Come dice nel risvolto di copertina Maurizio Cucchi, Paolo Ruffilli ha riunito in Le cose del mondo (Mondadori, Lo Specchio, MI, 2020) un esercizio poetico quasi quarantennale, nel quale “pesca nelle profondità e negli anfratti del dire, nella formidabile, paradossale e ‘visionaria immaginosa verità della parola’, alla quale chiede risposte, ben sapendo, nella sua saggezza, che troppi interrogativi rimarranno inesorabilmente aperti”. A differenza di altre prove che l’autore ci ha dato in passato, dove la tematica era “esterna” (La gioia e il lutto del 2001, sulla passione e morte per AIDS; Le stanze del cielo del 2008, su persone che hanno perduto la loro libertà). qui la tematica è squisitamente “interna” e il libro – come lo stesso Ruffilli dice in una nota introduttiva – vuole porsi come “costruzione poematica” […], nel suo intento di “perlustrare il concreto mondo in cui si è venuta muovendo la mia esperienza, in un gioco di continui rimandi e rispondenze tra io e realtà esterna attraverso la pratica del linguaggio”. Insomma l’”io” nella sua dialettica col “mondo”.
Il libro si compone di sei sezioni: come sempre l’architettura dei libri di Ruffilli è molto composita e rigorosa. Una di esse, la seconda. è dedicata alle cure domestiche ed educative nei confronti della figlia, adolescente. Altre, come la prima, sono tipiche del modo di poetare e di comporre dell’autore, il quale fa poesia-pensiero e non poesia-lirica. Come abbiamo già notato in passato, Ruffilli – secondo le distinzioni junghiane – appartiene infatti al “tipo” di pensiero e pertanto in lui l’intelletto ha due manifestazioni: quella appunto “pensante” nel senso che tende a manifestare considerazioni più generali e universali (non usiamo la parola “filosofiche”); come dice lui stesso “ecco che la mente fa ricorso all’ordine / per ricondurre al dato universale / ogni dettaglio” (p. 185). L’altra modalità si estrinseca nella “griglia” degli elementi grammaticali-fonico-sintattici attraverso i quali viene imbrigliata la proliferante attività dell’inconscio, vale a dire quella di dare un ordine tettonico e compositivo al suo linguaggio (mediante soprattutto le rime interne ed esterne, le assonanze e le consonanze).
D’altra parte la realtà del mondo è sempre “fluttuante” (come si dice nella meditazione orientale e ricordiamo che Ruffilli si è interessato al Taoismo e ha curato La regola celeste) ed è pertanto solo apparente. Essa va dunque alla deriva (ben tre volte il termine ricorre qui: p. 34, 41 e 193) e il suo mistero è difficile da sciogliere. Si tratta di “una realtà molteplice / stratificata, ibrida, contraddittoria / nell’abbraccio di bene e male, di più e / di meno, fatta di vuoto che si fa pieno” […] (p. 184). Vale infatti la coincidentia oppositorum e perciò prevalgono il paradosso e l’ossimoro, anche se il senso simbolico in loro racchiuso è sempre ambivalente. Per questo – come egli stesso ha affermato in un testo in prosa, Preparativi per la partenza (Marsilio, VE, 2003, p. 9) – “niente si sa e tutto si immagina. Non esiste realtà se non quella che entra in noi. Di ciò che è fuori non possiamo dire, perché è solo apparenza, o addirittura abbaglio. L’immaginazione è l’unica via che io conosca per saperne di più”. E, si sa, per C.G.Jung solo “la liberazione dagli opposti conduce alla redenzione” (Tipi psicologici, Boringhieri, TO, 1977, p. 212).
Questa discesa nel soggettivismo avvicina il pensiero di Ruffilli alla filosofia di George Berkeley. Infatti ogni processo conoscitivo avviene attraverso la sensazione: esse est percipi. Si possono conoscere solo le nostre percezioni, che sono dunque una mera rappresentazione del nostro spirito. Ecco perché in Ruffilli il “nominare chiama e, sì, […] invita ciò che chiama a farsi essenza” (p. 198). Ci sono così addirittura due sezioni del libro dedicate a questi nomina rerum: una (Le cose del mondo) che ci dà alcuni nomi della “cosa” (del tipo “armadio”, “bambola”, “finestra”, “sedia”) e l’altra (Atlante anatomico) che vuole restituirci alcuni componenti del nostro corpo (del tipo “bocca”, “capelli”,”caviglia”, fino agli organi sessuali maschili e femminili). Perché sono “le parole che aprono la carne / amplificando la vista e il gusto / l’udito, l’odorato e il tatto” (p. 170). Come è detto in un aforisma apposto come epigrafe all’ultima sezione del libro: “L’universo, a diversi gradi di verbalizzazione, è costruzione simbolica del nome” (p. 171).
Sotto l’aspetto del lessico impiegato, non si può non osservare che, quasi a contrasto con la nominazione concreta delle cose, ci sono poi delle occorrenze astratte: “tuttità”, “inessente”, “nientità”.
