Desidero esprimere i più intensi e affettuosi auguri all’amico Claudio Magris che compie ottant’anni. Un’amicizia cresciuta in molti anni e maturata a distanza. Magris è soprattutto triestino ed aperto all’universo Europa, che ci ha fatto conoscere in modo mirabile nei suoi libri in aspetti altrimenti per noi inconoscibili. Io al contrario, ma non oso paragonarmi, sono calabro-siculo formato sullo Scilla e Cariddi con incursioni per l’intera Italia con il basket e la Fuci. Estrazioni diverse che hanno però riccamente alimentato un rapporto di stima e di grande ammirazione per la qualità umana e la straordinaria finezza dell’intellettuale triestino.
Altro elemento della nostra singolare amicizia l’incidente avvenuto in albergo a Napoli, in occasione di una trasmissione televisiva dopo la caduta del muro di Berlino. Alberto Ronchey, uno dei partecipanti, giunto in ritardo, è finito per errore nella stanza di Magris ed è stato scambiato per un ladruncolo. Chiarito l’equivoco, la trasmissione è potuta cominciare e la ricordo come una delle migliori della mia lunga esperienza televisiva. Ci sono stati anche importanti amici comuni, come Guido Botteri, Michele Zanetti e Demetrio Volcic, anche loro legati all’area mitteleuropea, grandi estimatori di Claudio Magris e interessati alla straordinaria sperimentazione del professor Basaglia per la chiusura dei manicomi avviata proprio nella città di Trieste.
Purtroppo, l’area mitteleuropea è in questi ultimi tempi attraversata da preoccupanti correnti sovraniste e di nazionalismo isolazionista che interpretano, in altro modo da Magris, il senso profondo della storia europea, della stessa tradizione asburgica e delle catastrofi che l’hanno segnata. La visione dello scrittore triestino è impostata su un rapporto con i grandi maestri della cultura in modo da riconoscerne l’autorità senza esserne intimiditi, nella convinzione che la verità emerge sempre dalla discussione e dal dialogo.
Viviamo però tempi non facili e a pochi chilometri dal Danubio troviamo la tragedia dei migranti e della guerra libica che vede i paesi mediterranei e l’Europa impotenti e senza strategie adeguate. In Africa, oltre alla Libia, è sempre più preoccupante la condizione del Sudan dove la ribellione popolare causata dall’enorme aumento del costo della vita ha causato la morte di dimostranti a Khartoum. In Italia scioperi vari sono annunziati per il dopo elezioni mentre è sicuramente positivo l’appello comune di sindacati e confindustria per una partecipazione intensa e consapevole al voto europeo. Insieme imprenditori e lavoratori riaffermano il grande valore di un’Europa profondamente rinnovata anche nei meccanismi istituzionali ma che soprattutto ponga al suo centro l’urgenza della crescita e dell’occupazione in un contesto di rinnovata solidarietà e giustizia.
* Nuccio Fava, è stato giornalista RAI direttore del TG1 del TG3