Il 29 aprile ricorre l’anniversario della liberazione, da parte delle forze armate americane, del campo di concentramento di Dachau, vicino a Monaco in Germania. il primo aperto nel marzo del 1933 e servito da modello per tutti i successivi campi nazisti. Al momento della liberazione, vivevano nel campo circa 32mila prigionieri vicini alla morte per fame. I soldati americani si trovarono davanti a scene orribili. Ovunque cadaveri ammassati in vagoni ferroviari e denutriti ridotti in pelle e ossa i sopravvissuti. Disgusto per i militari per l’inferno che quel luogo di dolore rappresenta.
Inizia subito un’azione di “neutralizzazione delle SS” con arresti ed uccisioni dei membri nazisti da parte delle unità americani e dagli stessi prigionieri. Il generale Dwight D. Eisenhower, comandante in capo dell’esercito statunitense, che guidò le operazioni di liberazione di Dachau, emise un comunicato sull’apertura del lager ai 32mila di detenuti omettendo i dettagli della neutralizzazione delle SS: "Le nostre forze hanno liberato Dachau, un campo di concentramento tristemente famoso. Sono stati liberati circa 32.000 prigionieri e 300 SS a guardia del campo sono state rapidamente neutralizzate." Dai primissimi documenti del comando alleato non emergono altre informazioni. Solo successivamente verranno alla luce episodi che saranno oggetto di indagine militare.
La testimonianza
Il colonnello Felix L. Sparks, comandante di un battaglione del 157º Reggimento di Fanteria, 45ª Divisione di Fanteria degli Stati Uniti, ha narrato così quello che fu definito il massacro di Dachao in danno delle guardie SS :
«Circa 50 prigionieri tedeschi catturati dal 157º reggimento di fanteria erano stati confinati in una zona che era stata utilizzata come deposito di carbone. La zona era delimitata da una parete in muratura a forma di L di circa otto metri di altezza, vicino a un ospedale. I prigionieri di guerra tedeschi erano sorvegliati da una pattuglia della compagnia I munita di mitragliatrice. Avevo appena lasciato questi uomini di sorveglianza e mi stavo dirigendo verso il centro del campo dove c'erano altre guardie SS che non si erano ancora arrese, quando udii spari che provenivano dalla direzione che avevo appena abbandonato. Tornai di corsa e presi a calci un soldato di 19 anni, che era ancora dietro il mitragliatore e che aveva provocato la morte di circa dodici dei detenuti e il ferimento di molti altri. L'artigliere, che piangeva istericamente, disse che i prigionieri avevano tentato di fuggire.»
L'esercito degli Stati Uniti aprì, il 5 maggio 1945 una indagine su un "asserito maltrattamento in danno di guardie tedesche a Dachau". Questa indagine venne affidata al tenente colonnello Joseph Whitaker che interrogò, tra gli altri, il colonnello Howard Buechner (all'epoca colonnello dell'esercito degli Stati Uniti e medico presso il 3º battaglione del 157º Fanteria).
Buechner, successivamente, in un libro del 1986, intitolato Dachau: The Hour of the Avenger, parlò di 520 soldati tedeschi che erano stati fucilati, tra cui 346 uccisi per ordine di Jack Bushyhead, un ufficiale, nel corso di una presunta esecuzione di massa in ore diverse da quelle della prima sparatoria vicino all'ospedale. Buechner non sarebbe stato però testimone diretto di tali fatti, né alcuna sparatoria fu menzionata nel rapporto ufficiale prodotto dalla commissione d'inchiesta. David L. Israel ha contestato questa nuova versione fornita.
Buechner si è scusato delle azioni commesse dai soldati americani a Dachau e, nel suo libro, in effetti ne porta le giustificazioni, senza negare i fatti o le responsabilità, discostandosi in questo dalle posizioni dei revisionisti.
Nel giorno della liberazione del 29 aprile del 1945 nel campo principale di Dachau si trovavano ancora nelle baracche 32.000 prigionieri che per tentare di sopravvivere nelle settimane precedenti l’arrivo degli Alleati si erano riuniti in una comunità di mutuo soccorso reciproco. Nei 12 anni di orrore, Dachau con i campi appendice, chiuse i cancelli ad oltre 200mila persone provenienti da tutta Europa, più di 45mila trovarono la morte.
Il primo maggio del 1945 sul piazzale del lager gli ex prigionieri lanciarono al mondo l’appello “Mai più fascismo! Mai più guerre!” celebrando il “giorno della liberazione, dell’amicizia e della fraternizzazione”. Uno slogan oggi quanto mai attuale e ribadito tutti gli anni dai sopravvissuti al dramma dei lager nazisti con il raduno ogni anno nel giorno della ricorrenza della liberazione per mantenere vivo nel tempo e trasferire alle giovani generazioni il truce ricordo della disumana criminalità nazista, perché le atrocità di quegli anni non si ripetano mai più.