Hanno sloggiato Gesù, è una iniziativa dei gen 4 del movimento dei focolari, bambini di età compresa tra i 3 ed i 10 anni che dal 1996 vuole riportare il Natale al suo vero significato: Gesù che nasce per gli uomini, Gesù che viene per noi… e che non è accolto, ieri come oggi.
Ispirati dalle parole di Papa Francesco, nel suo discorso a Natale del 2017 – “Il nostro cuore non sia chiuso come lo furono le case di Betlemme” (Papa Francesco, Vaticano, 25.12.2017) – i gen4 invitano ad “aprire il cuore” all’accoglienza di tutti coloro che non sono accolti e soffrono per la mancanza di pace, di giustizia, perché non hanno casa, perché costretti a lasciare la loro terra…
Il progetto prevede una fase iniziale, che inizia nei mesi precedenti il natale, in cui i bambini, realizzano le statuette di gesso raffigurante Gesù bambino. Realizzazione che si traduce anche in inviti agli amici, con cui condividere oltre alla manualità della realizzazione della statuetta, la bellezza del percorso di riscoperta del senso del Natale, attraverso incontri o momenti di festa comunitari nelle varie città del mondo.
Nel mese di dicembre poi, insieme ad alcuni adulti che li seguono, i bambini chiederanno alle parrocchie, ma anche librerie, ai comuni di avere la possibilità di montare un banchetto per esporre le “opere” realizzate chiedendo un libero contributo per il progetto “hanno sloggiato Gesù”, e per spiegare il senso di questa loro azione. Gli obiettivi del progetto, oltre la raccolta di fondi è quella di rinforzare nei bambini la gratuità, il dono di sé, la generosità ed indirettamente stimolare negli adulti gli stessi valori, ma anche far acquisire tecniche di manualità di creatività, di socializzazione, cooperazione.
Quest’anno i fondi raccolti andranno per aiutare i bambini profughi in Libano ed in Colombia, e per esattezza all’ Institut de Rééducation Audio Phonétique (IRAP) in Libano e Centro Social Unidad, in Bogotà, Colombia.
Sembra che proprio attraverso la bellezza e la capacità di mettere insieme insita nell’età dei gen4 questa iniziativa si ripeta ogni anno con risultati ottimi, sia a livello di raccolta fondi, sia come percorso formativo e culturale.
C. una bambina di 10 anni di Palermo ci racconta che grazie a questa iniziativa è riuscita a parlare a scuola dei bambini meno fortunati, solo perché nati in luoghi diversi dai nostri, in cui tutto ciò che noi diamo per scontato, libertà, casa, salute, cibo, giochi diventano un “sogno”, ci ripete con forza che non è giusto e che ognuno di noi deve essere capace di ricordarsi dei “suoi” amici che soffrono senza averne colpa.
Sembra che in questi bambini ci sia una gara di solidarietà, ma non solo verso quelli lontani, ma anche per tutti coloro che non sono “fortunati”, facendo trapelare nelle azioni di questi bambini una cultura diversa, una cultura in cui l’altro sembra essere al centro, in cui il bene comune sembra essere talmente vivo da diventare “scontato”.
Ed allora mi piace pensare ad un futuro in cui il bene comune sia scontato, come lo è per questi bambini, in cui il bene comune sia talmente interiorizzato da non essere un punto di discussione ma un punto di partenza.