano, Andrea Rea al piano,
Daniele Sorrentino al basso e
Luigi Del Prete alla batteria
– domenica 4 ore 21.00 MARIO DONATONE QUINTET GENIUS STILL LOVES COMPANY: MARIO DONATONE piano e voce,ANGELO CASCARANO chitarra, basso e voce – ROBERTO FERRANTE batteria e voce GIOVANNA BOSCO e ISABELLA DEL PRINCIPE voce.
STEFANO DI BATTISTA, uno dei più importanti sassofonisti della scena italiana ed internazionale, torna al Alexanderplatz Jazz Club con il suo quartetto e ripercorrerà le tappe della sua carriera attraverso il repertorio dei suoi best-of, sulle orme di Elvin Jones. Un concerto da non perdere!
Stefano Di Battista nasce a Roma il 14 febbraio del ’69 da una famiglia di musicisti ed appassionati di musica. Ha iniziato a studiare il sassofono all’età di 13 anni in una banda di un piccolo quartiere, composta principalmente da ragazzini. E’ qui che, fino all’età di 16 anni, Stefano ha sperimentato quella che sarebbe diventata una delle qualità essenziali della sua musica: l’allegria. Durante questo periodo ha due incontri decisivi che lo indirizzano verso la sua vocazione: scopre il jazz, innamorandosi del suono “acidulo” di Art Pepper (“…immediatamente volevo suonare in quel modo… fu l’inizio della mia passione”) e incontra l’uomo che diventerà il suo mentore, il leggendario alto sassofonista Massimo Urbani (“lui era un mostro, suonava senza conoscere cosa venisse dopo. Istintivamente.”). La sua starda è ormai segnata: Stefano sarà un musicista jazz. Si iscrive al conservatorio, perfeziona la sua tecnica familiarizzando con la tradizione classica del sassofono (Jacques Ibert, ecc.) conseguendo il diploma con il massimo dei voti all’età di 21 anni. Incomincia poi a suonare in gruppi di vario genere e nel ’92 si trova per caso a suonare al Calvi Jazz Festival; è lì che incontra per la prima volta dei musicisti francesi, primo fra tutti Jean-Pierre Como che lo invita a suonare a Parigi. Per Stefano è una rivelazione (“quando sono arrivato in Francia, avevo l’impressione di essere nato lì. In Italia avevo l’impressione di non esistere…”).
Da quel momento in poi, Stefano ha fatto la spola tra Roma e Parigi, moltiplicando le sue audizioni in modo da procacciarsi qualche ingaggio. Infine si procura due concerti al Sunset di Parigi, con un trio formato dal batterista Roberto Gatto e dal contrabbassista francese Michel Benita. Gatto rinuncia e viene rimpiazzato all’ultimo minuto dal batterista Aldo Romano, che viene colpito dallo stile affascinante del sassofonista. In un attimo è nata un’amicizia tra i due. La seconda sera Stèphane Huchard è alla batteria e invita Laurent Cugny, prossimo a prendere le redini dell’ONJ (Orchestra Nazionale del Jazz). Stefano viene assunto all’istante. In due sere da sogno la vita di Di Battista è cambiata. E’ il 1994 e la sua carriera decolla a Parigi. Si stabilisce nella città e incomincia la vita sfrenata del musicista. Oltre alla partecipazione al progetto di Aldo Romano dal quale sono scaturite due registrazioni discografiche (Prosodie e Intervista) e la presenza nell’ONJ diretta da Cugny, continua ad incontrare gente, tiene alcuni concerti in trio con Daniel Humair e J.F. Jenny Clark, suona con musicisti americani di passaggio come Jimmy Cobb, Walter Brooker, Nat Adderly, ecc. La carriera di Di Battista è a una svolta. Pilastro dei vari gruppi di Aldo Romano, membro del sestetto di Michel Petrucciani, Stefano incomincia a pensare alla realizzazione di un progetto a suo nome. Nel ’97 il suo primo album per la Label Bleu, dal titolo “Volare”, lo vede al fianco di Flavio Boltro alla tromba, Eric Legnini al piano (il suo pianista di questi ultimi anni), Benjamin Henocq alla batteria e Rosario Bonaccorso al contrabbasso (“la ritmica che ho sempre desiderato”). Nel ’98 arriva il suo primo ingaggio per la storica Blue Note, per la quale inciderà l’album “A prima vista”, accompagnato dalla stessa formazione di musicisti, che tra le altre cose diventerà il suo gruppo stabile di riferimento. Nel luglio ’00, la registrazione di un disco magistrale dove Stefano è affiancato dall’incomparabile presenza di Elvin Jones alla batteria (il leggendario batterista di John Coltrane), Jacky Terrasson al piano e Rosario Bonaccorso al contrabbasso. Il disco, dall’omonimo titolo, uscirà poi nell’Ottobre 2000. Il nuovo disco, oltre ad avere grandi riconoscimenti da parte della critica internazionale, ha vinto il prestigioso premio francese Telerama, classificandosi al primo posto nelle classifiche europee come disco più venduto.
