Un testo di grande spessore letterario e documentario si rivela il carteggio tra Cesare Pavese e Bianca Garufi (1945-1950), “Una bellissima coppia discorde” a cura di Mariarosa Masoero ( C. E. Leo S. Olschki ,Firenze 2011, pg 162). L’opera consente di ricostruire la tormentata “liaison” sentimentale tra due grandi anime, vissuta tra Roma e Milano, con uno sguardo alla costa ionica della Sicilia.
Le missive (conservate nell’Archivio Pavese del “Centro Interuniversitario per gli studi di Letteratura in Piemonte GuidoGozzano-CesarePavese”dell’UniversitàdiTorino)sono quelle intercorse nell’arco di cinque anni, tra due grandi protagonisti della letteratura della prima metà del ‘900 ( Cesare Pavese, scrittore famoso e Bianca Garufi, scrittrice meno nota ma stimata psicoterapeuta di scuola junghiana). Le lettere sono annotate e commentate dalla professoressa Mariarosa Masoero, esimia docente dell’Università di Torino. L’epistolario fa emergere la forte attrazione intellettuale e letteraria esercitata da Bianca su Cesare ma anche un drammatico contraddittorio che porta spesso i due a scontrarsi, nella volontà di chiarirsi. Bianca sente il fascino seduttivo di Cesare che va oltre gli schemi convenzionali, chiuso in una “scontrosa solitudine” , oppresso dal demone del solipsismo e alla ricerca di una chiave di lettura “consolatoria” della realtà, attraverso lo scavo profondo dell’infanzia.
Il lettore, coinvolto emotivamente, compie una piena immersione in un vicenda intensa di sentimenti e ricca di riferimenti culturali e biografici. L’opera, di notevole spessore culturale e di forte impatto emotivo, è arricchita di un’ accurata annotazione, che chiarisce ed integra con riferimenti puntuali, l’intensa corrispondenza tra i due personaggi .Un difficile sodalizio, come risulta dal corposo carteggio , in cui si alternano momenti d’entusiasmo e di complicità, a momenti animati da forti contrasti. Cesare, intellettuale puro, è mosso da una forte coscienza critica nel tentativo di decodificare “il mestiere di vivere”. Egli ha la consapevolezza che è tipico della “condizione umana”essere “stanchi”, “esserlo tutti” ma anche “risorgere sempre”…. “stare dritti sulle gambe”. Il suo è il lucido percorso cognitivo dell’uomo di cultura che si pone come interprete del reale. Bianca invece, pur essendo mossa anch’essa da profonde motivazioni interiori, risulta più duttile e concreta. Per capire tuttavia meglio la complessità di Bianca, la Masoero è stata agevolata dalla lettura dei suoi diari da cui ha potuto attingere informazioni molto illuminanti. Un difficile sodalizio , fatto di incontri e di scontri, di entusiasmi e di rimproveri, di amore e di disamore, di ricerca e di rifiuti. Un amore come sintesi di anima e corpo, da parte di Bianca e un amore come raffinato e severo intellettualismo, quello di Cesare.
La loro intensa storia comincia in un magnifico autunno romano del ’45 e già nell’ Aprile del ’46, la coppia diviene discorde, vengono fuori le incomprensioni e le profonde diversità. Cesare è mosso da una fortissima tensione cognitiva, ma al contempo è turbato da un disagio esistenziale che lo ostacola fortemente nella ricerca di un’integrazione sociale. Egli ha lo consapevolezza che è tipico della condizione umana”essere stanchi”ma che bisogna, anche, “stare dritti sulle gambe”.
Nel ’46 Bianca, trasferitasi a Milano per lavoro invece vive una solitudine profonda, una difficoltà di organizzare pensieri, addirittura esprime la volontà di “tagliar corto, di piantarla definitivamente e totalmente fino a non scrivere nemmeno il mio nome, nemmeno una firma, come un assoluto analfabeta”. E’ l’ amore per Roma che li unisce, no ,la Roma dei letterati,non quella della società elegante e mondana, ma proprio l’ “Urbs” eterna , quella degli anfiteatri , delle chiese, delle fontane, delle strade vetuste mosse dal vento di tramontana che porta gli antichi olezzi.
Nel ’46 però Bianca si trasferisce a Milano e proprio lì, matura la consapevolezza della loro divergenza“Ciascuno ha i suoi sistemi, noi siamo una bellissima coppia discorde e il sesso…. si sfoga come può”. In realtà sono molto simili, entrambi alla ricerca di un’affermazione sociale e letteraria. Cercano il grande successo che possa colmare i vuoti e compensare le mancanze, rafforzando l’io interiore: Bianca all’apparenza più forte è invece più fragile di Cesare, teme il disagio economico e il degrado dei luoghi e delle cose. Viene da una terra torturata, dove in pochi decenni la violenza della natura e la volontà di predominio degli uomini hanno fatto strage della bellezza avita. Emblematica la sua peregrinazione sofferta nella Messina distrutta dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, alla ricerca vana di una libreria integra. La cultura è costretta a cedere alla violenza. Cesare apprezza però la squisita sensibilità letteraria di Bianca: è la stagione dei “dialoghetti”, raccolti sotto il titolo collettivo “Dialoghi con Leucò”. Bianca, come l’aggettivo greco conferma, ne è l’ispiratrice ma esprime delle critiche in merito al titolo: “Bene per Leucò….Ma non mi piace che un libro di Dialoghi s’intitoli “Dialoghi con Leucò”. Durissima la risposta di Pavese: “Non sai trattare con i grandi scrittori….è chiaro che della letteratura te ne infischi”. L’ultima lettera del 3 Febbraio del ’50 stigmatizza la fine dolorosa della storia con Bianca ma soprattutto la prossima disperata scelta di Cesare” Di te ho avuto via via notizie che dicevano come, vestita del camice bianco, facevi non so se la chirurga o la psicanalista” e ancora …. “i libri che faccio probabilmente non piacciono a nessuno”……. “benchè molta gente…si picchi di temermi come influsso,come potenza, come, in definitiva, impiegato presso un editore”
L’amarissima conclusione: “mi sento come le principesse di una volta che non riuscivano a farsi amare per se stesse ma sempre soltanto per la posizione” La lettera è del 3 febbraio !950, la fine è prossima.