A novant’anni dalla firma, dei Patti Lateranensi, (11 febbraio 1929), documento storico che definisce i confini di diritti e doveri tra lo Stato e la Chiesa nel territorio italiano, la parola “chiave” che resta sempre valida è la “fattiva collaborazione” che consente “sia alla Santa Sede, sia alla Chiesa italiana di intervenire sul piano economico, sociale, culturale e caritativo per far pronte a tutte quelle forme di povertà che purtroppo oggi ancora affliggono il mondo”, come la crisi dei migranti.
Come ha dichiarato Mons. Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.
“Novant’anni dopo, la cooperazione fattiva tra la Santa Sede e lo Stato italiano ancora oggi, soprattutto in questi anni di precarietà economica e sociale e più recentemente di crisi umanitaria, dimostra la bontà dei Patti Lateranensi”.
Con la stipula dei Patti Lateranensi, si pose fine giuridicamente a cinquantanove anni di relazioni tese, tra lo Stato italiano e la Città del Vaticano dopo la “presa di Roma”, con la “breccia di Porta Pia” (20 settembre 1870) che decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica e segnò un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale dei papi.
L’anno successivo la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3 febbraio 1871, n. 33) e l’anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino al 1930, festività sostituita dalla data dell’11 febbraio a seguito della firma dei Patti Lateranensi .
Nel corso degli anni, con la guida di Pio XI, s’instaurò una conciliazione de facto tra Stato e Chiesa ed i Patti Lateranensi segnarono la conciliazione de iure ed è anche un punto di partenza giuridico per un nuovo corso storico di collaborazione e di cooperazione tra Stati sovrani: “Libera Chiesa in libero Stato”.
La definizione dei confini dello Stato della Città del Vaticano con la sua indipendenza e autonomia di Stato extraterritoriale, ha consentito al Vaticano durante la seconda guerra mondiale di poter accogliere numerosi ebrei e ancorché piccolo dal punto vista territoriale, lo Stato della Città del Vaticano, svolge un’attività a livello internazionale di grande importanza.
Il Concordato tra Stato e Chiesa anche se firmato da Benito Mussolini non era legato al regime fascista, ma come Trattato di Stati sovrani è stato inserito nella Costituzione italiana del 1948, quando l’Italia scelse di passare dalla monarchia alla Repubblica.
I Patti Lateranensi del 1929 – parzialmente modificati dall’Accordo di Villa Madama del 1984 –hanno regolamentato l’insegnamento della Religione nelle scuole, la tutela del patrimonio storico e culturale della Chiesa, la pratica religiosa cattolica in questi anni hanno subito profondi cambiamenti. Si è passati, ad esempio, dal concetto di religione di Stato a quello di religione maggioritaria all’interno di uno Stato. Si è inverata una diffusa cultura di “laicità” alla quale il Concilio ha dato ampia spinta, ma si constata che a volte la “laicità” viene utilizzata in modo distorto e poco rispettoso dei valori della dignità della persona umana e del vivere civile.
Anche la presenza dei cattolici nella politica ha subito notevoli cambiamenti come dimostra l’evoluzione e la trasformazione dei partiti nel panorama parlamentare.
Oggi si richiede in maniera forte e pressante la presenza dei cattolici che s’impegnino nel servizio del bene comune. Lo slogan ricorrente: “Non abbiamo bisogno di politici cristiani, ma di cristiani impegnati in politica” è un monito che sollecita una politica vera a servizio del bene comune e la salvaguardia dei diritti e dei doveri della Religione e della Morale impegna ciascuno ad agire responsabilmente nella società civile nell’esercizio della cittadinanza attiva .