L’America che ci piace è quella che voleva conquistare la Luna insieme ai russi

di Antonio Gaspari da Frammenti di Pace

Era il 12 settembre 1962 quando il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, davanti a una folla di 40mila persone nello stadio di football della Rice University in Texas, pronunciò un discorso che sarebbe passato alla storia. «Ci sono nuove conoscenze da acquisire e nuovi diritti da conquistare, e devono essere utilizzati per il progresso di tutti», affermò JFK. «La scienza spaziale, come la scienza nucleare e tutte le tecnologie, non ha una propria coscienza. Che diventi una forza per il bene o per il male dipende dall’uomo.

Lo spazio può essere esplorato e dominato senza alimentare il fuoco della guerra, senza ripetere gli errori che l’uomo ha compiuto. Non c’è ancora nessun conflitto nello spazio. La sua conquista merita il meglio di tutta l’umanità e offre un’opportunità di cooperazione pacifica che potrebbe non tornare più. Abbiamo scelto di andare sulla Luna perché questo obiettivo servirà per organizzare e misurare il meglio delle nostre energie e capacità. Perché è una sfida che intendiamo vincere, insieme agli altri…». L’idea della “nuova frontiera” e la missione dell’uomo sulla Luna facevano parte di un progetto più grande. John Kennedy sognava di porre fine alla Guerra fredda offrendo un piano di pace ai sovietici attraverso lo sviluppo comune della missione spaziale. La proposta di condividere il progetto di conquista della Luna insieme ai russi fu resa ancora più esplicita il 20 settembre 1963, quando il Presidente americano pronunciò un discorso all’ONU in cui propose nuovamente ai russi una missione congiunta. All’inizio Nikita Krusciov non accettò e, nell’ottobre del 1963, dichiarò che l’Unione Sovietica non aveva intenzione di inviare cosmonauti sulla Luna. Ma poi i suoi consiglieri militari lo persuasero che l’offerta era buona, perché avrebbe permesso all’Unione Sovietica di acquisire tecnologia americana e avrebbe avuto un ruolo decisivo nel porre fine alla Guerra fredda. Purtroppo, quando i sovietici erano ormai pronti ad accettare la proposta, Kennedy fu ucciso (22 novembre 1963) e il progetto fallì. Nonostante l’assassinio di Kennedy, gli americani portarono avanti il programma Apollo e riuscirono ad andare sulla luna. Erano le 4 e 57 minuti (ora italiana) del 21 luglio 1969 quando gli astronauti americani, per la prima volta nella storia, misero piede sul suolo lunare. Scrisse Papa Paolo VI: «Onore, saluto e benedizione a voi, conquistatori della Luna, pallida luce delle nostre notti e dei nostri sogni. Portate ad essa, con la vostra viva presenza, la voce dello Spirito, l’inno a Dio, nostro Creatore e nostro Padre».

Il 16 ottobre 1969 Paolo VI ricevette in udienza a Roma i tre protagonisti della missione Apollo 11: Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins. Il Pontefice rivolse ai tre astronauti queste parole: «Ammiriamo il vostro coraggio e ammiriamo lo spirito con cui avete portato a termine la vostra missione: uno spirito di servizio all’umanità e uno spirito di pace. Ci congratuliamo e ringraziamo il Presidente, e il popolo della vostra diletta nazione, per aver reso possibile l’esplorazione lunare, a beneficio dell’uomo e del mondo. Sia lode a Dio, Creatore del mondo. Noi lo preghiamo di renderci possibile di apprendere ancora di più della Creazione, di vedere più chiaramente la sua potenza, la sua immensità e la sua perfezione, così che, da questa conoscenza, gli uomini possano sempre più unirsi, come figli suoi, in amore fraterno, in pace e in preghiera…». (Antonio Gaspari, www.orbisphera.org)

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