Roma, 6 Luglio 2020 – Chi è figlio di artista è certo di non abbandonare mai il forte legame con il genitore, sebbene psicologicamente il cordone ombelicale debba essere reciso. Da un lato le opere aiutano, dall’altro la presenza costante può significare addirittura una sorta di “devozione” o “sudditanza” perenni. Posso immaginare cosa stia passando oggi nelle menti di Alessandra, Andrea, Giovanni e Marco Morricone.
La morte di Ennio significa la perdita di un altro brandello della mia storia personale, una presenza lunga sebbene non quotidiana, in una storia di amicizia coronata da musica e arte. Lo avevo sentito telefonicamente poco prima del Covid, per chiedergli se voleva accettare la carica di “socio ad honorem” nella Fondazione Eva Fischer che stavo per costituire e che ho dovuto rinviare di alcuni mesi per quanto successo. Mi ha risposto un immediato “Si, certo”, aggiungendo che “muoversi per la divulgazione culturale nella memoria di Eva, sarebbe stato qualcosa di importante per tutti”.
Ennio ed Eva si conobbero nella seconda metà degli anni ’50. Abitavano nello stesso palazzo all’estremità della antico rione di Trastevere, in via Mattia Montecchi. Eva e sua madre stavano al quinto piano, mentre al quarto stavano Ennio, Maria, poi l’arrivo del primogenito Marco. In un ampia entrata, come si usava allora, Ennio aveva posizionato il suo pianoforte. Non aveva ancora raggiunto il successo e passava gran parte della giornata a studiare e scrivere le prime composizioni. Allora il telefono si agganciava alla parete ed Ennio lo aveva posizionato a portata di mano, nei pressi della tastiera del piano. Mia madre non aveva un telefono ed aveva fornito agli amici il numero del vicino di casa. Per questo motivo Ennio dovette più di una volta interrompere la musica, per rispondere, uscire dall’appartamento, fare una rampa di scale e bussare alla porta della vicina soprastante. Lei scendeva, forse si sedeva accanto a lui al piano e rispondeva al telefono. Conoscendo mia madre, dubito che si trattasse di chiamate veloci …. Povero Ennio! Comunque da lì nacque una splendida amicizia. Morricone iniziò anche ad innamorarsi dell’arte e cominciò una ben ragguardevole collezione.
Roberto Fischer, fratello di Eva, mi ha raccontato di quando lui, Morricone, Piero Angela e l’amico scacchista Stefano Tatai, andarono a Chianciano Terme per sfidare “in contemporanea” il campione Kasparov. Perché Ennio era un appassionato scacchista ed
un devoto amante della sua squadra calcistica del cuore: la Roma.Ricordo Maria ed Ennio per il mio bar mitzvah nel 1977. Fui entusiasta per le dediche su un paio di elle pi. Verso il 1991 gli chiesi di scrivere la presentazione per una mostra di Eva. Mi rispose che esisteva un solo modo per lui di “scrivere” e dopo meno di un anno nacque lo scambio
“A Eva Fischer pittore”, comprendente dei dipinti di Eva basati sulla musica contemporanea del maestro (che lui definiva “preferita”) ed un CD con 12 brani ispirati alle opere della pittrice. Questo era lo scrivere di Ennio per l’amica Eva: musica e colori in condivisione
E’ vero che ascoltando un’infinità di colonne sonore, canzoni, pubblicità, Ennio resterà sempre presente, ma mi mancherà il suo fare riservato, probabilmente frutto della timidezza adolescenziale. Mi mancherà il suo rispondere al telefono e ben conosco cosa possa significare interrompere un arista mentre sta “producendo”, creando …
Un abbraccio forte a Maria ed ai ragazzi. Grazie Ennio!
Il ricordo di Eva da parte di Ennio (Eva è morta il 7 luglio di quell’anno), nel 2015 https://youtu.be/hLKaVRyUbzw e nel 2017 (di Giovanni Gaudio) https://youtu.be/eqnaX6XrCyY
Nelle foto
– Ennio Morricone interviene ad una mostra-concerto presso la scuola Ugo Foscolo (oggi scuola “Renzo Levi” della Comunità Ebraica di Roma) durante la Giornata Europea della Cultura Ebraica del 2002
– Libro/CD – “A Eva Fischer pittore”