“Non badare ai sogni: ciò che la mente umana desidera, quando è sveglia lo spera, nel sogno lo vede realizzato.” (Dionisio Catone Codice Riccardiano 859)
Il sogno fin dalla notte dei tempi ha generato curiosità e turbamento, per quel suo misterioso occorrere quando la coscienza si spegne cedendo al sonno, e la mente lascia filtrare sequenze di immagini scaturite dalla memoria che danno spazio a tante possibili interpretazioni. Fin dall’antichità l’uomo si è interrogato sul senso di queste visioni, cercando di decifrarne e interpretarne i simboli, per scoprirne la verità. Dal Medioevo fino al Rinascimento, i sogni assumono un valore rilevante per comprendere appieno la realtà. “Vede più certa la cosa l’occhio ne’ sogni che colla immaginazione stando desto” scriveva Leonardo (codice Arundel). I sogni sono anche il modo in cui il divino si manifesta all’uomo attraverso dei messaggi simbolici che devono essere interpretati . Secondo Papa Gregorio I “Il Sogno per essere vero deve sollevare il velo che lo separa dal ragionamento affinchè abbia luogo la rivelazione”. E’ quanto si scopre nel "Dizionario dei Sogni nel Medioevo” di Valerio Cappozzo, edito da Leo Olschki (35 €), opera enciclopedica nata durante i corsi di Filologia e critica dantesca a “la Sapienza di Roma” e proseguita nelle aule di Filologia materiale dell’Indiana University attraverso un'imponente attività di ricerca in biblioteche nazionali e internazionali. Punto di partenza è Il “Somniale Danielis”. Attribuito al profeta Daniele "Il Somniale" rappresenta il prontuario dei sogni più utilizzato nel Medioevo e poi nel Rinascimento, quando i sogni e i simboli onirici venivano interpretati secondo le posizioni della luna, con il contributo delle dottrine arabo-islamiche, per comprenderne appieno la rivelazione.
Giudicato dagli studiosi come un testo primitivo e rozzo, il “Somniale” al contrario ha permesso una tradizione capillare, trasversale a ogni classe sociale e ogni tempo. Un manuale utilizzato da Dante, Cecco D’Ascoli, Petrarca e Boccaccio, presente anche nella biblioteca di Leonardo Da Vinci, che ne possedeva tre edizioni in volgare italiano. Il genio del Rinascimento si serviva del prontuario dei sogni per scrivere le sue numerose profezie e per interpretare un sogno avuto da bambino. Nella visione di Leonardo un nibbio vola nella sua culla e con la coda gli apre la bocca per battergliela dall’interno. Una premonizione del futuro, dove il “Nebio vedere significa morte de’ toi parenti”. Un’immagine profetica, in cui Leonardo aveva creduto e che aveva annotato intorno al 1504, che coincide con la morte del padre avvenuta il 9 luglio dello stesso anno. Il sogno di Leonardo verrà ripreso anche dal padre della Psicanalisi, Sigmund Freud che, nel suo “Un ricordo d’Infanzia di Leonardo da Vinci” analizza le azioni del nibbio, interpretando lo sbattere della coda come l’allattamento materno mentre l’atto di infilarla nella bocca indicherebbe la sua omosessualità passiva. Freud dunque, pur apprezzando l'oniromanzia dei manuali, ribalta il punto di vista, utilizzando i simboli onirici non per scoprire l’essenza di una realtà esterna all’uomo, ma per svelare i meccanismi dell’inconscio scaturiti dalla storia personale del soggetto. Composto in greco intorno al IV secolo e tradotto in latino nel IX secolo, sorprende come il “Somniale Danielis” raccolga i simboli onirici nell’arco di 3200 anni, così come si sono tramandati dall’Antico Egitto ai giorni nostri, nell’era digitale. Unica variante è stata l’aggiunta nel tardo Rinascimento di un numero cabalistico che ha permesso di tradurre i simboli onirici in numeri e poterli giocare sulle Ruote del Lotto. Alcuni esempi ? Vedersi arare significa fatica, nuotare avversità. Oppure sognare la caduta di uno o più denti corrisponde alla perdita di un parente o di una persona vicina. Interpretazioni che si ripetono coerentemente, dal 1220 AC ai libri della Smorfia , fino a riempirne oggi pagine e pagine del web. Se per spiegare la realtà nel Medioevo si ricorreva al Meraviglioso e all’Immaginario, per interpretare i simboli onirici bisogna riferirsi al piano della realtà e del quotidiano: nell’elenco del Dizionario troviamo case, villaggi, boschi, uomini e donne, animali, formaggio, ceci, fave, sedie, aste, chiavi piazze, strade… Un mondo che travalica i confini temporali e geografici, che diventa applicabile in ogni momento e in ogni luogo, assumendo quindi un valore universale.
Il volume di Valerio Cappozzo per la prima volta ha riunito in un unico repertorio alfabetico alcune versioni latine e volgarizzazioni italiane del Somniale ed è una lettura di grande fascino, oltre a costituire uno strumento utile per la comprensione dell’immaginario onirico medievale e del simbolismo letterario e storico artistico.