MARIO DONATONE alla testa del sul trio, propone un viaggio verso la tradizione blues, funky e jazz dei più grandi musicisti d’oltreoceano. Un’occasione imperdibile per un tuffo dentro l’America con un repertorio che spazia tra il soul-jazz di musicisti come Herbie Hancock e Horace Silver e classici del blues appartenenti ad artisti come Ray Charles, B.B.King, Neville Brotherse riportati nella loro dimensione più "roots" e swingante. Sul palcoscenico insieme al pianista e compositore romano ci saranno il chitarrista, bassista e cantante Angelo Cascarano, e il batterista e cantante Roberto Ferrante. Musicisti versatili e virtuosi con cui Mario Donatone ha dato vita ad un trio ricco di sonorità diverse, caratterizzato da intriganti e calde armonie vocali, e da una forza propulsiva costruita due piani strumentali diversi.
L'ALEXANDERPLATZ
Dopo una stagione di inattività, lo spirito avventuriero, il coraggio d'avanguardia della famiglia Rubei continua ad esprimersi attraverso Eugenio Rubei, figlio dell'indimenticabile Giampiero che, commenta così questa nuova: “Rendere immortale il lavoro quarantennale di mio padre e dare alla città di Roma un luogo di reale aggregazione del mondo del jazz, che accompagni le generazioni attuali e possa essere in grado di andare oltre. Questo è il vero messaggio, il vero obiettivo della riapertura dell'AlexanderPlatz, che anche nel 2018 ha ricevuto il premio Downbeat e il prestigioso Django d'or. L'AlexanderPlatz potrà dunque continuare ad essere lo spazio principe per i musicisti di tutte le età e provenienze".
Con la sua riapertura, l’AlexanderPlatz sta facendo scoprire, un tratto innovativo, estetico e non solo, che parte dall’originale cucina a vista e arriva alla ristrutturazione del bar. Gabriele Geri e Angela Buono, registi del cambiamento, sempre sotto l'occhio attento del Presidente Eugenio Rubei, puntano sull’unicità del locale, con un giusto mix di esperienza e sperimentazione sia in sala che dietro le quinte. Attraverso le sapienti mani dello chef Davide Boggian il menù è basato sull’essenzialità e sulla qualità dei sapori con un occhio di riguardo alla selezione delle materie prime e alla loro stagionalità, puntando a una cucina piena di creatività che non rinuncia ad essere semplice. Discorso che viaggia di pari passo al rinnovo del bar, dove l’ospitalità e gli alti standard qualitativi saranno garantiti da Fabrizio Valeriani, classe 1972, capace di approntare una drink-list unica nel suo genere grazie a distillati selezionati, attenzione particolare a vermouth e bitter's, e una linea creata ad hoc per il mondo del jazz con ‘twist on classic’ pensati per lo storico locale romano.
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ALEXANDERPLATZ jazz club Via Ostia 9 – 00192 Roma
Info e prenotazioni: prenotazioni.alexanderplatz@gmail.com – tel. 06 83775604
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