Infine, se la “cosalità” del mondo è preponderante (“le persone muoiono e restano le cose”, p.105), è vero però che a volte lo sguardo umano, quasi terapeuticamente, si volge verso “l’altrove, il cielo… il trascendente” (p, 100).
PAOLO RUFFILLI, Le cose del mondo, Mondadori, Lo Specchio, MI, 2020, € 20,00.
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Biografia
Paolo Ruffilli è nato a Rieti nel 1949, ma è originario di Forlì e vive dal 1972 a Treviso. Si è laureato in lettere presso l'università di Bologna. Per anni ha collaborato alle pagine culturali dei quotidiani "Il Resto del Carlino", "Il Giornale", "la Repubblica", "Il Gazzettino". Fa il consulente editoriale. Per vent’anni ha lavorato per l’editore Garzanti e oggi dirige la collana di poesia Biblioteca dei Leoni. Autore di romanzi e di racconti, è conosciuto a livello internazionale per i suoi libri di versi tradotti in molte lingue. Della sua poesia si sono occupati criticamente nomi come Alberto Asor Rosa, Luigi Baldacci, Roland Barthes, Yves Bonnefoy, Robert Creeley, John Deane, Dario Fo, Giovanni Giudici, Alfredo Giuliani, James Laughlin, Pier Vincenzo Mengaldo, Czeslaw Milosz, Eugenio Montale, Alvaro Mutis, Cees Nooteboom, Giovanni Raboni, Vittorio Sereni Andrea Zanzotto, Luigi Baldacci. |
OPERE
Poesia
La Quercia delle gazze (Forum, Forlì, 1972; 2 ed. 1974) | |
Quattro quarti di luna (Forum, Forlì, 1974; 2 ed. 1976) | |
Notizie dalle Esperidi (Forum, Forlì, 1976) | |
Piccola colazione (Garzanti, Milano, 1987; 3 ed. 1996; American Poetry Prize) | |
Diario di Normandia (Amadeus, Montebelluna, 1990; Premio Montale) | |
Camera oscura (Garzanti, Milano, 1992; 3 ed. 1996) | |
Nuvole (con foto di F. Roiter; Vianello, Ponzano, 1995) | |
La gioia e il lutto (Marsilio, Venezia 2001, Prix Européen) | |
Le stanze del cielo (Marsilio, Venezia, 2008) | |
Affari di cuore (Einaudi, Torino, 2011) | |
Natura morta (Aragno, Torino-Milano, 2012; 2 ed. 2014) | |
Variazioni sul tema (Aragno, Torino-Milano, 2014; Premio Viareggio Giuria) |
Narrativa
Preparativi per la partenza (Marsilio, Venezia, 2003) | |
Un’altra vita (Fazi, Roma, 2010) | |
L’isola e il sogno (Fazi, Roma, 2011) |
Saggistica
Vita di Ippolito Nievo (Camunia, Milano, 1991) | |
Vita amori e meraviglie del signor Carlo Goldoni (Camunia, Milano, 1993) |
Curatele
Compton-Burnett, Fratelli e sorelle, Garzanti, Milano, 1982 | |
Sterne-Foscolo, Viaggio sentimentale, Garzanti, Milano, 1983 (con M. Bulgheroni) | |
G. Leopardi, Operette morali, Garzanti, Milano, 1984 | |
I. Nievo, Confessioni d’un italiano, Garzanti, Milano, 1984 | |
W. Morris, Notizie da nessun luogo, Garzanti, Milano, 1984 | |
I. Nievo, Il barone di Nicastro, Studio Tesi, Pordenone, 1987 | |
C. Dickens, Tempi difficili, Rizzoli, Milano, 1990 | |
G.C. Abba, Da Quarto al Volturno, Garzanti, Milano, 1991 | |
R.M. Rilke, Elegie Duinesi e quattro Requiem, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1991 | |
C. Bronte, Jane Eyre, Garzanti, Milano, 1993 | |
D.H. Lawrence, L’amante di Lady Chatterley, Garzanti, Milano, 1994 | |
G. Eliot, La bella storia di Silas Marner, Rizzoli, Milano, 1995 | |
E. Bronte, Cime tempestose, Garzanti, Milano, 1996 | |
Antologia di scrittori garibaldini, Mondadori, Milano, 1996 | |
W.W. Collins, La donna in bianco, Fazi, Roma, 1996 | |
J. Wassermann, Il caso Maurizius (Fazi, Roma 2001) |
Traduzioni
K. Gilbran, Il profeta, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1989; | |
R. Tagore, Gitanjali, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1993; | |
La Musa Celeste:un secolo di poesia inglese da Shakespeare a Milton, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1999; | |
La regola celeste del Tao, Rizzoli, Milano, 2004. | |
O. Mandel’štam, I lupi e il rumore del tempo, Biblioteca dei Leoni, 2013 |
INTERVISTE C. Toscani, Dieci domande a P. R., in "Quinta generazione", IV, n. 11-12, nov.-dic. 1976; |
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