Immagine di copertina: Nicola Pomponio, Goffredo Palmerini, Carlo Di Giambattista.
TORINO – L’ultima fatica “Grand Tour a volo d’Aquila” (One Group Edizioni, L’Aquila, 2018) di Goffredo Palmerini, giornalista aquilano nonché Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo, è un testo godibile, ricchissimo di annotazioni e leggibile da più punti di vista. E’ innanzi tutto, come recita il titolo, un “grand tour”, ma a differenza dei grand tour dei nobili stranieri visitatori dell’Italia otto-novecentesca, le mete toccate non sono quelle che diventeranno tipiche del turismo di massa. Non ci sono riferimenti ai grandi centri italiani, dove migliaia e migliaia di persone provenienti da tutto il mondo si ammassano, ma in compenso scorrono sotto gli occhi del lettore – perché la prosa dell’autore possiede un grande potere evocatore – tanti centri di un’Italia “minore” ma non per questo meno affascinante.
Dall’Abruzzo alla Calabria passando per il Gargano e il Salento, poi il Garda e il Friuli, emerge il quadro di luoghi e paesaggi dal grandissimo valore umano, estetico, storico. Ne risulta il quadro di una nazione composta da innumerevoli sfaccettature e ricchezze che nessun dépliant turistico, neanche lontanamente, può rappresentare. Si compone così il puzzle di un paese poliedrico, policentrico, in cui la “provincia” si rivela piena di energie e capacità spesso sconosciute e insospettate agli italiani stessi. Ma questo è solo un primo aspetto del libro, poiché il grand tour proposto non è solo attraverso luoghi fisici ma anche, forse soprattutto, una ricerca appassionata e piena di empatica curiosità di luoghi mentali, culturali e anche spirituali.
Incontriamo così musicisti, pittori, artisti che rendono illustre l’Italia e storie di un’umanità fatta di tenacia, consapevole delle proprie forze e debolezze, quindi orgogliosa e protesa a realizzare veri e propri capolavori. Uomini che con pazienza e volontà, sorretti da profonde capacità nel proprio campo, partiti da piccoli centri di questa Italia “minore” sono giunti a vertici sbalorditivi. Due esempi, ma molti si potrebbero fare e ciò conferma l’interesse del libro: il sarto che parte da un piccolo centro dell’aquilano e giunge a lavorare per “Brooks Brothers”, etichetta newyorkese d’importanza mondiale per l’eleganza nel vestire o l’artigiano che, originario di un paese del chietino, diventa il più importante artigiano costruttore di pianoforti di “Steinway & Sons”, giungendo ai fasti di servizi giornalistici del New York Times e di altre testate internazionali (tra cui il Corriere della Sera).
Palmerini ricostruisce le vite di tanti personaggi, con affetto e rispetto, facendo emergere i ritratti di uomini che dal dramma dell’emigrazione hanno saputo dare il meglio di sé divenendo come un faro, una luce che illumina il percorso a chi seguirà. Giungiamo così al terzo aspetto di questo bel libro. Aspetto assolutamente non secondario e di grande importanza in questi anni in cui l’Italia è diventata terra d’immigrazione e, contemporaneamente, è tornata ad essere terra d’emigrazione. Il grand tour è anche un giro di visite – e di conoscenza – alle tantissime comunità italiane sparse nel mondo. La visione di Palmerini è una visione assolutamente non provinciale (nel senso deteriore del termine) ma aperta al mondo, al diverso; il suo sguardo non è mai accigliatamente chiuso in sé, ma ampio, inclusivo, comprensivo.
Così da New York al Canada, da Washington all’Argentina – si consiglia vivamente la lettura del discorso del Presidente Mattarella a Buenos Aires – emergono le figure dell’Italia fuori dall’Italia; quei milioni di nostri connazionali che hanno dovuto abbandonare, anche in tempi recenti, le proprie case per dirigersi in terre sconosciute. In questo ambito ricopre un ruolo fondamentale, per mantenere i contatti con l’origine e per far conoscere gli italiani nei luoghi ove si sono stabiliti, il mondo della comunicazione ove brillano giovani talenti emigrati in tempi recenti. L’eccellenza italiana si fa notare con l’avventura di “i-Italy”, network newyorkese multimediale che già nel 2013 veniva celebrato dal “Corriere magazine insert” del Corriere della Sera con il molto significativo titolo: “La Rai prenda esempio da i-Italy”. Ma non solo. Spostandoci a Londra incontriamo LondonONEradio, altro affermato network giovanile italiano che si pone tra le realtà più vivaci e culturalmente feconde del Regno Unito.
Queste poche e sparse annotazioni non possono che rendere in modo parziale e incompleto l’idea di un libro che si legge tutto d’un fiato e che è ricchissimo di riferimenti e suggestioni. Ma, come accennato in precedenza, tutto ciò deriva dall’atteggiamento dell’autore. Goffredo Palmerini, con questa ottava opera, è diventato un vero e proprio testimone del tempo. Un testimone curioso, attento alle tante, infinite sensibilità incontrate e con una propensione di profonda umanità. E’ il percorso di un vero umanista che guarda con immutato interesse la grande Storia e la storia dei singoli che s’inserisce talvolta tragicamente: nella prima: si leggano in proposito le pagine dedicate alla “liberazione” di Mussolini a Campo Imperatore, con l’Operazione Quercia dei tedeschi, costata la vita a due militari italiani “dimenticati” per oltre 70 anni. Le sue profonde radici abruzzesi non sono così in contraddizione con le grandi ali che spiega nel suo lavoro in giro per tutto il mondo. E’ questa la cifra del suo vero umanesimo, quell’Umanesimo di cui oggi, proprio in Italia – la terra che l’ha inventato – c’è un estremo bisogno.
*Giornalista e storico
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Il volume “Grand Tour a volo d’Aquila” (One Group Edizioni, 2018) di Goffredo Palmerini è stato presentato il 16 gennaio scorso a Torino, presso la Sala conferenze del Collegio Artigianelli, con gli interventi di Carlo Di Giambattista, presidente della Famiglia Abruzzese Molisana in Piemonte e Valle d’Aosta, di chi scrive e dell’Autore. Nel corso dell’evento ha portato il saluto del Consiglio Regionale del Piemonte la consigliera Silvana Accossato. (n.f.p.)