Cosa c’è di più effimero eppure piu’ evocativo di un profumo ? Cosi’ volatile da sparire nello spazio temporale dell’ ondeggio di una gonna eppure così potente da segnalare al nostro olfatto la presenza di qualcosa o qualcuno prima di tutti gli altri sensi. Spirituale come l’incenso o la mirra, voluttuoso come il rhodinion (profumo di rosa) -di un odore o di un profumo ci si puo’ perfino innamorare. Come attestano le storie di miti e leggende legate al mondo degli aromi e dei fiori raccontati da Ovidio, o come nel famoso romanzo di Patrick Suskind, nel quale Il crudele profumiere Grénouille, nato senza odore e quindi senza anima, riusciva grazie alle sue straordinarie doti olfattive a creare fragranze tali da stregare fino alla follia tutta Parigi.
Nel bel volume di Giuseppe Squillace “Il Profumo nel Mondo Antico” edito da Leo Olschki, (€ 22) seguiamo le tracce di odori, osmai che attraversano secoli di storia e oltrepassano confini, percorrendo terre lontane come la Persia, l'India,
L’Arabia. L’opera contiene la prima edizione in italiano con testo greco a fronte del “Sugli Odori” di Teofrasto . Il filosofo peripatetico discepolo di Aristotele è il primo studioso dei profumi: attraverso l’osservazione scientifica della natura, dei fiori e delle resine, dei legni e delle radici lo studioso di Ereso fu il primo a spiegare che “Gli odori, come i sapori ,siano determinati in linea generale da mescolanza “, sottolineando lo stretto legame fra gusto e olfatto. Analizza la preparazione e la composizione dei profumi e il loro impiego, superando la semplice ripartizione in odori più o meno piacevoli effettuata da Platone e seguita anche da Aristotele. Teofrasto esamina il problema della volatilità delle essenze offrendo soluzioni ancora oggi attuali, come la macerazione e la preparazione degli oli profumati per la conservazione delle fragranze. Per la prima volta pone l’accento sull'aspetto creativo legato alle essenze odorose – la techne – l’arte della preparazione delle essenze come il "rhodinion" per il quale occorre giunco, aspalato, calamo e una massiccia quantità di sale, la cui presenza ha effetti terapeutici persino sul mal d’orecchie. Essenze come la mirra, il cinnamomo, lo zafferano, sprigionano tutto il loro fascino attraverso la traduzione di testi antichi di filosofia, di
letteratura, di storia raccolti nella appendice del libro. “Filosofi e profumieri hanno avuto da sempre molto in comune, prime fra tutte la ricerca dell’essenza" – chiosa il noto profumiere Lorenzo Villoresi nella prefazione. “ Il filosofo distilla parole e concetti per elaborare la sua visione della realtà. Il creatore di fragranze distilla essenze ed estratti dalla natura per elaborare le sue visioni odorose”, prosegue Villoresi. Interessante scoprire che nel terzo secolo avanti Cristo come oggi si usava provare il profumo sul polso, il punto in cui si sprigiona di più il profumo. L’arte della profumeria ha del resto un’origine antichissima, le essenze odorose venivano utilizzate da tutti i popoli del Mediterraneo antico, dagli Egizi ben 5000 anni fa e poi dai Greci ai Romani e agli Arabi. Offerte come sacrificio agli dei, solo successivamente diventarono elemento per la cura del corpo. Il profumo diventa quindi simbolo di devozione e peccato, di sacro e profano, indissolubilmente legato al’idea di giovinezza, di seduzione e lusso- come testimoniano gli scritti antichi di Esiodo del VIII secolo AC. o i miti narrati da Ovidio di Mirra e Adone, di Croco, di Narciso, della ninfa Minthe sedotta da Ade e da lui trasformata nella pianta di Menta. O il mito dell'Araba Fenice, narrato da Erodoto. Il profumo esercitò grande fascino anche su Alessandro Magno, che riconobbe nel profumo un elemento che denota l’essere re.
Incenso, mirra, nardo, rosa, zafferano, maggiorana,cardamomo, aegyption,rhodinion, e molte altre fragranze, visto il costo dei singoli ingredienti divennero appannaggio della classe più benestante di Roma “un lusso tra i più vani” conclude Plinio il Vecchio (Libro XIII – Storia Naturale, I secolo D.C.). Attraverso le pagine del volume di Giuseppe Squillace possiamo immaginare i mercati e le piazze di Roma e dell’antica Grecia, le botteghe dei profumieri che come alchimisti creavano ricette segrete di unguenti odorosi per la loro selezionata clientela. Oppure celebrare il matrimonio di Ettore e Andromaca, scivolare nelle segrete stanze di Afrodite. “Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l'essenza permanente, e solitamente nascosta delle cose sia liberata” scriveva Proust, che di potere evocativo se ne intendeva.Infinite corrispondenze, dove il passato e il presente si accavallano in una scia profumata, richiamando tutto il fascino della storia.
Giuseppe Squillace è Professore Associato di Storia Greca presso l’Università degli Studi della Calabria (Rende). Vincitore di numerose borse di studio all’estero (Alexander von Humboldt; Gerda Henkel; DAAD), ha rivolto i suoi interessi di ricerca prima verso i motivi propagandistici impiegati da Filippo II e Alessandro Magno, poi verso la medicina e la profumeria nel mondo antico. Su questi temi ha pubblicato numerosi studi tra i quali figurano Basileis o Tyrannoi. Filippo II e Alessandro Magno tra opposizione e consenso (Rubbettino 2004); Filippo il Macedone (Laterza 2009); Menecrate di Siracusa. Un medico del IV secolo a.C. tra Sicilia, Grecia e Macedonia (Georg Olms 2012); I giardini di Saffo. Profumi e aromi nella Grecia antica (Carocci 2014); Le lacrime di Mirra. Miti e luoghi del profumo nel mondo antico (Il Mulino 2015); I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico (Aboca 2015); Filistione di Locri. Un medico del IV secolo a.C. tra Grecia, Magna Grecia e Sicilia (Georg Olms, Hildesheim 2017).